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martedì 30 aprile 2013

Domani 1° Maggio, festa ...


Primo maggio festa del lavoro? Ma di quale lavoro? La crisi economica che in principio ha investito l'ambito dei mercati finanziari ha subito contagiato l'economia reale. Le microimprese artigiane in poco tempo si sono trovate ha fronteggiare un significativo calo di consumi e di commesse e tutto questo ha prodotto risultati drammatici. In questo clima di incertezza economica si somma il disorientamento della politica (nazionale, regionale e locale) che in questo territorio ha commissariato tutto quello che c'è da commissariare. Il fatto vero è che al centro di tutto non è stato messo il lavoro. La risultante è stata una disoccupazione in crescente aumento soprattutto tra i giovani (40% in provincia di Ragusa). Un disagio sociale dilagante che rischia di affossare il nostro territorio. La peculiarità del nostro sistema economico è basata sulle attività di tantissimi piccoli imprenditori e mettere al centro il problema del lavoro significa affermare il rispetto e la dignità di tutti i lavori e di tutti i lavoratori. Il lavoro è dignità: dignità sociale e individuale, solo creando opportunità di lavoro si può parlare di uguaglianza, di libertà e di democrazia. Ma se l'economa reale, quella fatta dalle piccole imprese, dai lavoratori, dalle famiglie viene relegata ai margini e perde ogni dignità grazie al modello di riscossione dei tributi (ex SERIT), al carico fiscale sempre più gravoso, alla mancanza di accesso la credito, ai ritardi dei pagamenti della Pubblica amministrazione, ecc... non possiamo più parlare di lavoro ma di schiavitù. La Costituzione recita: l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Ma la sacralità del primo articolo della costituzione è stata profanata abbondantemente tanto da diventare una beffa. Tanti piccoli imprenditori, lavoratori, pensionati in poco tempo hanno visto crollare sforzi e sacrifici di un intera esistenza, qualcuno ha compiuto gesti estremi che non possono e non devono essere giustificati, ma ci hanno lasciato un testamento pesante: la dignità è più importante della vita. Se non ri-scopriamo il significato della parola lavoro, domani primo maggio, festeggeremo solo una reliquia.

Giuseppe Santocono

domenica 28 aprile 2013

L'aumento dell'IVA colpirà le famiglie


Carburanti, riparazioni auto, abbigliamento, calzature, mobili, elettrodomestici, giocattoli e computer. Sono alcuni dei beni e servizi che dal prossimo 1° luglio costeranno di più grazie all'incremento dell'aliquota IVA ordinaria dal 21 al 22%, così come da tempo ha stabilito il Governo Monti. E' evidente che il costo di questa operazione graverà sulle tasche dei consumatori.  Nel caso di una famiglia di 4 componenti, l’incremento medio annuo sarà circa di 110  euro. Bisogna assolutamente scongiurare questo aumento. Se ciò non avverrà, corriamo il serio pericolo di far crollare ancora di più i consumi che ormai sono ridotti al lumicino. La crisi economica  va affrontata dalla parte della domanda. Vanno incentivati i consumi interni solo così si può rilanciare la produzione. Viceversa, si è destinati ad accentuare la fase recessiva che comporterà un aumento delle chiusure aziendali e la crescita del numero dei senza lavoro.

articolo riadattato da www.cgiamaestre.com


mercoledì 24 aprile 2013

24 aprile, la CNA incontra l'ass. regionale Vancheri. Breve cronaca di una commedia.


24/04/2013
Accesso al credito (?) questo il tema principale dell'incontro che oggi si è tenuto a Palermo presso l'Assemblea regionale siciliana tra la delegazione della CNA regionale, il presidente dell'attività produttiva, on. Marziano e l'ass. alle attività produttive, dott.ssa Vancheri. Nella delegazione erano presenti due dirigenti della CNA di Vittoria, Rosario Oliveri e Salvatore Greco. Entrambi hanno appreso dalla viva voce della Vancheri del taglio netto e sostanzioso al fondo di rotazione della Crias (Cassa Regionale per il credito alle Imprese Artigiane Siciliane. Il fondo, infatti, da 10 milioni di euro è stato ridotto a 3 milioni di euro. Secondo l'on Marziano, con alcuni aggiustamenti di bilancio, il fondo, potrà essere aumentato di 1 milione di euro, quindi portato a 4 milioni di euro (l'elemosina di sempre). Davanti ad una crisi  così  feroce ci vorrebbe, più attenzione, più impegno, maggiore sensibilità, soprattutto per facilitare e agevolare l'accesso al credito alle oltre 80 mila imprese artigiane che creano realmente lavoro e sviluppo nel nostra regione.  L'ass. Vancheri si è arrampicata sugli specchi, ha detto più volte, per difendersi, di avere le imprese artigiane nel cuore ma non può fare nulla (si potrebbe dimettere).  Parole di circostanza e consolatorie ma tecnicamente sono sembrate una presa in giro. La visita di oggi è stata comunque chiarificatrice. Si è preso atto definitivamente che la politica del governo Crocetta guarda con più attenzione a chi parla, qua, di sviluppo e legalità ma produce ammortizzatori per veicoli industriali, auto e treni in Cina (come il dirigente di Confindustria Montante) e fa finta invece di considerare, opeggio consolare,  81 mila artigiani che praticano realmente la legalità e creano lavoro e sviluppo esclusivamente in Sicilia.

martedì 23 aprile 2013

le imprese artigiane travolte dalla crisi



Sono le imprese  artigiane a pagare, finora, il prezzo più alto della crisi. I dati relativi alle   chiusure d’impresa nel 2012 e  nei primi mesi del 2013, pubblicati dal Centro Studi della Cna nazionale,  sono chiari.  Secondo il rapporto  il trend non ha rallentato. La previsione per fine anno è di altre 140 mila imprese chiuse. Nella nostra provincia l'andamento è molto simile a quello nazionale. Nell’inferno in cui le  Pmi (le piccole e medie imprese) sono state cacciate il  settore a massimo rischio e quello delle imprese edili per le quali la crisi dura ormai dal 2008.
Il futuro? Potranno agganciare più facilmente la ripresa, secondo le previsioni del Centro Studi della Cna, i servizi di logistica (l'auotorporto assume una valenza di primo piano ma la struttura va collegata ad es. con il Porto di Pozzallo),  e le attività di ristorazione insieme con la chimica (soprattutto materie plastiche), i cosmetici e il settore alimentare. 

Su www.cna.it  si può scaricare lo studio e l'articolo del Corriere della Sera




lunedì 22 aprile 2013

FISCO: STOP PIGNORAMENTI PENSIONI SU C. C.

UNA  PICCOLA LUCE IN FONDO AL TUNNEL.

(ANSA) - ROMA, 22 APR - Stop ai pignoramenti sui conti correnti in banca o alle poste dove vengono versati i soldi di stipendi e pensioni. Lo ha deciso Equitalia con decorrenza immediata stabilendo che la procedura va prima attivata su datori di lavoro ed enti pensionistici e solo se il reddito stipendio/pensione supera i 5 mila euro.

140mila imprese artigiane a rischio stop



(ANSA) - ROMA, 22 APR - A fine anno potrebbero chiudere 140 mila imprese artigiane, il 10% del totale, con una erosione della base produttiva di 2 punti percentuali. E' l'allarme che lancia la Cna nel rapporto 'Movimprese: le imprese artigiane in ginocchio'. In questo modo, spiega, andrebbero persi 300 mila posti di lavoro. Nel 2012, si legge nello studio, la crisi ha colpito soprattutto l'artigianato: rispetto al 2011 infatti ha chiuso l'8,4% delle imprese artigiane contro il 6% registrato negli altri settori.

domenica 21 aprile 2013

Assurdo ma vero. In Grecia chi non paga va rinchiuso in un campo di concentramento.



Quando leggerete questo post penserete ad un pesce di aprile in ritardo o ad uno scherzo di dubbio gusto. E invece no è tutto vero, la Grecia sta preparando campi militari (o meglio campi di concentramento) per confinare i “debitori dello stato”.
Come noto centinaia di migliaia di Greci hanno esportato capitali o li hanno trasformati in contanti (e metalli preziosi) in questi 4 anni, in pratica si sono spossessati del loro patrimonio in Grecia in modo da affrontare la bancarotta. Risultato: ci sono centinaia di migliaia di Greci che devono soldi allo Stato ma che risultano insolventi e non hanno patrimonio che lo Stato Greco può aggredire.
La Soluzione Finale Greca: Il campo di concentramento per i debitori!
Il Governo Greco sta adattando un campo di addestramento militare vicino alla prefettura di Attica per “ospitare” i Greci insolventi! L’idea è quella di creare delle quasi-prigioni ovvero luoghi non così duri come la prigione (su questo è legittimo qualche dubbio) ma che comunque limitano la libertà dei cittadini. Dovete sapere che a Febbraio scorso in Grecia è entrata in vigore una legge che impone il carcere per i debitori dello stato:

Debts and Prison Penalties
Un debitore (dello Stato) che ha come debito 5000 euro può andare in prigione fino a 12 mesi, 10.000 + euro almeno 6 mesi, 50.000 + euro almeno un anno, 150.000+ euro almeno 3 anni. Oppure può decidere di rateizzare in 48 mesi, ma se salta una rata arriva la camionetta della polizia per portarti al campo di concentramento.

Formalmente il campo di concentramento vicino ad Attica viene costruito per offrire una “prigione più umana” ai debitori dello Stato, separandoli da assassini, spacciatori, stupratori, pedofili…. io però avrei qualche dubbio che ci sarà differenza anzi.
Ecco perché sin da ora non dobbiamo rassegnarci e organizzare qualcosa che permetta alla politica di modificare il sistema di riscossione. 

sabato 20 aprile 2013

Una mobilitazione cittadina all’insegna della dignità e dell’orgoglio


Ci sono tanti modi per non fare nulla. Su questo versante segreti, trucchi e piccole furbizie non ne mancano, anzi abbondano. Tutti li conosciamo e qualcuno lo usiamo nella vita di ogni giorno. Però uno primeggia su tutti: chiedere di fare qualcosa ai politici. E’ quanto sostiene, in un documento diffuso in queste ultime ore, la Cna di Vittoria. Il presidente Giuseppe Santocono e il responsabile organizzativo Giorgio Stracquadanio spiegano: “Non sappiamo se serve ricordarlo, ma vogliamo ribadirlo: la condizione in cui versa l’economia del nostro territorio è quasi avvilente, ma non perché ce lo dicono i giornali, le tv o qualche “guru” dell’economia, bensì perché ogni giorno chiudono imprese e parecchi cittadini non hanno più un lavoro. La situazione dell'economia reale (l’economia vera) è così critica che chiedere, a chi dovrebbe governarci ai vari livelli, di trovare strade che ci possano portare fuori da questa condizione è quasi inutile. La nostra classe politica non è per nulla attrezzata. Sono dei pessimi gregari che si atteggiano a grandi leader. Persone abili a mettere su piccole farse utili a loro stessi, esperti solo nel complicare le cose senza raggiungere nessun risultato. Oramai le persone si domandano: come progettare un futuro migliore a partire da subito? Perché ogni ritardo è letteralmente fatale per le imprese che cercano di resistere e per le persone che vi lavorano.
Ci sono proposte concrete – continuano Santocono e Stracquadanio – da parte di chi non si rassegna all’attesa, di chi pensa che sia necessario agire subito senza lasciarsi influenzare dalla “politica”, intesa nel suo significato peggiore: l'insieme di intrighi e divisioni fasulle. Se finora questa “politica” è stata sorda alle nostre richieste, se non ne ha colto l’urgenza, magari è il caso di farsi sentire un po’ di più e soprattutto su un argomento preciso che ha un peso specifico maggiore rispetto agli altri: l'atteggiamento persecutorio e vessatorio di Riscossione Sicilia (ex Serit).
Per la Cna, insomma, “è venuto il momento in cui la società reale vittoriese deve dare uno schiaffo a questa “politica”. La crisi non può essere argomento di semplice discussione da utilizzare nei soliti riti. Mentre si discute, le imprese chiudono, la cassa integrazione cresce, i licenziamenti fioccano e i disoccupati aumentano. Le micro e piccole attività di Vittoria non appartengono al mondo dei giocatori del potere, ma all’immensa tribù di cittadini normali che ha lavorato e pagato le tasse una vita e ora, a bordo di questo Titanic, ha maturato il sacrosanto diritto di essere salvata per prima. In fretta. Prima che arrivi qualche dramma inaccettabile. E' giunta, forse, l'ora di farsi sentire. Partendo (è solo l'inizio) da una manifestazione democratica e civile che veda tutta Vittoria mobilitata. Un evento capace di fare emergere l’orgoglio e la passione di numerose imprese, la dignità di molti lavoratori, la rispettabilità della maggioranza dei pensionati e dei disoccupati, tutti tormentati, assillati da un sistema di riscossione incapace di guardare in faccia la realtà. I tempi sono maturi. Che ne dite?”.

venerdì 19 aprile 2013

L'ASSENZA DI CREDITO ALIMENTA L'USURA



La crisi economica determina un altro passo indietro: non si chiedono più neanche i prestiti, almeno al sistema creditizio legale. Una rinuncia che, per molti, rappresenta la drammatica anticamera dell'usura. Nel 2012, stando agli ultimi dati del Crif (il database del credito), la domanda di mutui è crollata del 42% e nel 2013 le flessioni sono del 14, 10 e 9% rispettivamente a gennaio, febbraio e marzo. Dall'inizio della crisi a oggi il calo complessivo è del 53%. Diminuisce anche la richiesta di prestiti che dal 2009 è scesa del 18%. Stessa Caporetto sul fronte delle imprese: a marzo, per la prima volta negli ultimi 12 mesi, c'è un meno nella domanda di prestiti, una flessione del 3,08%. Da una parte, quindi, contrazione dell'offerta di credito da parte delle banche, dall'altra famiglie e imprese non hanno più fiducia nelle proprie capacità di onorare il debito e di superare l'"esame" di credibilità davanti alla banca o alla finanziaria. Senza contare l'effetto dei tassi elevati, denunciato nei giorni scorsi dal presidente Bce, Mario Draghi, e ribadito dall'Fmi nell'ennesimo allarme credit crunch. Così, gli italiani stanno precipitando nel baratro dell'indebitamento e del fallimento: sulle famiglie, secondo Bankitalia, grava un debito medio di 30mila euro (+28,7% dal 2008) e oltre il 38% non sarebbe in grado di sostenere una spesa imprevista di 800 euro. I dati delle Camere di Commercio ci dicono che nei primi quattro mesi 2012 i protesti bancari sono aumentati del 3%. Tra il 2010 e il 2012oltre 200 mila aziende hanno chiuso i battenti per indebitamento o perché vittime degli strozzini. Nel 2012, sottolinea uno studio di Contribuenti. it, il fenomeno dei "prestiti illegali" è cresciuto mediamente del 155,2% e sarebbero a rischio usura oltre tre milioni di famiglie e 2,5 milioni di piccoli imprenditori. La cifra iniziale richiesta è piuttosto modesta, mediamente dai 5 ai 20mila, ma gli interessi lievitano fino al 20% mensile (240% annuo) soffocando la vittima. Tassi a livelli esorbitanti anche nel caso dell'usura mordi e fuggi: si chiedono soldi al mattino per restituirli la sera con un ricarico del 10%. Purtroppo l'aumento del fenomeno è inversamente proporzionale al numero delle denunce: nel 2009 erano 369 i casi di usura, nel 2011 solo 230, inoltre cresce il numero degli arresti (da 736 a 1.223), il che indica che il giro dello strozzo sta diventando sempre più organizzato. Le denunce continuano a calare, oltre che per le comprensibili paure delle vittime, a causa dell'inadeguatezza della legge contro l'usura, la 108 del 1996. Ci vogliono anni prima che la vittima venga risarcita. Ma in tanti casi arriva prima il suicidio.

Riadattamento articolo comparso su www.repubblica.it


mercoledì 17 aprile 2013

Istat. Il 44% dei pensionati (7,4 milioni) riceve meno di 1.000 euro


In Italia ci sono 71 pensionati ogni 100 occupati. Lo rileva l'Istat in un report, relativo all'anno 2011, condotto insieme all'Inps . Il carico relativo è maggiore nel Mezzogiorno, spiega lo studio, dove il rapporto è di 82 pensionati ogni 100 occupati, mentre è più contenuto nelle regioni settentrionali (66 a 100). Nel report viene inoltre evidenziato come il 27,8% dei pensionati ha meno di 65 anni, mentre il 49,2% dei pensionati ha un'età compresa tra 65 e 79 anni e il 23% ne ha più di 80. La spesa complessiva per prestazioni pensionistiche sfiora i 266 miliardi. Nel dettaglio, la spesa risulta pari a 265.963 milioni di euro, aumentata del 2,9% rispetto all'anno precedente, mentre la sua incidenza sul Pil è cresciuta di 0,2 punti percentuali (16,85% contro il 16,66% del 2010). Le pensioni di vecchiaia assorbono il 71,6% della spesa pensionistica totale, quelle ai superstiti il 14,7%, quelle di invalidità il 4,2%; le pensioni assistenziali pesano per il 7,9% e quelle di indennità per l'1,7%. A livello territoriale, sottolinea la rilevazione, il 47,9% delle pensioni è erogato al Nord, il 20,5% nelle regioni del Centro e il restante 31,6% nel Mezzogiorno. Nel 2011 l'importo medio annuo delle pensioni è pari a 11.229 euro, 352 euro in più rispetto al 2010 (+3,2%). Le donne rappresentano il 52,9% dei pensionati e percepiscono assegni d'importo medio pari a 13.228 euro, inferiori del 30,5% rispetto a quanto ricevuto dagli uomini (19.022 euro). In aggiunta, viene sottolineato nello studio, oltre la metà delle donne (53,4%) riceve meno di mille euro al mese, a fronte di circa un terzo (33,6%) degli uomini. Sempre nel 2011 quasi un pensionato su quattro può contare su due pensioni. Nello studio, infatti, si legge che il 67,4% dei pensionati è titolare di una sola pensione, il 24,8% ne percepisce due e il 6,5% tre; il restante 1,4% è titolare di quattro o più pensioni.

martedì 16 aprile 2013

NON BISOGNA ILLUDERE LE PICCOLE IMPRESE.


Un sacrosanto principio va rispettato: chi ha lavorato deve essere pagato. Non possiamo fare la fine di 10 mesi fa" quando le cose non hanno funzionato "per chiara responsabilità della pubblica amministrazione". Lo ha sottolineato Ivan Malavasi, Presidente nazionale della Cna e portavoce di Rete Imprese Italia, nell'audizione di questa mattina presso le Commissioni riunite di Camera e Senato sul tema dei debiti della pubblica amministrazione verso le imprese. "Non possiamo – ha aggiunto – illudere quattro milioni e mezzo di imprese.
AGGIUNGIAMO NOI (NON CI VOGLIA MALE IL PRESIDENTE MALAVASI):
BISOGNA SMETTERLA CON LA TECNICA DEL RINVIARE SEMPRE PER NON RISOLVERE MAI”.

lunedì 15 aprile 2013

ASSURDO MA VERO. DRAGHI TIRA LE ORECCHIE ALLE BANCHE.




L'atteggiamento di molti istituti di credito è oramai così poco corretto che lo stesso Mario Draghi, Presidente della Banca Centrale Europea, ha sentito l'esigenza di tirare le orecchie alle banche.
Leggete l'articolo e le dichiarazioni cliccando sull'indirizzo.

sabato 13 aprile 2013

L’assemblea a Comiso delle imprese del settore edile In calo il numero delle aziende operanti in città La Cna rivolge un pressante appello al Comune “L’attuale Prg è superato. Serve intervenire rapidamente”


La crisi in cui versa il settore edile ha spinto la Cna di Comiso ad organizzare un’assemblea sulle problematiche del settore in città. Negli ultimi anni le imprese edili di Comiso hanno risentito pesantemente dell’impatto della crisi economica e più duramente rispetto al resto dell’economia. L’incidenza del numero di imprese artigiane sul sistema imprenditoriale ha subito un vero e proprio stop. Oggi a Comiso operano attivamente 735 imprese artigiane  (dato Camera di Commercio al 10 aprile 2013). Oltre il  40% di queste appartiene al settore delle costruzioni. All’interno di questo contesto di blocco dell’economia, c'è la necessità di individuare nuovi modelli e strumenti innovativi di sviluppo e trasformazione del territorio. Il settore delle costruzioni fa registrare importanti potenzialità per quanto riguarda le occasioni di ripresa, se si considera la rilevante cifra d’affari che è in grado di attivare.
Questa la cornice nel contesto della quale si è mossa la discussione con i rappresentanti delle imprese. C’erano il presidente Cna Comiso, Giovanni Calogero, con il responsabile organizzativo Giovanni Sallemi e il responsabile organizzativo della Cna di Vittoria, Giorgio Stracquadanio. C’era anche il presidente provinciale Cna Ragusa, Giuseppe Massari, e i presidenti delle Unioni Cna Costruzioni e Installazioni e impianti, rispettivamente Bartolo Alecci e Maurizio Scalone, con il responsabile provinciale di entrambe le Unioni, Vittorio Schininà. In evidenza il fatto che tutta la politica sembra vivere in una dimensione diversa dalla realtà. La revisione del Prg è diventata solo terreno di scontro politico ma si ignorano letteralmente i problemi economici e sociali.
Attualmente Comiso – chiarisce Calogero – dispone di un Piano regolatore generale per molti versi superato. I mutamenti economici e territoriali intervenuti negli ultimi anni abbisognano di una nuova ed innovativa pianificazione del territorio che guardi meno all'espansione e molto di più alla riqualificazione dell'attuale patrimonio edilizio sia del centro storico come delle periferie, ed in particolare delle aree da destinare ad attività produttive ed ai servizi (zona Pip su tutte).  I dati ci dicono come dal 2005 al 2011 la popolazione di Comiso sia cresciuta di 1.000 unità: da 29.500 del 2005 a 30.500 del 2011. Non sappiamo quanto sviluppo porterà l'aeroporto ma non si può puntare esclusivamente a consumare nuovo territorio. A tutta la classe politica diciamo che serve una scossa. Bisogna smetterla con la politica del rimandare sempre per non risolvere mai. Le Pmi del comparto costruzioni meritano rispetto e attenzione.  L’ampio patrimonio urbano ed edilizio della città, soprattutto del centro storico, va valorizzato, va posto un freno al dissesto e al degrado ambientale del paesaggio, va qualificata la viabilità”.
Che senso ha oggi, si chiede la Cna, costruire case ecologiche, in classe A, o a consumi quasi zero, se il quartiere, la città, l’ambiente circostante sono poco qualificati? Per fare questo serve, intanto, uno strumento urbanistico idoneo che sappia esaltare questi concetti, ma anche una visione politica diversa. Solo così, secondo la Cna, si può rilanciare la filiera dell’edilizia. Riqualificare il patrimonio immobiliare esistente, migliorare la qualità e la sicurezza dell’abitare, migliorare la qualità sociale e ambientale delle periferie, non è altro che la grande occasione per promuovere il rilancio, l’occupazione e l’impiego dell’imprenditoria edile di Comiso e di tutto ciò che essa sa muovere. La Cna, inoltre, pur conoscendo le difficoltà economiche dell’ente locale, non può non affermare che a Comiso serva un piano di manutenzione delle strade e delle strutture pubbliche. Il rilancio del settore dipende anche da una politica attenta e non sprecona delle manutenzioni urbane. Buona parte della rete viaria va rinnovata e con essa gli impianti idrici e fognari. La Cna solleciterà positivamente la classe politica della città affinché questo avvenga e vigilerà affinché  le somme urgenze, gli affidamenti diretti,  non vengano assegnati sempre alle solite ditte ma sia avviato finalmente un processo di rotazione che dia la possibilità anche alle giovani imprese di poter ottenere qualche lavoro. In primo piano anche la questione dei pagamenti da parte dell’ente locale alle imprese.
Conosciamo tutti le condizioni del Comune – aggiunge Sallemi – ma questo non significa che bisogna rassegnarsi. Abbiamo chiesto un incontro e torneremo alla carica con più forza di prima. Le imprese che hanno effettuato servizi al comune non possono essere dimenticate”.



Le banche aiutano lo Stato ma non aiutano famiglie e imprese.


Il paradosso dei paradossi. Se famiglie e imprese sono sempre più in difficoltà, anche a seguito della forte contrazione dei prestiti bancari registrata in questo ultimo anno, la Pubblica Amministrazione, invece, continua a ricevere i soldi con grande facilità. I dati della Banca d’Italia sottolineano come nell’ultimo anno (febbraio 2013 su febbraio 2012) la variazione del credito erogato dalle banche alle Amministrazioni pubbliche è stata pari al +2,9% (di cui +4,9% all'Amministrazione centrale e -1,1% agli Enti locali ed agli Enti di previdenza). In termini assoluti gli impieghi erogati dalle banche al comparto pubblico sono aumentati di 7,58 miliardi, mentre tra le società non finanziarie e le famiglie produttrici (vale a dire le imprese) la variazione è stata del -3,4%. In termini assoluti le aziende hanno subito una “stretta” pari a 34 miliardi di euro, mentre le famiglie italiane hanno patito una riduzione dei prestiti del -1%, che corrisponde ad un valore assoluto pari a -5,1 miliardi di euro. La nostra Pubblica amministrazione non paga le imprese che hanno effettuato servizi per essa e il sistema creditizio cosa fa ? La privilegia, però penalizza gli Enti locali, ma soprattutto punisce le imprese. I posti di lavoro, piaccia o no, li creano le aziende private, soprattutto quelle di piccola dimensioneDai dati INPS emerge chiaramente come la richiesta di ore di cassa integrazione stia esplodendo. Se non vengono sostenute, difficilmente si potrà evitare un ulteriore aumento della disoccupazione. Secondo uno studio dell'osservatorio sul turismo scolastico del Touring Club Italiano, per effetto delle difficoltà economiche delle famiglie, quest'anno neanche uno studente su tre parteciperà alle gite scolastiche. Il sistema produttivo insieme al mondo del lavoro stanno precipitando. Bisogna costruire un argine prima che la valanga travolga tutto.


Rielaborazione articolo www.cgiamestre.com




venerdì 12 aprile 2013

IMMOBILI INUTILIZZATI, NIENTE TARES





Il ministero dell'economia e delle finanze, nelle linee guida che ha fornito ai comuni sulla corretta applicazione della nuova tassa sui rifiuti e i servizi, ha preso una posizione netta precisando che non sono soggette al pagamento le unità immobiliari prive di mobili e di allacci alle reti idriche ed elettriche, che di fatto non vengono utilizzate. Quindi, gli immobili inutilizzati destinati ad abitazioni private o ad attività commerciali e industriali non sono soggette al pagamento della Tares.

leggere l'artico cliccando nell'indirizzo sotto indicato

mercoledì 10 aprile 2013

Risposta al circolo di sel


Appena la nostra organizzazione tocca argomenti che interessano la collettività, il bene comune, lo sviluppo delle imprese locali c'è sempre qualcuno che sbotta, che si indigna, che si infastidisce, che non vuole essere messo in mezzo. Questa volta la seccatura l'ha manifesta il circolo di sel, il quale sente l'esigenza di difendersi (come mai?). Nell'eccessiva furia di proteggersi si spinge nel dire che la nostra organizzazione viene utilizzata per scopi politici, anzi partitici. Facciano i nomi di questi registi politici altrimenti è un accusa generica dettata, forse, dal fastidio (?) che ha prodotto in sel il nostro “predicozzo”. Queste facili allusioni, che per nulla ci intimidiscono (anzi) ci pare che nascondano un po di astio. Piaccia o no, la CNA continuerà a dire la sua sul PRG. Ribadiamo che le imprese del comparto si sono stancate di veder giocare a poker la politica locale su uno strumento che può ridare speranza ad un comparto importante del territorio. Tutte le forze politiche (quindi anche sel) sanno quanto sia chiara la nostra posizione sul PRG. Per farla ricordare, è quella indicata nel documento che abbiamo consegnato circa un anno fa alla Commissione assetto e territorio (dove sel è rappresentata) e sottoscritta dalla Confeserecenti. Per noi la questione finisce qui. 

Ps. Sempre disponibili al confronto di merito. 

lunedì 8 aprile 2013

Le aziende non investono più. Persi 4 milioni al giorno dal 2007


Investimenti in caduta libera. Le imprese non hanno risorse proprie e le banche non prestano più soldi se non a tassi proibitivi. Anche per questo il sistema produttivo, da sempre banca-dipendente, si sta fermando e la ripresa non si vede. E’ quanto emerge da un’analisi realizzata dal Centro Studi della Cna, pubblicata a pagina 13 de “La Repubblica” del 05/04/2013. Secondo le elaborazioni della Cna tra il 2007 e il 2012 si sono persi, in termini reali, circa 6,7 miliardi di euro di investimenti. Vuol dire meno innovazione e meno produttività. Significa ridimensionamento delle aziende, riduzione della manodopera e perdita di competitività. E’ l’economia reale che si spegne e non riesce più a scommettere sul futuro.

da www.cna.it

Artigiano: denuncia gli strozzini, ridotto alla fame, tenta il suicidio, ha compreso il valore della vita.


da www.linksicilia.it
L’8 marzo scorso ho tentato di suicidarmi. É stato terribile. Solo chi soffre come ho sofferto io può comprendere il motivo di questo gesto. Ho capito però di aver sbagliato”.Con queste parole l’imprenditore palermitano, Bennardo Raimondi, si rivolge a tutti coloro che, per mancanza di un lavoro e stritolati dai debiti, hanno pensato più volte al suicidio come ultima soluzione ai propri guai. L’imprenditore, vittima di racket, dopo aver denunciato i suoi strozzini, è rimasto senza lavoro, né speranze di riavviare la propria attività, una piccola bottega di manufatti in ceramica, ubicata al piano terra della sua abitazione, a Palermo. Pieno di debiti e senza alcun rimedio che potesse risanare la sua drammatica condizione economica, l’8 marzo scorso ha tentato di farla finita, pensando di mettere fine per sempre alla sua atroce sofferenza. Oggi però è consapevole del grosso sbaglio che stava per commettere ed è per questo che dedica un messaggio di speranza a tutti coloro che soffrono come lui. Nessun debito, nessuna cifra – scrive Raimondi -  può ripagare una vita, cioè la cosa più preziosa che possa esistere .Vi capisco, so quello che si prova. Ci si sente  soli, disperati, isolati. La gente neanche ti guarda o ti risponde al telefono e ti umilia, è vero. Ma credetemi, la vita è preziosa più di ogni altra cosa. Stavo facendo la grande sciocchezza di farla finita, ma ora ho capito l’importanza della quotidianità anche con tutte le sue difficoltà”. Raimondi ha trovato il coraggio di chiedere aiuto a tutti i suoi cari e a quelle persone che provano a stargli accanto come possono, contribuendo anche economicamente.Sto cercando di riprendermi grazie ai miei fratelli e alle mie sorelle, ma il mio appello è rivolto a tutta la società. Non siate indifferenti, aiutate come potete tutti coloro che chiedono aiuto e non vedono più vie di uscita. Non è vero che nessuno può fare nulla, anche una parola di conforto può fare la differenza e salvare la vita ad una persona. E le parole non costano. Sono l’egoismo e l’indifferenza della società ad uccidere veramente un uomo. Non lasciateli soli e fate quel che potete”. Il pensiero di Raimondi va anche a chi non ce l’ha fatta e ha deciso di mollare tutto, la propria vita, la famiglia e le ultime speranze. Sì, perché questa tragedia sociale riguarda milioni e milioni di persone, che vedono nella morte l’unica soluzione, l’unica alternativa a una vita fatta di stenti, dolore e umiliazioni. Esorbitanti le cifre dei dati Istat, relativi al numero dei suicidi legati alla disoccupazione. Da gennaio 2013 fino ad oggi, in Italia, si sono tolti la vita già 268 disoccupati, contro i 500 del 2012. È il Centro-Nord a detenere il triste primato dei casi di suicidio, con la Lombardia al primo posto. Il fenomeno dei tanti che quotidianamente compiono il gesto estremo, è però riconducibile, secondo uno studio dell’Eures (Ricerche Economiche e Sociali) sul Il suicidio in Italia al tempo della crisi, soprattutto alla figura maschile. 

sabato 6 aprile 2013

PRG tra riti e liturgie politiche. Ma la riqualificazione del territorio che fine farà?



La politica in questa città è diventata surreale, non ignora la realtà, l'ha proprio rimossa. Il PRG da strumento di pianificazione è diventato una sorta di attrezzo utile a riannodare alleanze politiche. Non ci interessa entrare nel merito di certe questioni, non lo abbiamo mai fatto, però lo strumento principale della pianificazione urbana, sociale ed economica non può essere tenuto a bagnomaria per mesi e poi, all'abbisogna, servirlo caldo nelle vecchie quanto stucchevoli liturgie politiche. Una ritualità utile solo ad assegnare un posto di governo a qualche esponente di partito. Per favore: basta giocare. La si smetta con la politica del rimandare sempre per non risolvere mai. Vittoria merita rispetto, attenzione. Lo chiede il mondo della produzione. L'attuale situazione che vive il comparto delle costruzioni non giustifica, non comprende e non accetta cerimonie politiche dal sapore tragicomico. Queste cose non le diciamo per accusare ma per evitare che si dimentichi l'importanza del PRG. Il nostro territorio, dal punto di vista urbanistico, è frutto di un incrocio fatto di poca capacità gestionale, spontaneismo progettuale e disattenzione di tutta la classe politica. Tutto questo ha prodotto un'urbanizzazione anonima e insostenibilità ecologica, sociale ed economica. L'ampio patrimonio urbano ed edilizio della città va riqualificato e valorizzato, va posto un freno al dissesto e al degrado ambientale del nostro paesaggio, va qualificata la viabilità. Per fare questo serve, intanto, uno strumento urbanistico idoneo che sappia esaltare questi concetti, ma anche una visione politica diversa. Solo cosi, secondo noi, si può rilanciare la filiera dell'edilizia. Riqualificare il patrimonio immobiliare esistente (oramai una priorità), migliorare la qualità e la sicurezza dell’abitare, migliorare la qualità sociale e ambientale delle periferie degradate, non è altro che la grande occasione per promuovere il rilancio, l’occupazione e l’impiego dell’imprenditoria locale attualmente al palo. Viceversa, la ritualità di una politica che continua a giocare a poker invita le imprese a prepararsi al peggio.