Visualizzazioni totali

sabato 22 luglio 2017

PRG, RISCHIO SISMICO E RIQUALIFICAZIONE DEL TERRITORIO



La volontà della nostra organizzazione è quella di alimentare un dibattito costruttivo sulla revisione dello schema di massima del PRG di Vittoria, anche con l'aiuto di ricercatori ed esperti che sono da tempo impegnati tecnicamente e professionalmente sui temi della salvaguardia del territorio e della sua riqualificazione ambientale e sociale. Riceviamo e pubblichiamo ampi stralci dell'analisi storico-scientifica redatta dal dott. Mario Mattia, sulla pericolosità sismica della nostra area. Ringraziamo il dott. Mattia per sua disponibilità.
Il dott. Mario Mattia è primo tecnologo presso Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV). da molti anni si occupa di ricerca nel campo della geodinamica e della tettonica della Sicilia e della ricostruzione delle modalità di risalita dei magmi nei vulcani attivi siciliani per mezzo di dati geodetici. Ha pubblicato diverse decine di articoli su riviste internazionali e per molti anni ha curato e gestito la rete GPS permanente dell’ Osservatorio Etneo INGV per il monitoraggio delle deformazioni del suolo siciliano sia in ambito vulcanico che simotettonico.

Definire, sia pure a grani linee, gli aspetti che concorrono alla definizione della pericolosità sismica di un’area, come quella della Sicilia sud-orientale, che è stata colpita da terremoti catastrofici è una operazione estremamente difficile, soprattutto se si considera che proprio quell’area è non solo densamente popolata, ma anche sede di alcuni tra i più importanti complessi industriali dell’intera Sicilia ed è, allo stesso tempo, vero e proprio motore economico della sia pur balbettante economia isolana.
Cominciamo col definire quali sono i tre aspetti principali che vanno considerati in questa valutazione:
1 Rappresenta un importante pezzo della zona di collisione tra Europa ed Africa
2 E’ molto vicina al vulcano più grande d’Europa
3 Nel passato è stata colpita da almeno tre grandi terremoti (1169, 1542, 1693)
Solo questi tre aspetti chiariscono che il contesto geodinamico di riferimento dell’area iblea è da considerarsi come estremamente attivo e di grande interesse scientifico. Sorvolo sugli aspetti legati alla geologia dell’altopiano perché, sia pur rilevanti, concorrono solo parzialmente alla valutazione (intesa come parametro “generico”, altrimenti la geologia diventa fattore imprescindibile) della pericolosità dell’area iblea. E’ sufficiente ricordare che parliamo di un altopiano calcareo che appartiene alla placca Africana che si mostra essenzialmente indeformato se non al suo bordo settentrionale e in alcuni settori “tagliati” da importanti sistemi di faglie ed è coinvolto nel processo di convergenza Africa-Eurasia. Che poi rappresenta l’autentico motore di tutte le manifestazioni (vulcani, terremoti) che ci interessano in questa trattazione.
La convergenza Africa-Eurasia si esplica, al confine tra l’area iblea e il resto della Sicilia, attraverso tassi di deformazione per fortuna assai limitati (1-2 mm annui) ed è da considerarsi residuale rispetto a quanto avveniva nel passato, quando la collisione avveniva proprio in quest’area ed i tassi deformativi erano certamente superiori. Allo stato attuale il “fronte” della collisione si è spostato più a Nord, lungo il bordo settentrionale della Sicilia, dove la presenza di terremoti con meccanismo compressivo testimonia una vivace geodinamica collisionale. La sismicità dell’altopiano ibleo è legata ad una complessa situazione strutturale che vede i terremoti di quest’area localizzati in specifiche aree:
  1. lungo la costa Ionica (sia a terra che in mare) e nel settore centro-orientale del Blocco Ibleo,
  2. ad Ovest nel settore settentrionale del sistema di faglie denominato “Scicli-Ragusa”,
  3. nella cosiddetta “avanfossa” Gela-Catania, ovvero nella “cerniera” che separa l’altopiano ibleo dal resto della Sicilia (area in cui ricade Vittoria).

… Dal punto di vista storico, non si può non parlare del grande terremoto che ha colpito la “Val di Noto” nel 1169, quando, Il 4 febbraio, si verificò una scossa dell'XI grado della scala MCS (Mercalli-Cancani-Sieberg), con epicentro in mare, lungo la costa tra Catania e Siracusa. Il numero complessivo di morti nella sola città di Catania oscillò tra i 15 e i 20mila, i villaggi più importanti e le città della Val di Noto, Piana di Catania e Val Demone furono tutti seriamente danneggiati. Catania, Lentini e Modica, furono totalmente distrutte. La città di Messina fu raggiunta da un maremoto prodotto dall'evento sismico e l'onda di marea risalì per 6 km il corso del fiume Simeto, distruggendo il villaggio di Casal Simeto che non venne mai più ricostruito. Modica, come Catania e Lentini, risultò quasi interamente distrutta. Le cronache storiche riferiscono di rilevanti modificazioni alla circolazione delle acque freatiche, con il completo inaridimento di alcune sorgenti e la comparsa di nuove.
Il terremoto del 1542 fu preceduto da una lunga serie di scosse, alcune delle quali molto forti, che ebbero inizio nell’ agosto dello stesso anno. Non disponiamo di molte notizie su questo terremoto, ma le fonti sono concordi nell’affermare che la scossa del 10 dicembre fu preceduta da un altro evento drammatico il 30 novembre alle 2 del mattino. In questa occasione furono ordinate numerose suppliche affinché si placasse l’ira «divina». La scossa del 10 dicembre fu devastante per tutta l’area a sud di Catania e i paesi più colpiti furono Melilli e Occhiolà (oggi Grammichele). Tutta l’area della Sicilia sud-orientale fu sconvolta da questo terremoto, che causò almeno 200 vittime. La risposta del governo spagnolo alle drammatiche condizioni delle migliaia e migliaia di profughi fu l’ordine di persecuzione dei colpevoli di reati di magia ed eresia, certa causa dell’ira «divina». (costruttori, tecnici, e politici dell'epoca che avevano permesso di costruire in modo dissennato erano gli angeli di Dio) ...
… Ma il terremoto che ancora oggi, anche grazie alle numerose testimonianze tramandate, terrorizza la gente della Sicilia sud-orientale è certamente quello (anzi, quelli…) del 1693. Catania, Sortino, Palazzolo Acreide, Scicli, Modica, Melilli, Lentini, Carlentini, Occhiolà, Avola, Noto e Augusta furono totalmente distrutte. A Vizzini e Ragusa crollarono due terzi degli edifici e i rimanenti erano inabilitabili. A Caltagirone crollarono la metà degli edifici. Crolli estesi si ebbero anche a Vittoria e Comiso. L’intera Sicilia Orientale (ma non si possono trascurare i danni subiti da molti edifici a Malta, Palermo, Agrigento e Reggio Calabria) era in ginocchio. Il più forte terremoto (M 7.4) dell’intero catalogo sismico italiano (che è uno dei più completi al mondo con i suoi oltre duemila anni di testimonianze) aveva compiuto la sua devastante opera.
Questa premessa spero abbia chiarito il perché trattare della pericolosità sismica della Sicilia sud-orientale è un vero e proprio problema, da trattare con le pinze che la scienza ci mette a disposizione. Non dimentichiamoci, tra l’altro, che il dibattito sulle “sorgenti” di questi terremoti, ovvero sui sistemi di faglie che li hanno causati è ancora molto vivace e ben lontano dall’ aver raggiunto un generale consenso. Molti questionano la localizzazione in mare delle principali scosse che hanno sconvolto la Sicilia Orientale e mettono invece a terra gli ipocentri. E questo, ovviamente non è un problema da poco nella valutazione del rischio sismico (che nasce dall’incrocio tra la pericolosità insita e geologicamente ereditata di un territorio e ciò che l’uomo vi ha costruito, indicato in termine tecnico come vulnerabilità) che presuppone una conoscenza approfondita e non ambigua delle sorgenti sismiche. “Dove ha tremato, tornerà a tremare” semplificava uno scienziato francese di qualche secolo fa. Ed è, purtroppo, vero.


Ho un ricordo devastante di un convegno sul rischio sismico nel Sud Est, svoltosi quando ero ancora uno studente universitario, e il mio docente di geofisica di allora ripeté queste parole ai tanti amministratori e politici intervenuti. Questi ultimi, quando il mio professore li invitò a considerare che un terremoto come quello del 1693 certamente si ripeterà in Sicilia Orientale prima o poi e dunque di provvedere ad elaborare politiche di uso del suolo e della qualità dell’edificato che considerassero questo aspetto, ricevette per tutta risposta una serie di risate, scatenate da uno di loro, il più importante e pomposamente seduto in prima fila, che, alzandosi, si voltò verso il pubblico e fece un volgare gesto, toccandosi i propri amuleti naturali.
Il professore si voltò a guardare noi studenti sconsolato e provò a replicare. Inutilmente.

Dalle conclusioni del dott. Mario Mattia si evince chiaramente che in tutta l'area della Sicilia Sud Orientale, quindi anche Vittoria, abbiamo costruito troppo e male. Non servono nuove costruzioni, non serve macinare altro suolo, Servono strumenti di pianificazione che guardino alla riqualificazione del territorio e in particolare del nostro patrimonio edilizio. ⁠⁠

I locali e le aree di attività artigianali non sono tassabili con riferimento alla Tari, la Cna comunale di Vittoria a confronto con il vicesindaco Andrea La Rosa


I locali e le aree di attività artigianali, industriali o commerciali, in cui si producono rifiuti speciali, con riferimento alla Tari (Tassa rifiuti), non sono tassabili. Questo è stato il tema dell'incontro avuto a palazzo Iacono tra il vicesindaco e assessore ai tributi del Comune di Vittoria, Andrea La Rosa, e il gruppo di lavoro sui tributi della Cna comunale (Giorgio Stracquadanio, Giuseppe Fatuzzo, Giuseppe Riolo). I commi 3 bis e 4 dell'art. 4.7 del regolamento sulla Iuc approvato dal consiglio comunale il 7 maggio 2015 sono chiari. Così come sono chiare le indicazioni date dalle risoluzioni del ministero dell'Economia e delle Finanze del 09/10/2014, prot. 38997, del 09/12/2014, prot. 47505, e la sentenza della corte di Cassazione, sezione tributaria n. 9858/16 del 13/05/2016. “Di fronte a tanta chiarezza normativa – sottolinea la Cna comunale di Vittoria – riscontriamo però una piccola indisponibilità da parte degli uffici del settore tributi ad applicare le esenzioni previste sia dalle norme che dal regolamento comunale. L'assessore La Rosa si è impegnato a verificare e ha sottolineato l'importanza del confronto con la nostra organizzazione e la valenza del tavolo sui tributi che proprio la Cna ha voluto. Infatti, l'amministratore, anche su nostra sollecitazione, vuole effettuare a breve un report su alcuni impegni assunti e sul condono che scade il 31 ottobre 2017. La Cna, comunque, vigilerà sulla corretta applicazione delle esenzioni che spettano alle imprese. Le norme vanno applicate sempre, anche quando sono poco favorevoli agli enti pubblici”. 

martedì 18 luglio 2017

Doppia destinazione d’uso per le imprese della strada per Alcerito: l'Amministrazione si attivi, per i titolari è impossibile partecipare ai nuovi bandi


Torniamo a ribadire con forza la nostra proposta di doppia destinazione d'uso (industriale o agricola) per i terreni e gli immobili delle diverse attività artigianali e commerciali che si sono sviluppate nel corso degli anni lungo la strada per Alcerito”. Lo dice la Cna comunale di Vittoria che si sofferma ancora una volta sulle previsioni contenute nello schema di massima del Piano regolatore generale che, tra breve, dovrà essere esitato dal civico consesso. “Attualmente – spiega la Cna comunale – ci sono due bandi aperti del Fers Sicilia 2014/2020 a cui alcune di queste attività potrebbero partecipare. Stiamo parlando di contributi per interventi di supporto alle imprese sia attraverso incentivi diretti, sia attraverso l'offerta di servizi, sia attraverso interventi di microfinanza e di aiuti alle imprese in fase di avviamento. Purtroppo, come abbiamo detto in passato, gli immobili e i terreni su cui insistono le diverse attività insediate in questo territorio, non essendo urbanisticamente in linea con l'attività che svolgono, non potranno, quasi sicuramente, partecipare a questi bandi che scadranno a breve. Abbiamo manifestato qualche settimana fa questa nostra preoccupazione ad alcuni capigruppo consiliari, al presidente del Consiglio comunale e al sindaco. Va sottolineato che esiste la volontà politica di affrontare e risolvere una questione oramai annosa per un pezzo importate della nostra economia. Serve però un'accelerazione. Le diverse attività non possono continuare a perdere occasioni di sostegno ai loro investimenti che creano occupazione produttiva e nuove opportunità di rilancio economico. E' urgente portarle fuori dal limbo in cui si sono e sono state cacciate”.

sabato 15 luglio 2017

Piano regolatore generale: per la CNA di Vittoria vanno riviste le previsioni.



Carta consumo di suolo ISPRA 2016

La rinascita economica di Vittoria parte dalla riqualificazione del suo patrimonio edilizio. La Cna comunale di Vittoria torna a ribadire la propria posizione sullo schema di massima del Prg. Secondo la relazione dello schema in questione, a  Vittoria sono state censite 34.793 abitazioni. 17.072 sono state realizzate negli anni del boom dell'abusivismo edilizio, quindi, in buona parte, non rispondono a nessuna norma sismica e/o di risparmio energetico. Alla città serve uno strumento di pianificazione urbana che punti alla rigenerazione e al recupero edilizio del 50% del costruito esistente. Per essere chiari: il nuovo Prg non può e non deve entrare in contrasto con un altro strumento di pianificazione: il Paes. Il Piano d'azione per l'energia sostenibile di Vittoria è stato da poco approvato dalla Commissione europea e si pone come obiettivo globale quello di ridurre entro il 2020 il 33% delle emissioni di Co2 nel territorio. “Facciamo notare – sottolineano dalla Cna comunale di Vittoria – come gli edifici (soprattutto quelli realizzati tra gli anni '70 e '80) siano responsabili del 40% del consumo totale di energia. Sono le principali fonti che generano Co2. Per questo è di fondamentale importanza avviare politiche di riqualificazione del costruito esistente se si vuole ridurre il consumo di energia e le emissioni di Co2 in questo settore. Altro elemento che fa aumentare l'anidride carbonica è il consumo di suolo. Vittoria, nell'ultimo rapporto Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), presentato il 22 giugno scorso alla Camera dei deputati, è la seconda città siciliana dopo Palermo per consumo di suolo (si veda allegato di pag. 150 del rapporto). E' evidente quindi contenere il perimetro della città, non farla crescere ulteriormente. Infine, in una città dove 17.072 edifici su 34.793 rispondono poco alle norme antisismiche, non bisogna dimenticare che Vittoria, nell'ordinanza del presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274/2003, aggiornata con la delibera della Giunta Regionale della Sicilia n. 408 del 19.12.2003, è stata classificata come zona sismica di tipo 2, cioè un'area dove possono verificarsi terremoti di forte intensità. C'è moltissimo lavoro da fare sul costruito esistente per le nostre imprese del comparto costruzioni (edili e impiantisti), per questo chiediamo con forza al Comune di rivedere le previsioni di nuove edificazioni indicate nello schema di massima. C'è bisogno di un nuovo approccio, è utile modificare il modo di gestire il territorio. Un consistente contenimento del consumo di suolo, la riqualificazione energetica e statica dell'esistente sono le premesse per garantire una ripresa sostenibile attraverso l’edilizia di qualità, la rigenerazione urbana e il riuso delle aree dismesse”.


mercoledì 12 luglio 2017

Riqualificare le aree artigianali di Vittoria.Confronto tra CNA e il Sindaco Moscato.

“Riqualificare le aree artigianali di Vittoria (sia quella pubblica che quella privata) significa rispettare le imprese insediate nelle due zone”. Lo dicono i due portavoce per le zone artigianali della Cna comunale, Gianluigi Augurale e Salvatore Stracquadaini, dopo la riunione tenutasi ieri sera nella sede cittadina dell’associazione di categoria a cui ha partecipato il sindaco Giovanni Moscato. “Ci stiamo riferendo – spiegano i due – ad attività che hanno effettuato investimenti non indifferenti, che hanno creato posti di lavoro non precario, che hanno qualificato la loro condizione d'impresa e hanno migliorato le condizioni economiche della città. Tutto questo deve meritare attenzione e rispetto”. Erano presenti diversi titolari di imprese che operano nelle due aree di insediamento produttivo che hanno potuto così dialogare con il primo cittadino dando vita a un confronto non polemico, aperto, chiaro, senza fronzoli. Gli artigiani hanno chiesto rispetto per i loro investimenti e quindi una maggiore pulizia delle aree artigianali, la riattivazione dell'illuminazione pubblica, un maggiore controllo delle zone in questione, la sistemazione dell'impianto idrico dei suddetti siti magari prevedendo l'installazione di colonnine antincendio, la risistemazione dell'impianto fognario e quella del manto stradale. E' stata anche evidenziata al sindaco l'esistenza, nell'area artigianale pubblica, di una strada, oggi coperta da una fitta vegetazione spontanea, che permetterebbe di migliorare la viabilità della zona. Il primo cittadino, nel recepire positivamente le legittime richieste provenienti dagli imprenditori, ha assunto l'impegno di verificare ciclicamente la manutenzione delle due aree di insediamento produttivo. La Cna continuerà a pungolare positivamente l'amministrazione comunale. “Il nostro unico interesse – hanno spiegato Augurale e Stracquadaini – è quello di potere contare su zone artigianali presentabili, dignitose, capaci di valorizzare gli investimenti fatti. Il successo e la crescita delle Pmi dipende dal loro sentirsi parte integrante di una società che le rispetta e le valorizza”.