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giovedì 22 marzo 2018

CRISI AGRICOLA: CRISI DI UN INTERO TERRITORIO. LA PAZIENZA E' FINITA.


LA CNA di Vittoria  è vicina alla protesta del mondo agricolo ridotto oramai all'ombra di ciò che è stato e di ciò che ha rappresentato per questo territorio. Un pezzo di questa Sicilia, un’area che va da Pachino a Gela, composto da miglia di produttori agricoli, piccole imprese a servizio dell'agricoltura, terziario, e tanti dipendenti, qualcosa come (una stima per difetto) 100 mila persone, sta franando da tempo nella disperazione e nell'indifferenza più totale. Poche settimane fa il paventato licenziamento di 500 lavoratori della Whirlpool ha fatto scattare una mobilitazione mediatica e politica di tutto rispetto. Qui invece tutto tace, tutti sono impegnati. Non ci sono ministri, assessori regionali, giornali, tv, che fanno a gara per farsi intervistare o fare servizi che raccontino il disagio e la frustazione di migliaia di persone. A nessuno interessa cosa sta accadendo nella fascia trasformata. E’ come se non fosse un pezzo di questo Paese. Eppure qui le tasse si pagano, le cartelle esattoriali vengono notificate, il tribunale sequestra e mette all’asta. Secondo noi, però, la verità è un’altra: fanno finta di non capire in quale situazione è precipitato il nostro distretto produttivo. Vediamo se con un esempio di banale baratto riusciamo a farlo capire. Una tazza di caffè al bar costa 90 centesimi. Un produttore di pomodoro ciliegino per pagare la sua tazza di caffè, dovrebbe lasciare alla cassa circa tre chilogrammi di prodotto (il prezzo alla produzione del pomodorino è di 30/40 centesimi al chilo). Con tutto il rispetto per chi ha un bar: produrre una tazza di caffè non costa quanto produrre tre chilogrammi di pomodorino. Però, questo prodotto,  sui banconi di un grande supermercato, lo troviamo con un rincaro del 1000%. Com’è possibile? C’è qualcosa che non funziona più nel nostro sistema economico. Come organizzazione, in questi anni, abbiamo denunciato le tante difformità del comparto, abbiamo detto che queste anomalie stavano trascinato nel baratro anche i settori che noi storicamente rappresentiamo (edilizia, trasporti, logistica, imballaggi). Il nostro ruolo era ed è questo. Lo abbiamo fatto. Ma chi ha governato e sta governando cosa ha fatto? Ha promesso impegno e ha alimentato speranze. Ma i fornitori, gli operai, le rate dei finanziamenti, le tasse, come si pagano? Con le promesse? Con le probabilità? Favole, solo favole. Hanno bloccato la CRIAS, l’IRFIS e l’IRCAC; siamo storicamente in ritardo nella spesa dei fondi europei (e comunque i bandi sono tarati per le grandi aziende mai per le piccole); l’ispettorato repressione frodi è stato via via depotenziato; non esiste un catasto ortofrutticolo regionale; la ricerca per la valorizzazione delle nostre produzioni non riceve finanziamenti da almeno un decennio. Mentre tutto è stato fermato la mafia, con le sue economie, è diventata padrona della crisi. Come si può parlare di valorizzazione dell’agroalimentare se poi il settore, con tutto il suo indotto, viene preso a pesci in faccia? Ora verranno. Sfileranno. Diranno che ci sono difficoltà oppure che manca il governo. Scuse per perdere tempo e per anestetizzare la disperazione. E’ giusto che lo sappiate: chi governa non ha il compito di creare posti di lavoro in senso stretto ma quello di gettare le basi per favorirne la nascita e la crescita. Se siete capaci, fatelo. Attivatevi. Viceversa: andate a casa. La pazienza è finita.

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