Signor
Presidente,
ci
rivolgiamo a Lei nella qualità di dirigenti di un'associazione di
categoria - la Cna - da anni impegnata nella rappresentanza delle
piccole imprese che operano in un territorio complesso ma
economicamente dinamico. Vittoria, la nostra città, rischia di
ripiombare negli anni bui quando i soprusi e le estorsioni di una
criminalità organizzata forte e strutturata, la resero tristemente
famosa. Nell'anno che sta per concludersi diversi sono stati gli
incendi di natura dolosa che hanno “carbonizzato” alcune
attività.
La
crisi
economica ha colpito questa città in modo duro (come del resto tutto
il Mezzogiorno). La criminalità organizzata ne sta approfittando per
diventare padrona della crisi. I media parlano di questa terra non
più per la sua capacità economica nè per la voglia di volersi
riscattare, ma ci raccontano quanto sia forte la violenza criminale.
La politica è lontana anni luce dalle nostre realtà produttive. Le
normative bancarie impediscono alle imprese sane di accedere al
credito. Se a tutto questo si associa il racket, con tutto ciò che
si trascina dietro, il cocktail rischia di essere sconvolgente per il
lavoro legale e produttivo di questa terra.
A
noi non basta più essere solo persone oneste. Questa condizione non
ci rende tranquilli. Insieme ad altri imprenditori abbiamo dato vita
ad un'associazione antiracket. Vorremmo però uno Stato più
presente, più attento. Gli organi inquirenti, malgrado i tagli
imposti dalla riduzione della spesa, svolgono un lavoro encomiabile.
Lo testimoniano le tante operazioni di contrasto all'economia
mafiosa. Servirebbe
più intelligence. Servirebbero più uomini e più mezzi per ricreare
fiducia e serenità. Non è stato per nulla piacevole leggere su
diversi organi di stampa che 450 militari italiani saranno mandati in
Iraq per difendere un'impresa che ha vinto l'appalto per la
manutenzione di una diga. E' giusto difendere gli interessi italiani
all'estero. Ma la sicurezza di oltre 5000 attività (tante sono
quelle che operano a Vittoria) che fanno impresa in un territorio
difficile, creando progresso, lavoro e risparmio nella legalità,
deve essere sempre mortificata dalla “spending
review”?
Al netto di una voluta drammatizzazione ci pare che le tante micro e
piccole imprese che operano a Vittoria, in Sicilia, nel Mezzogiorno,
siano figlie di un dio minore.
Non
possiamo permettere che la mafia diventi definitivamente forza
economica impedendo in modo radicale la crescita e lo sviluppo
dell'economia legale.
Conosciamo
la Sua storia e la Sua attenzione su questi temi, per questo facciamo
appello al Suo ruolo e alla Sua sensibilità istituzionale.
Intervenga nei modi che riterrà più opportuni. Non vogliamo
rimanere soli.
Certi
del suo interessamento cogliamo altresì l'occasione
per porgerLe i nostri più cordiali saluti e auguri
di Buone feste e buon anno.
Vittoria,
28/12/2015
Il
Presidente
Giuseppe
La Terra
Il
Responsabile
Giorgio
Stracquadanio