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giovedì 30 maggio 2013

Canone idrico, la protesta della Cna di Vittoria “La vicenda ha assunto contorni anomali. Nessuno sembra sapere niente dei contatori. Organizzato un sit-in delle imprese per il 10 giugno”


La vicenda del canone idrico ha assunto contorni alquanto anomali. E’ quanto denunciano Sergio Criscino, responsabile Cna per il settore acconciatori, e Giorgio Stracquadanio, responsabile organizzativo della Cna territoriale di Vittoria. “Dopo aver raggiunto l'accordo con l'Amministrazione facendo pagare alle imprese la metà del canone relativo all’anno 2012 – spiegano i due in un documento – la stessa Amministrazione si era assunta l'onere e l'onore di avviare l'installazione dei contatori in tempi brevi (al massimo entro il 30 aprile 2013) partendo proprio dalle categorie che erano state più tartassate. Noi abbiamo creduto alla buona fede, all'impegno annunciato e alla serietà predicata degli amministratori e come noi diverse imprese hanno dato credito alla loro parola. I fatti, però, pare tradiscano la buona fede della nostra organizzazione e la fiducia delle imprese. Non si capisce chi, come e quando dovrà installare questi benedetti contatori”. “L’assessore al Bilancio, Concetta Fiore – prosegue la nota – assicura che il suo impegno è stato massimo (e la crediamo). Il settore cottimi e manutenzioni e lavori pubblici, invece, ci dice che le cose sono complicate. Vorremmo capire dove sta la verità e soprattutto se si ha la capacità di mantenere la parola data. Trincerarsi dietro i “sì ma però” ci sembra che sia solo l'anticamera del disimpegno. Per questo proclamiamo sin da ora lo stato di agitazione delle categorie interessate (in primis gli acconciatori) e annunciamo l'organizzazione di un sit-in che si terrà di fronte palazzo Iacono il prossimo 10 giugno”.

mercoledì 29 maggio 2013

Riflessioni a freddo sulla manifestazione del 24 maggio.

La manifestazione contro il sistema sanzionatorio di Riscossione Sicilia è solo l'inizio. Come sempre, quando si avvia un percorso non tutto va bene, non tutto è perfetto, non sempre la partecipazione e al massimo. Ma bisognava iniziare. Il problema della riscossione, in particolare della normativa che regola la riscossione, è complesso e crea diverse preoccupazioni sia ai cittadini sia alle imprese perché si sentono attaccati da queste leggi vessatorie messe in atto da Riscossione Sicilia. Questa aggressione viene vissuta in modo solitario oppure viene condivisa con pochissime persone. Una cosa è raccontare nel chiuso di una stanza al proprio consulente, al proprio avvocato o alla propria organizzazione di categoria il problema, altra cosa è manifestarlo pubblicamente, magari partecipando. I tanti suicidi che giornalmente, purtroppo, vengono elencati ci dicono come queste vicende siano vissute all'interno di una sfera tutta personale. In molti casi neanche i familiari più prossimi conoscono il livello di indebitamento che il piccolo imprenditore ha con l'ente di riscossione, anzi spesso ne vengono a conoscenza subito dopo aver saputo che il proprio caro ha compiuto un gesto insano. Quindi la prima cosa da far superare è il senso di vergogna.
L'altro elemento è che questo tipo di problema chiede soluzioni urgenti, ma nessuno però è in grado di darle. I parlamentari nazionali e regionali da tempo (per quanto ci riguarda dal 2007) a parole si sono detti e si dicono sensibili, conoscono bene quanto sia vasta la questione però nei fatti hanno lasciato tutto com'è. In questi anni molti rappresentati hanno solo cercato di cavalcare la protesta e la disperazione per capitalizzare visibilità e consenso, organizzando tavoli regionali o nazionali dove tutti sono attenti, tutti mostrano sensibilità, tutti ciondolano la testa dall'alto in basso come per dare ragione, ma tutto è rimasto immobile. Il fenomeno ormai è vasto e la crisi lo sta amplificando ulteriormente. Molti territori sono in ebollizione. Le imprese e i cittadini si ostinano a cercare soluzioni personali, oppure a delegare. Purtroppo non è così che si possono risolvere questi problemi. Si deve tornare alla partecipazione, si deve uscire dall'isolamento e si devono incalzare le istituzioni. I parlamentari, la politica devono recuperare il troppo tempo perduto. Noi vogliamo continuare ad offrire una possibilità senza rinunciare minimamente al nostro ruolo. Lo sforzo però deve essere condiviso e molto più partecipato.

mercoledì 22 maggio 2013

Moratoria Crias, la regione continua a perdere tempo. Le imprese artigiane non possono più aspettare.


Egregio Ass. Reg. all'Economia dott. Bianchi

Nel marzo scorso la giunta regionale deliberava la proroga della moratoria CRIAS per le imprese artigiane siciliane che avevano contratto mutui per investimenti. Naturalmente a seguito dell'atto servivano dei decreti attuativi fatti dall'assessorato alle Attività Produttive e dall'assessorato al Bilancio. Pare, (il condizionale è obbligatorio) che la sua collega dott.Vancheri, (ass. alle attività produttive), si sia attivata. E lei? Facciamo presente che sono diverse le imprese siciliane che attendono questa agevolazione richiesta più volte è ottenuta non per sensibilità politica ma per la tenace e coriacea volontà della nostra organizzazione. Cosa aspetta? Non vede cosa sta accadendo i Sicilia? Si  deve attendere l'ennesimo atto sconsiderato di qualche piccolo imprenditore artigiano? Perché tanto tempo per un atto nei fatti formale? Lo sa che le domande presentate dopo un certo periodo possono essere rigettate proprio per la mancanza di questo decreto attuativo? Si muova. Dia forma concreta alla sua azione amministrativa.

martedì 21 maggio 2013

La morte del sig. Guarascio non deve essere inutile.


La morte del sig. Guarascio oltre a lasciarci un dolore immenso ci dice con estrema chiarezza in quale modello di sviluppo certe scelte politiche rischiano di spingere interi territori. Non c’è più la politica dei due tempi, prima il rigore e i sacrifici poi la crescita, con cui hanno cercato di convincerci. Ora ci chiariscono che è dalla purificazione, dalla igiene sociale del rigore che nasce “la nuova economia”. Il disastro economico e civile di Vittoria, della provincia di Ragusa, della Sicilia, sta diventando una "grande occasione". La disoccupazione che sfiora il 41% e tutto ciò che vale messo all'asta a prezzi stracciati, sono la “grande opportunità economica” per i gruppi finanziari organizzati ma anche per la criminalità organizzata. Investimenti a basso costo e lavoro sottopagato. Il concetto sta tutto qui. La parola d'ordine è bloccare questa “austerità”, impedendola in modo civile e democrtatico, perché crea solo mortificazione e disperazione sociale. Questi comportamenti vanno denunciati, vanno fermati, non possono essere considerati mezzi per far ripartire l’economia. La politica se vuole riconquistare il suo ruolo deve avviare da subito processi che intanto sospendano e poi regolino il modello di riscossione. Serve una riforma fiscale che permetta al tessuto sano di ripartire e non che lo ossessioni. Solo così il sistema Vittoria, il modello Ragusa potranno ritornare ad essere un punto di riferimento.

domenica 19 maggio 2013

APPELLO DELLA CARITAS DI MODICA CONTRO LA CRISI CHE INVESTE COMMERCIANTI E ARTIGIANI

PUBBLICHIAMO  L'APPELLO CHE MAURILIO ASSENZA, RESPONSABILE DELLA CARITAS DI MODICA, A RIVOLTO ALLA COMUNITA'. LO RINGRAZIAMO PER QUANTO HA SCRITTO.


FERMIAMO LA DISPERAZIONE E RICOSTRUIAMO LA SPERANZA



Per amore di Gerusalemme non mi darò pace,
finché non sorga come stella la tua giustizia!
Isaia 62,1



Il grave episodio di Vittoria, con un disoccupato che si dà fuoco mettendo a rischio la vita di familiari e soccorritori, si può ripetere nei nostri territori. Questa preoccupazione è emersa negli incontri ecclesiali di questi giorni, ad iniziare dagli incontri del Vescovo per la Visita pastorale, in particolare quello con i piccoli imprenditori e i commercianti colpiti da un iniquo sistema di tasse e imposte che non concede tempi umani per i pagamenti e spinge ad aumenti esorbitanti, impossibili da sostenere soprattutto in tempi di crisi. Si arriva a pignoramenti di beni essenziali come la casa in cui si vive, senza alcuna forma di pietà umana, creando tensioni nelle famiglie e il rischio di gesti esasperati. A ciò si aggiungono tante altre povertà che interessano persone e famiglie fragili che non riescono a trovare e gestire risorse per sopravvivere, colpendo anche il ceto medio, e politiche bancarie che non sembrano certo essere a servizio delle imprese bisognose di prestiti. L’unico obiettivo delle banche non può rimanere quello di massimizzare il profitto. Come ha detto in questi giorni papa Francesco «una delle cause di questa situazione sta nel rapporto che abbiamo con il denaro, nell'accettare il suo dominio su di noi e sulle nostre società: abbiamo creato nuovi idoli e l’adorazione dell'antico vitello d'oro ha trovato una nuova e spietata immagine del feticismo del denaro e nella dittatura dell'economia senza volto né scopo realmente umano». 
L’urgenza e i fondamenti di un comune impegno
Le Comunità di parrocchie di Modica avvertono per questo urgente il bisogno di un concreto e diffuso impegno per fermare la disperazione e costruire la speranza. Per i credenti si tratta di corrispondere al desiderio di Dio che ci vuole come unica famiglia, attenti gli uni agli altri, e che gradisce come vero culto l’amore e la giustizia da non separare mai. Per tutti si tratta di pensare ai vincoli umani che non ci possono lasciare indifferenti alla sorte degli altri, che comunque per molti versi diventa la nostra, e alla responsabilità per le nuove generazioni.
La politica troppo lenta, noi cittadini troppo individualisti 
Le attuali povertà sono generate da problemi strutturali che interpellano in primo luogo la politica, la mentalità, l’impegno educativo. La politica appare, con le sue liti e con le sue astratte dichiarazioni, troppo distante e lenta rispetto ai problemi gravi e alle attese della gente. La mentalità resta troppo individualistica per poter uscire con successo dalla crisi e generare quel sussulto di solidarietà che solo può creare condizioni per una ripresa e permettere alle nuove generazioni di pensare con fiducia al futuro. Per questo resta essenziale l’impegno educativo, accompagnato da una cittadinanza attiva e da quell’attenzione gratuita agli altri che trova espressioni significative in esperienze di volontariato. Con esse nella nostra città si mostra che è possibile superare difficoltà e, grazie alla condivisione, costruire pezzi di città e di mondo diversi, perfino belli e gioiosi. 
Una rete che si offre e che richiede il sostegno di tutti 
La cultura della solidarietà e l’impegno delle parrocchie e della Caritas hanno permesso durante quest’anno di attivare nella nostra città una rete di aiuto che si articola a più livelli, che ora possiamo offrire al territorio come un possibile riferimento. Per l’aiuto immediato si sono attivati Centri di aiuto nelle parrocchie che danno quello che possono con fondi di solidarietà e con raccolte di generi alimentari nelle messe, espressione di una condivisione generata dalla fede in Gesù. Per le situazioni più complesse, in cui è necessario costruire una rete di sostegno che coinvolge i servizi sociali e sanitari, si è costituito un gruppo di volontari che permette di aprire il “Centro di ascolto” ogni giorno (il lunedì, mercoledì, venerdì dalle 16,30 alle 19,00; il martedì, giovedì e sabato dalle 9,30 alle 12,00, nella “Casa Giurdanella”, sulla scalinata laterale della chiesa di San Pietro dalla parte di via Grimaldi). Il mercoledì pomeriggio al Centro di ascolto si offre anche un servizio di accesso al microcredito, mentre da ottobre 2012 è attivo il servizio di pronta accoglienza “Il portico di Betsaida”, che ha permesso ospitalità temporanea già a 20 persone. Certo, questo non basta, ma intanto diventa importante sostenere il Portico per le spese che ci sono (dalla luce al vitto) e i fondi di solidarietà delle parrocchie per pagare bollette, affitti, cibo (soprattutto per bambini).
Si rinnova per questo l’invito alla sobrietà e ad avere sempre una voce per i poveri nel bilancio familiare, nelle feste religiose, nelle feste personali e familiari, nel suffragio per i propri cari defunti, nei momenti di svago e nelle gite.
Chi ha di più dia, ma tutti possiamo fare qualcosa ed esigere una politica diversa 
Come diceva don Pino Puglisi – che dal 25 maggio onoreremo come beato e martire, e quindi esempio autentico di felicità e di amore – «l’azione dei volontari è soltanto un segno per cercare di muovere l’ambiente, per cercare di dare un modello di comportamento, per  spingere le autorità a fare il loro dovere, perché tutti a poco a poco si sentano coinvolti. Se ognuno di noi fa qualcosa, allora si può fare molto». Impegniamoci allora, tutti e ognuno, e chi ha di più, dia di più. Soprattutto si evitino atteggiamenti poco umani, che concretamente poi diventano salari bassi, molto peggio lavoro in nero, rispetto ai profitti che si ricavano, o affitti troppo alti delle case o dei locali commerciali.Sono atteggiamenti che dobbiamo evitare e contrastare restando umani e testimoniando, specialmente i credenti in Cristo, le effettive conseguenze della fede in Dio nostro Padre. Insieme, poi, dobbiamo esigere una politica diversa, con un continuo controllo delle scelte amministrative e attenzione alla priorità che si dà ai poveri nei bilanci pubblici e al funzionamento dei servizi, soprattutto sociali e sanitari.
Confidiamo in un riscontro presso le donne e gli uomini di buona volontà e le istituzioni locali e regionali. Ci spinge l’amore per la città che pensiamo come Gerusalemme, città della pace con Dio e tra gli uomini. Ricercando per questo la vera pace, che non è la quiete egoistica, ma la bellezza di una comunità fraterna e giusta!
di Maurilio Assenza

giovedì 16 maggio 2013

Crocetta, munnu a statu e munnu è.


Arriva il nuovo capo di Riscossione Sicilia SPA (la ex Serit) . Società nell’occhio del ciclone per le tante denunce su metodi considerati vessatori e, ultimamente, per le consulenze d’oro assegnate ad un gruppo di avvocati. Il nuovo presidente è l’avvocato Lucia Di Salvo, (legale di Alfonso Cicero, esponente di Confindustria Sicilia alla guida dell’Irsap, l’Istituto che ha assorbito le vecchie Aree di Sviluppo Industriale). Confindustria, grazie a Crocetta, sta sistemando dirigenti e  funzionari dentro la giunta regionale e nei vari enti gestiti dalla Regione. La stessa Confindustria i cui dirigenti qua - parlando di sviluppo e legalità - acquisiscono incarichi, mentre le loro imprese le portano in Cina (per produrre ad es. ammortizzatori per veicoli industriali, auto e treni). Le imprese artigiane siciliane da sempre creano sviluppo, occupazione e reddito nei propri territori ma vengono ignorate. Le loro esigenze (accesso al credito, lotta agli sprechi, sburocratizzazione, ...) difficilmente trovano spazio, però, gli artigiani sono gli imprenditori maggiormente perseguitati da un sistema di riscossione vessatorio. PER QUESTO ABBIAMO ORGANIZZATO, INSIEME A TANTI ALTRI, UNA MANIFESTAZIONE IL 24 MAGGIO A VITTORIA. Le riforme che dovevano venire incontro alle necessità delle microimprese siciliane sono sotto sale come i capperi. Davanti ad una crisi così feroce ci vuole, più attenzione, più impegno e maggiore sensibilità da parte di chi ci governa. La rivoluzione di Crocetta ha preso una forma strana, sembra più un "cambiare tutto per non cambiare nulla". Ma noi al nuovo modello di "MUNNU A STATU E MUNNU E'" non ci rassegniamo. 

martedì 14 maggio 2013

Dopo i fatti di oggi a Vittoria, la Cna: “La disperazione rischia di prendere il sopravvento sulla ragione. Non è possibile continuare ad andare avanti in questo modo ancora per molto”


Quando ci si dà fuoco per salvare la casa messa all’asta si è toccato il fondo. Non c'è più tempo da perdere. La disperazione rischia di prendere il sopravvento sulla ragione”. Questa l'amara considerazione che arriva dal presidente della Cna territoriale di Vittoria, Giuseppe Santocono, e dal responsabile organizzativo, Giorgio Stracquadanio, dopo i gravi fatti di oggi in città. “Lo abbiamo detto più volte in questi mesi – continuano i due – certe procedure, molto spesso non rispettose della dignità umana, poste in essere dagli enti preposti, hanno ormai avviato una spirale fatta di rabbia e disperazione. Dire che avevamo ragione è tanto consolatorio quanto inutile. C'è una crisi forte nel nostro territorio ma fino ad oggi abbiamo fatto finta di non vederla. Nel frattempo, in silenzio, abbiamo cambiato speranze, consumi e redditi modificando lentamente la nostra vita e le nostre condizioni. Oggi dopo questa doccia fredda, forse, abbiamo capito che tutto è cambiato, che è in atto il declino economico ma anche il decadimento morale del nostro territorio. Le incertezze economiche hanno reso insignificante la vita, la propria, quella dei propri cari e quella del prossimo. La manifestazione che come organizzazione abbiamo indetto per il 24 maggio assume, purtroppo, un significato ancora più amaro. La politica dovrà ascoltare, non potrà sfilare. Non serve più capire chi è in difficoltà, di consolazione le imprese ne hanno ricevuta tanta. Servono misure concrete per cambiare e superare le difficoltà”.

domenica 12 maggio 2013

Imu, il vero salasso è stato per le imprese


Articolo di Alberto Crepaldi su Il FattoQuotidiano

Dunque il premier Enrico Letta sta studiando come onorare l’impegno con il Cav. di abolire l’Imu pagata dai proprietari immobiliari. Vale però la pena ricordare che l’Imu è stata un salasso per il mondo delle imprese. Decisamente di più che per le famiglie proprietarie di un’unica abitazione, che in media hanno sborsato 225 euro. Come è noto, in effetti, quasi la metà dei 24,7 miliardi di euro di gettito Imu, ossia 12 miliardi, è arrivato dalle imprese; che peraltro, al tempo dell’Ici garantivano alle casse statali un appannaggio di 5,6 miliardi di euro. C’è da considerare che la quasi totalità dei Comuni italiani ha utilizzato a piene mani la possibilità di innalzare l’aliquota base (7,6 per mille) sugli immobili strumentali all’impresa fino al 10,6 per mille, come si ricava con chiarezza dalla tabella elaborata su alcuni Comuni capoluogo di provincia. Ciò, in combinazione con l’incremento della base imponibile in conseguenza della rivalutazione delle rendite catastali – i coefficienti moltiplicatori sono infatti passati da 100 a 140 per i laboratori artigiani, da 34 a 55 per i negozi e le botteghe, da 50 a 60 per i capannoni industriali – ha prodotto aggravi pazzeschi. Così, ad esempio, se a Ravenna l’aliquota risulta aver fatto il balzo più importante nel passaggio dall’Ici all’Imu (dal 6,6 al 10,6 per mille), a Parma, Roma, Bologna un negozio e una bottega artigiana hanno pagato, rispetto a quanto dovuto fino ad ora con la vecchia Ici, 5.000 euro in più. Mentre per un capannone industriale di media superficie si sono sborsati addirittura 30.000 euro aggiuntivi. Sono cifre enormi. Che hanno costituito la goccia che ha fatto traboccare il vaso per migliaia di imprese, alle prese con indicatori congiunturali che continuano come noto ad avere il segno meno. Le indiscrezioni sul decreto governativo in via di definizione parlano di un intervento di alleggerimento anche sull’Imu sui beni strumentali. In particolare pare che la rata di giugno per negozi, capannoni e tutti gli immobili di impresa si pagherà in base alle aliquote base. Si tratta certo di un piccolo gesto di attenzione verso il mondo delle imprese. Le quali però, anche con la lieve sforbiciata in preparazione, continueranno a pagare dal 30 al 75% in più di quanto davano ai Comuni con la vecchia Ici. Se l’obiettivo del governo Letta è però quello di ridare fiato alle imprese, l’intervento sull’Imu è un mero palliativo. Ed appare invece sempre più urgente un intervento di riduzione della tassazione sul lavoro basata, come proposto da Squinzi anche qualche giorno fa, sulla neutralizzazione del costo del lavoro dal calcolo degli imponibili Irap. Un
provvedimento, questo, che potrebbe avere come risultato complessivo quello di ridurre del 9% il costo del lavoro. Ma soprattutto quello di fermare la percentuale di giovani attivi senza lavoro, che, in incremento dell’1% circa al mese, potrebbe arrivare entro luglio al 40%.

sabato 11 maggio 2013

IMU per le imprese. La stangata è servita

Studio della CNA sull'IMU. L'incidenza di questa imposta pesa notevolmente sulle nostre imprese. Guadare il video cliccando l'indirizzo indicato sotto.
http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=ghx9MqyqHEE

lunedì 6 maggio 2013

No agli atteggiamenti vessatori di Riscossione Sicilia (ex Serit) La Cna di Vittoria riunisce consiglieri comunali e categorie Fissata per il 24 maggio una iniziativa di mobilitazione


No agli atteggiamenti vessatori di Riscossione Sicilia (ex Serit). Al via la mobilitazione unitaria. Che culminerà in una manifestazione pubblica già programmata per venerdì 24 maggio a piazza del Popolo. Questo l’esito della riunione tenutasi sabato pomeriggio nella sede Cna di Vittoria che, promossa dall’associazione di categoria dei piccoli e medi imprenditori, ha visto presenti, oltre ai titolari di diverse imprese associate, i rappresentanti del Consiglio comunale. A cominciare dal presidente Salvatore Di Falco. C’erano pure i consiglieri: Giorgio Puccia, Arcangela Garofalo, Andrea La Rosa, Francesco Aiello, Giovanni Lombardo, Giovanni Moscato. La Cna era rappresentata dal presidente regionale Giuseppe Cascone, dal presidente territoriale Giuseppe Santocono oltre che dal responsabile organizzativo Giorgio Stracquadanio. Presenti anche i rappresentanti di movimenti e partiti politici oltre ad Arcangelo Mazza per Confcommercio. Assieme alla costituzione di un tavolo che servirà a calendarizzare tutta una serie di iniziative su base locale, la riunione è stata indispensabile anche per approvare la bozza di un documento che sarà sottoposto all’attenzione degli enti territoriali e della deputazione regionale e nazionale dell’area iblea. “L'atteggiamento vessatorio e persecutorio di Riscossione Sicilia – è scritto nella nota – è diventato una questione centrale non più rinviabile. Un comportamento che contribuisce ad alimentare la preoccupazione del nostro tessuto economico sano già depresso da una crisi economica senza precedenti. La cosa singolare è che Riscossione Sicilia è una struttura societaria composta per il 90% dalle azioni di proprietà della Regione Sicilia. Dal rendiconto generale della Regione siciliana per l'esercizio 2011, redatto dalla Corte dei Conti nel giugno scorso, si evince come tra il 2009, 2010 e il 2011, la ex Serit in provincia di Ragusa abbia notificato cartelle per un importo di 550 milioni di euro. Dietro questi numeri ci sono persone in carne e ossa, aziende in difficoltà, drammi umani. Non stiamo parlando di evasori, di attività che operano nel sommerso, ma di famiglie e imprese che in poco tempo sono state travolte dalla crisi, incapaci di pagare regolarmente tasse e contributi, a cui vengono notificate cartelle esattoriali caricate di sanzioni, interessi e aggi. La ex Serit però, in questi tre anni, ha riscosso meno del 10% delle somme messe a ruolo, non riuscendo a centrare gli obiettivi della propria mission. Sempre nella relazione, si legge: “La società di riscossione negli anni 2009, 2010 e 2011 ha fatto registrare consistenti perdite di esercizio”. Il mancato incremento delle riscossioni ha impedito infatti che l’aggio trattenuto raggiungesse valori prossimi all’indennità precedentemente percepita, facendo mancare alla società parte delle risorse necessarie ad un’autonoma gestione finanziaria. Quindi, la ex Serit, oggi Riscossione Sicilia, malgrado abbia stressato famiglie e imprese non è riuscita a riscuotere neanche il dovuto per sostenersi economicamente”.


venerdì 3 maggio 2013

Lettera aperta di un artigiano al sistema bancario



Sono il titolare di un impresa artigiana associata alla CNA che opera nel comparto costruzioni. La mia attività negli anni si è sviluppata non solo dimensionalmente ma anche specializzandosi e qualificandosi. Malgrado la crisi, riesco a resistere. Anche se il lavoro nell'ultimo periodo ha subito un piccola flessione non ho licenziato nessuno dei miei dipendenti. Il rapporto umano e di fiducia che si è instaurato tra me e chi mi collabora mi impone di essere rispettoso nei confronti di chi ha contribuito insieme a me alla crescita della mia impresa. Questo mio riguardo (non sono per nulla pentito) ha leggermente intaccato le risorse finanziarie della mia attività. Fortunatamente nulla di preoccupante, sono ottimista per natura e so anche che riuscirò insieme a tanti piccoli imprenditori come me ad uscire fuori da questa situazione. La sensibilità e l'ottimismo però non trovano dimora negli istituti di credito. La banca di cui sono cliente da anni, dove ho fatto canalizzare gli stipendi dei miei dipendenti, dove sono depositati i miei piccoli risparmi, appena ha avvertito la mia difficoltà ha immediatamente sentito l'esigenza di comunicarmi una PROPOSTA DI MODIFICA UNILATERALE DEL CONTRATTO RELATIVO AL RAPPORTO N.... A LEI/VOI INTESTATO”. La proposta UNILATERALE consisteva nell'aumentare il tasso debitore di circa due punti in percentuale. Il motivo della variazione veniva spiegato nella lettera: o
Tali variazioni si sono rese necessarie in considerazione dell'incremento del Suo rischio creditizio quale evidenziato dagli indicatori qualitativi adottati dalla banca nell'abito delle procedure e tenuto altresì conto del deterioramento dello scenario macroeconomico che richiede un'analisi continua delle singole posizioni affidate.
Questa cosa non mi ha preoccupato ma mi ha fatto riflettere. Se avessi licenziato i miei dipendenti le considerazioni dell'incremento del MIO rischio creditizio...gli indicatori qualitativi...gli scenari macroeconomici... sicuramente non sarebbero mutati (IO però non avrei avuto il coraggio di guardarmi allo specchio). Quindi, se non faccio investimenti, se non creo o non mantengo i livelli occupazionali, cioè se non faccio impresa, secondo la banca ho un ottimo rating(??) Ma le banche (sarei fortemente ingeneroso se indicassi solo la mia) che imprese sono? Io sono un imprenditore perché rischio, investo, creo nel mio piccolo occupazione e sviluppo, non mi rassegno davanti alle difficoltà di una crisi che sto subendo insieme a tanti altri. Le banche (soprattutto nella mia città) hanno avuto e hanno invece il ruolo dei prenditori. Hanno utilizzato i nostri risparmi per giocare d'azzardo nel casinò della finanza perdendone sicuramente una buona parte. Hanno ricevuto immediatamente aiuti dalla Stato (e quindi anche da me) mentre le piccole imprese ancora attendono. Hanno incassato gli aiuti dalla BCE. Tutto questo sostegno che fine ha fatto? L'economia reale, il territorio si aspettava qualcosa. Invece no. Hanno dimenticato che gli attori veri dello sviluppo sono le imprese sane, quelle che operano nella legalità, le stesse che producono risorse necessarie quali: occupazione, reddito e risparmio. Le banche, quando le cose andavano bene, con fastidio e cercando sempre più garanzie di quante ne servivano, si sforzavano di sostenere l'economia sana di questo territorio. Ora, con la crisi in atto, la stanno definitivamente affondando. Davanti a queste evidenze sono io (sono convinto che tantissimi la pensano come me) che propongo unilateralmente, al sistema bancario, più chiarezza nelle procedure che adotta, maggiore trasparenza nell'utilizzo delle somme che gestisce e riceve come aiuto, massimo rispetto per chi fa veramente impresa. Scaricare le proprie difficoltà sulle piccole imprese, e non contenti, umiliarle e mortificarle con comunicazioni che presentano un'analisi generica utile a giustificare il modo e il metodo per spillare ancora soldi mi sembra veramente eccessivo.
La politica, se ha ancora un pizzico di dignità e se è ancora mossa da un minimo di passione per le questioni vere, si attivi. L'immobilismo e il silenzio sono parenti stretti della complicità.

Manifestazione di sensibilizzazione nei confronti dell’ex Serit Domani la Cna di Vittoria a confronto con i capigruppo consiliari


Dalle parole ai fatti. Dopo che nei giorni scorsi la Cna di Vittoria si era lamentata che ogni ritardo accumulato rischiava di essere letteralmente fatale per le piccole e medie imprese, che continuano a resistere sul territorio a prezzo di immani sforzi, la stessa associazione di categoria ha promosso per domani, sabato 4 maggio, alle 17, nella propria sede di via Nicosia 9, un incontro con i capigruppo del Consiglio comunale. In primo piano l’organizzazione della manifestazione che si intende promuovere tutti assieme per sensibilizzare le istituzioni e soprattutto l’ex Serit, oggi Riscossione Sicilia, sulla questione del pignoramento che rischia di fare definitivamente collassare il sistema imprenditoriale. “Assieme ai capigruppo consiliari – afferma il presidente della Cna territoriale di Vittoria, Giuseppe Santocono, assieme al responsabile organizzativo, Giorgio Stracquadanio – cercheremo di definire le linee organizzative di una iniziativa che dovrebbe tenersi alla fine del mese. Questo perché la Cna non intende rassegnarsi all’attesa, ma riteniamo che sia necessario agire subito senza lasciarsi influenzare dalla “politica”, intesa nel suo significato peggiore. Abbiamo già detto che se questa politica è stata sorda alle nostre richieste, se non ne ha colto l’urgenza, è il caso di farsi sentire un po’ di più. E intendiamo farlo con riferimento ad una questione che assume un determinato peso specifico per le Pmi: l'atteggiamento persecutorio e vessatorio di Riscossione Sicilia (ex Serit)”. La riunione servirà dunque a stabilire le modalità operative della manifestazione di sensibilizzazione a cui hanno già fornito la propria adesione altre associazioni e movimenti cittadini.