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sabato 31 marzo 2018

L’altra faccia della crisi agricola.Materia prima, prezzi in aumento. I produttori di imballaggi rischiano il blocco.



“Come sempre, piove sul bagnato. Da oltre quattro mesi vi è una forte impennata dei prezzi e una carenza di semilavorati di provenienza nazionale destinati alla produzione di imballaggi in legno per prodotti ortofrutticoli. Le segherie della fascia trasformata non hanno attualmente materia prima per realizzare le cassette e quella che riescono a reperire fa registrare prezzi in continuo aumento”. A denunciarlo il presidente della Cna comunale di Vittoria, Rocco Candiano, con il responsabile organizzativo, Giorgio Stracquadanio. E’ l’altra faccia della crisi agricola che imperversa nell’Ipparino. “E' una situazione non semplice – aggiungono Candiano e Stracquadanio – che sta creando difficoltà sia alle attività che producono imballaggi oltre che ai produttori serricoli. La categoria è in stato di agitazione. Il rischio di un blocco è serio. I costi di produzione negli ultimi anni sono cresciuti mentre i prezzi degli imballaggi risultano fermi al 2008, come dimostra il listino depositato presso la direzione mercati di Vittoria (si veda foto allegata). 
La settimana prossima la categoria si riunirà per verificare e individuare alcune soluzioni che possano venire incontro alle esigenze delle segherie e dei produttori. Gli operatori del settore conoscono bene e stanno vivendo sulla propria pelle le difficoltà del momento, ma non possono non prendere in considerazione il forte rialzo dei prezzi della materia prima. Si vogliono tentare le strade necessarie per evitare in tutti i modi un aumento del costo degli imballaggi”.

giovedì 22 marzo 2018

CRISI AGRICOLA: CRISI DI UN INTERO TERRITORIO. LA PAZIENZA E' FINITA.


LA CNA di Vittoria  è vicina alla protesta del mondo agricolo ridotto oramai all'ombra di ciò che è stato e di ciò che ha rappresentato per questo territorio. Un pezzo di questa Sicilia, un’area che va da Pachino a Gela, composto da miglia di produttori agricoli, piccole imprese a servizio dell'agricoltura, terziario, e tanti dipendenti, qualcosa come (una stima per difetto) 100 mila persone, sta franando da tempo nella disperazione e nell'indifferenza più totale. Poche settimane fa il paventato licenziamento di 500 lavoratori della Whirlpool ha fatto scattare una mobilitazione mediatica e politica di tutto rispetto. Qui invece tutto tace, tutti sono impegnati. Non ci sono ministri, assessori regionali, giornali, tv, che fanno a gara per farsi intervistare o fare servizi che raccontino il disagio e la frustazione di migliaia di persone. A nessuno interessa cosa sta accadendo nella fascia trasformata. E’ come se non fosse un pezzo di questo Paese. Eppure qui le tasse si pagano, le cartelle esattoriali vengono notificate, il tribunale sequestra e mette all’asta. Secondo noi, però, la verità è un’altra: fanno finta di non capire in quale situazione è precipitato il nostro distretto produttivo. Vediamo se con un esempio di banale baratto riusciamo a farlo capire. Una tazza di caffè al bar costa 90 centesimi. Un produttore di pomodoro ciliegino per pagare la sua tazza di caffè, dovrebbe lasciare alla cassa circa tre chilogrammi di prodotto (il prezzo alla produzione del pomodorino è di 30/40 centesimi al chilo). Con tutto il rispetto per chi ha un bar: produrre una tazza di caffè non costa quanto produrre tre chilogrammi di pomodorino. Però, questo prodotto,  sui banconi di un grande supermercato, lo troviamo con un rincaro del 1000%. Com’è possibile? C’è qualcosa che non funziona più nel nostro sistema economico. Come organizzazione, in questi anni, abbiamo denunciato le tante difformità del comparto, abbiamo detto che queste anomalie stavano trascinato nel baratro anche i settori che noi storicamente rappresentiamo (edilizia, trasporti, logistica, imballaggi). Il nostro ruolo era ed è questo. Lo abbiamo fatto. Ma chi ha governato e sta governando cosa ha fatto? Ha promesso impegno e ha alimentato speranze. Ma i fornitori, gli operai, le rate dei finanziamenti, le tasse, come si pagano? Con le promesse? Con le probabilità? Favole, solo favole. Hanno bloccato la CRIAS, l’IRFIS e l’IRCAC; siamo storicamente in ritardo nella spesa dei fondi europei (e comunque i bandi sono tarati per le grandi aziende mai per le piccole); l’ispettorato repressione frodi è stato via via depotenziato; non esiste un catasto ortofrutticolo regionale; la ricerca per la valorizzazione delle nostre produzioni non riceve finanziamenti da almeno un decennio. Mentre tutto è stato fermato la mafia, con le sue economie, è diventata padrona della crisi. Come si può parlare di valorizzazione dell’agroalimentare se poi il settore, con tutto il suo indotto, viene preso a pesci in faccia? Ora verranno. Sfileranno. Diranno che ci sono difficoltà oppure che manca il governo. Scuse per perdere tempo e per anestetizzare la disperazione. E’ giusto che lo sappiate: chi governa non ha il compito di creare posti di lavoro in senso stretto ma quello di gettare le basi per favorirne la nascita e la crescita. Se siete capaci, fatelo. Attivatevi. Viceversa: andate a casa. La pazienza è finita.

domenica 18 marzo 2018

L'ASS. TURANO METTE I PANIFICATORI SICILIANI ALLA GOGNA


Come si umiliano i panificatori artigiani? Riproponendo un decreto che prova a ri-regolamentare in modo ancora più maldestro, l’attività di panificazione. Un'atto voluto dal nuovo assessore alle (dis)attività produttive, Turano. Era difficile ma lui ha avuto la capacità di peggiorare il decreto concepito pochi mesi fa da colei che l'ha preceduto, ass. Lo Bello. E' riuscito a  ri-mortificare e ri-umiliare chi ha valorizzato, con i suoi investimenti e magari indebitandosi, il prodotto più antico e fondamentale nella tradizione alimentare siciliana: IL PANE! 
Turano ripropone integralmente l'art.1,  con tutto il suo carico di anomale contraddizioni, che così recita:  “ ... l’attività di panificazione consiste nell’intero ciclo di produzione del pane, dalla lavorazione delle materie prime alla cottura finale …” (e fin qui non c’è nulla di male) con l’esclusione" delle imprese che fanno “... la mera doratura, rifinitura o solo cottura di un prodotto surgelato o semilavorato da altre imprese.” Chi sono le attività “escluse da questa come dalla norma precedente? C’entrano forse qualcosa i forni che si trovano all’interno dei supermercati legati alla Grande distribuzione Organizzata (GdO)
Le risposte stanno nell'art 2, che è il grande capolavoro dell'ass. Turano. "L'attività di panificazione è vietata per almeno un giorno alla settimana comprensivo l’obbligo di chiusura la prima e la terza domenica di ciascun mese”. Se non si è capito male: un giorno alla settimana più due domeniche fanno sei/sette giorni al mese di non panificazione. Tutto questo per contrastare “la liberalizzazione senza regole che non tiene conto del rispetto della persona”.  Ma il contrasto alla deregolamentazione vale solo per i piccoli panifici? Per Turano pare proprio di SI! I forni della GdO siccome fanno “mera doratura o cottura di un prodotto surgelato o semilavorato da altre imprese”  posso rimare aperti sette giorni su sette e dorare continuamente, compreso Natale, Capodanno, Pasqua e Ferragosto. Invece, chi produce pane secondo le tradizioni (si fa notare che il pane prodotto dai panificatori artigiani, a differenza di chi dora prodotti surgelati, ha forme e sapori tipiche di ogni zona), in nome di una norma assurda e ipocrita, è obbligato a non produrre pane sei/sette giorni al mese. 
Come mai Turano non ha esteso questo decreto anche ai forni della GdO? Chi lavora in un forno della GdO non ha gli stessi diritti di chi opera in un panificio artigianale? Per l'attuale assessore (ma anche per chi lo ha preceduto) No! 
Ma dove Turano ha superato la Lo Bello è nelle sanzioni. Nel nuovo atto, oltre a ri-mortificare chi produce nel rispetto delle tradizioni , è prevista anche la beffa. Infatti, l’art. 7 recita che chiunque violi le disposizioni di cui all’art.2 si applicata la sanzione amministrativa ... di euro 400,00 e se è recidivo il sindaco ordina la chiusura per un periodo di sette giorni. Complimentoni!! In questo modo l’assessore Turano ha buttato la maschera.  Nel precedente decreto non si individuavano sanzioni, qui invece chi si ribella (giustamente) all'umiliazione viene punito e messo alla gogna. 
I piccoli sepolcri imbiancati, quelli che a parole blateravano e blaterano contro la liberalizzazione che mina rapporti personali e l'unità familiare,  rimangono muti perché amici dell'intoccabile GdO. Turano, alla pari della Lo Bello, li ha ri-accontetati. E’ riuscito a fare pure peggio. Ha sancito, come prima e più di prima, che chi governa è forte con i deboli e debole con i forti.