Articolo di Alberto Crepaldi su Il
FattoQuotidiano
Dunque il
premier Enrico Letta sta studiando come onorare l’impegno con il
Cav. di abolire l’Imu pagata dai proprietari immobiliari. Vale però
la pena ricordare che l’Imu è stata un salasso per il mondo delle
imprese. Decisamente di più che per le famiglie proprietarie di
un’unica abitazione, che in media hanno sborsato 225 euro. Come è
noto, in effetti, quasi la metà dei 24,7 miliardi di euro di gettito
Imu, ossia 12 miliardi, è arrivato dalle imprese; che peraltro, al
tempo dell’Ici garantivano alle casse statali un appannaggio di 5,6
miliardi di euro. C’è da considerare che la quasi totalità dei
Comuni italiani ha utilizzato a piene mani la possibilità di
innalzare l’aliquota base (7,6 per mille) sugli immobili
strumentali all’impresa fino al 10,6 per mille, come si ricava con
chiarezza dalla tabella elaborata su alcuni Comuni capoluogo di
provincia. Ciò, in combinazione con l’incremento della base
imponibile in conseguenza della rivalutazione delle rendite catastali
– i coefficienti moltiplicatori sono infatti passati da 100 a 140
per i laboratori artigiani, da 34 a 55 per i negozi e le botteghe, da
50 a 60 per i capannoni industriali – ha prodotto aggravi
pazzeschi. Così, ad esempio, se a Ravenna l’aliquota risulta aver
fatto il balzo più importante nel passaggio dall’Ici all’Imu
(dal 6,6 al 10,6 per mille), a Parma, Roma, Bologna un negozio e una
bottega artigiana hanno pagato, rispetto a quanto dovuto fino ad ora
con la vecchia Ici, 5.000 euro in più. Mentre per un capannone
industriale di media superficie si sono sborsati addirittura 30.000
euro aggiuntivi. Sono cifre enormi. Che hanno costituito la goccia
che ha fatto traboccare il vaso per migliaia di imprese, alle prese
con indicatori congiunturali che continuano come noto ad avere il
segno meno. Le indiscrezioni sul decreto governativo in via di
definizione parlano di un intervento di alleggerimento anche sull’Imu
sui beni strumentali. In particolare pare che la rata di giugno per
negozi, capannoni e tutti gli immobili di impresa si pagherà in base
alle aliquote base. Si tratta certo di un piccolo gesto di attenzione
verso il mondo delle imprese. Le quali però, anche con la lieve
sforbiciata in preparazione, continueranno a pagare dal 30 al 75% in
più di quanto davano ai Comuni con la vecchia Ici. Se l’obiettivo
del governo Letta è però quello di ridare fiato alle imprese,
l’intervento sull’Imu è un mero palliativo. Ed appare invece
sempre più urgente un intervento di riduzione della tassazione sul
lavoro basata, come proposto da Squinzi anche qualche giorno fa,
sulla neutralizzazione del costo del lavoro dal calcolo degli
imponibili Irap. Un
provvedimento,
questo, che potrebbe avere come risultato complessivo quello di
ridurre del 9% il costo del lavoro. Ma soprattutto quello di fermare
la percentuale di giovani attivi senza lavoro, che, in incremento
dell’1% circa al mese, potrebbe arrivare entro luglio al 40%.
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