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lunedì 8 aprile 2013

Artigiano: denuncia gli strozzini, ridotto alla fame, tenta il suicidio, ha compreso il valore della vita.


da www.linksicilia.it
L’8 marzo scorso ho tentato di suicidarmi. É stato terribile. Solo chi soffre come ho sofferto io può comprendere il motivo di questo gesto. Ho capito però di aver sbagliato”.Con queste parole l’imprenditore palermitano, Bennardo Raimondi, si rivolge a tutti coloro che, per mancanza di un lavoro e stritolati dai debiti, hanno pensato più volte al suicidio come ultima soluzione ai propri guai. L’imprenditore, vittima di racket, dopo aver denunciato i suoi strozzini, è rimasto senza lavoro, né speranze di riavviare la propria attività, una piccola bottega di manufatti in ceramica, ubicata al piano terra della sua abitazione, a Palermo. Pieno di debiti e senza alcun rimedio che potesse risanare la sua drammatica condizione economica, l’8 marzo scorso ha tentato di farla finita, pensando di mettere fine per sempre alla sua atroce sofferenza. Oggi però è consapevole del grosso sbaglio che stava per commettere ed è per questo che dedica un messaggio di speranza a tutti coloro che soffrono come lui. Nessun debito, nessuna cifra – scrive Raimondi -  può ripagare una vita, cioè la cosa più preziosa che possa esistere .Vi capisco, so quello che si prova. Ci si sente  soli, disperati, isolati. La gente neanche ti guarda o ti risponde al telefono e ti umilia, è vero. Ma credetemi, la vita è preziosa più di ogni altra cosa. Stavo facendo la grande sciocchezza di farla finita, ma ora ho capito l’importanza della quotidianità anche con tutte le sue difficoltà”. Raimondi ha trovato il coraggio di chiedere aiuto a tutti i suoi cari e a quelle persone che provano a stargli accanto come possono, contribuendo anche economicamente.Sto cercando di riprendermi grazie ai miei fratelli e alle mie sorelle, ma il mio appello è rivolto a tutta la società. Non siate indifferenti, aiutate come potete tutti coloro che chiedono aiuto e non vedono più vie di uscita. Non è vero che nessuno può fare nulla, anche una parola di conforto può fare la differenza e salvare la vita ad una persona. E le parole non costano. Sono l’egoismo e l’indifferenza della società ad uccidere veramente un uomo. Non lasciateli soli e fate quel che potete”. Il pensiero di Raimondi va anche a chi non ce l’ha fatta e ha deciso di mollare tutto, la propria vita, la famiglia e le ultime speranze. Sì, perché questa tragedia sociale riguarda milioni e milioni di persone, che vedono nella morte l’unica soluzione, l’unica alternativa a una vita fatta di stenti, dolore e umiliazioni. Esorbitanti le cifre dei dati Istat, relativi al numero dei suicidi legati alla disoccupazione. Da gennaio 2013 fino ad oggi, in Italia, si sono tolti la vita già 268 disoccupati, contro i 500 del 2012. È il Centro-Nord a detenere il triste primato dei casi di suicidio, con la Lombardia al primo posto. Il fenomeno dei tanti che quotidianamente compiono il gesto estremo, è però riconducibile, secondo uno studio dell’Eures (Ricerche Economiche e Sociali) sul Il suicidio in Italia al tempo della crisi, soprattutto alla figura maschile. 

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