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lunedì 29 ottobre 2012

Piano di utilizzo fondi ex Insicem per le piccole e mede imprese. La Cna comunica la pubblicazione del bando.


La Cna provinciale di Ragusa comunica che, nel contesto del piano di utilizzo dei fondi ex Insicem, è stato pubblicato il bando per l’accesso al fondo di rotazione per la capitalizzazione o la ricapitalizzazione delle imprese e per l’assegnazione di contributi in conto interessi per gli investimenti e il consolidamento delle passività aziendali. Si tratta di una occasione importante per le Pmi dell’area iblea a maggior ragione in questa fase delicata di crisi in cui le opportunità come questa hanno la possibilità di rendere più sopportabile il momento difficile in attesa del rilancio e dell’attivazione di nuove fasi di crescita. Potranno beneficiare degli interventi tutte le imprese operanti nei settori dell’agricoltura, artigianato, industria, commercio, turismo e servizi in genere con un massimo di trentacinque dipendenti o le società cooperative e loro consorzi con un fatturato annuo non superiore a venti milioni di euro. Le imprese richiedenti devono avere sede legale e sede operativa nel territorio della provincia di Ragusa, devono avere già operato da oltre due anni nell’area iblea, essere iscritte al registro delle imprese della Camera di commercio ed essere in regola con i relativi versamenti annuali. La domanda di finanziamento va presentata, utilizzando l’apposito modello, all’ufficio protocollo della Provincia regionale di Ragusa a partire dal 22 novembre e sino al 21 dicembre di quest’anno. Per ulteriori informazioni e per la compilazione delle istanze è possibile rivolgersi presso gli uffici territoriali della Cna presenti in provincia.

sabato 27 ottobre 2012

Crisi. Istat. In rialzo la fiducia delle imprese. Migliorano servizi e commercio, in calo manifattura e costruzioni


L'indice composito del clima di fiducia delle imprese italiane (Iesi, Istat economic sentiment indicator) espresso in base 2005=100, a ottobre sale da 76,0 a 76,6.
L'aumento dell'indice complessivo è il risultato del miglioramento della fiducia delle imprese dei servizi di mercato (da 72,3 a 75,8) e del commercio al dettaglio (da 78,6 a 79,7) e del calo registrato nei settori dell'industria manifatturiera (da 88,3 a 87,6) e delle costruzioni (da 86,1 a 81,4).
Le attese di produzione delle imprese manifatturiere migliorano lievemente, ma peggiorano i giudizi sugli ordini; i giudizi sulle scorte di magazzino rimangono invariati.
L'analisi di dettaglio del clima di fiducia per raggruppamenti principali di industrie (Rpi) indica un miglioramento delle attese di produzione nei beni di consumo (da -5 a -2 il saldo) e in quelli intermedi (da -11 a -7) e un peggioramento nei beni strumentali (da -4 a -7).
Nel settore delle costruzioni peggiorano sia i giudizi sugli ordini e/o piani di costruzione (da -47 a -48) sia, in misura più significativa, le attese sull'occupazione (da -5 a -18).
L'indice del clima di fiducia delle imprese dei servizi di mercato aumenta da 72,3 di settembre a 75,8; quello delle imprese del commercio al dettaglio da 78,6 a 79,7.
Nei servizi di mercato peggiorano i giudizi sugli ordini (da -26 a -28 il saldo) e rimangono stabili a -17 le attese; aumenta il saldo delle attese sull'economia in generale (da -49 a -37).
Nel commercio al dettaglio l'indice del clima di fiducia aumenta nella grande distribuzione (da 73,4 a 78,2) e diminuisce nella distribuzione tradizionale (da 86,2 a 85,3).

venerdì 26 ottobre 2012

RIGORE. SOLO RIGORE. E LA CRESCITA?


La pressione fiscale è aumentata così tanto da diventare confisca. Gli oneri fiscali sulle imprese saranno superiori al 70%. Ad essere colpite maggiormente le piccole imprese. Dal licenziamento dei dipendenti stanno via via meditando di chiudere l'attività. Ogni giorno si perdono occupati. Bisogna creare nuove occasioni di lavoro, dare ossigeno alle imprese. E a chi si candida per governare la Sicilia chiediamo non proclami o slogan ma cosa intenderà fare per le imprese e per i giovani che non hanno lavoro e non riescono a rendersi indipendenti.

mercoledì 24 ottobre 2012

Bankitalia. Abbassare le tasse e avviare riforme strutturali per la crescita economica


"Il fronte principale su cui si giocano oggi la sostenibilità del debito pubblico e il rapporto con gli investitori finanziari internazionali è quello delle riforme strutturali e delle politiche per la crescita economica". Lo ha detto il vice direttore centrale della Banca d'Italia Salvatore Rossi in audizione alla Camera.

Tasse. "Abbassando la pressione fiscale sui contribuenti in regola" si può riavviare la crescita economica. Rossi indica nella lotta all'evasione una nuova composizione del prelievo e nell'efficienza dei servizi la strada per la riduzione. "Sappiamo che la maggior sfida per il futuro sta nel riavviare la crescita economica. Il bilancio pubblico può favorirla abbassando la pressione fiscale sui contribuenti in regola, grazie anche a una forte azione di contrasto all'evasione fiscale, ripensando la composizione del prelievo e la struttura delle imposte, accrescendo l'efficienza nella produzione dei servizi pubblici".
Iva. "L'evasione dell'Iva resta molto ampia: aumentare il peso di questa imposta sul totale delle entrate richiede un rafforzamento dell'azione di contrasto all'evasione". "La conferma dell'aumento permanente di un punto percentuale delle aliquote Iva riflette l'esigenza di ridurre il disavanzo di bilancio limitando gli effetti distorsivi sull'economia"
Misure correttive. La legge di stabilità "aumenta lievemente il disavanzo del 2013, di poco meno di 3 miliardi, portandolo all'1,8 per cento del Pil; in termini strutturali, non verrebbe comunque meno l'impegno al pareggio" preso con l'Ue." Nel biennio successivo la legge non modifica i saldi del quadro tendenziale: si lasciano emergere lievi disavanzi strutturali, ancorché nei margini di tolleranza concessi dalle regole europee". "Ciò restringe gli spazi di sicurezza che è opportuno avere in un contesto di incertezza sulle prospettive di crescita e di volatilità dei mercati. Potrebbe essere prudente prevedere, eventualmente in primavera, quando sarà riconsiderato il profilo programmatico e qualora la ripresa dell'economia già si preannunciasse, contenute misure correttive - auspicabilmente connesse con il processo di revisione della spesa - tali da assicurare il pareggio in termini strutturali anche dopo il 2013".
Irpef. Le misure sull'Irpef compensano parte del drenaggio fiscale dell'ultimo quinquennio e riducono leggermente il cuneo fiscale sul lavoro, ma non arrecano benefici ai contribuenti con redditi inferiori alla soglia di esenzione dall'imposta.
Fisco. "Riconsiderare una a una tutte le agevolazioni fiscali e domandarsi se siano ancora utili". "Un regime di tassazione con aliquote più basse e agevolazioni meno numerose e più semplici riduce le distorsioni, accresce la trasparenza e stimola lo sviluppo economico. Gli interventi delineati si muovono in questa logica. Occorre proseguire su questa strada, seguendo un metodo non dissimile da quello della spending review".
Tobin tax.  "Sarà opportuno valutare eventuali affinamenti alla luce delle azioni intraprese dagli altri paesi e dell'esigenza di evitare fenomeni di disintermediazione del sistema finanziario italiano".
Tasse locali.  "Vi è il rischio che molti enti decentrati, per compensare gli effetti sulla quantità e qualità dei servizi forniti, inaspriscano l'imposizione fiscale locale".  "L'evidenza finora disponibile con riferimento alle aliquote dell'Imu deliberate dai Comuni suffraga la rilevanza del rischio" che nel prossimo futuro aumentino le tasse locali”. "In prospettiva sarebbe opportuno completare il processo di decentramento dotando gli enti di una sufficiente autonomia impositiva, a fronte però di entrate trasferite dal centro che siano circoscritte a finalità perequative e siano definite ex ante. La maggiore autonomia si dovrebbe accompagnare con adeguate forme di responsabilizzazione e di trasparenza". E "in questa direzione muove il recente decreto del Governo in materia di finanza e funzionamento degli enti territoriali".
Manovra. "Bisogna che il governo, e sicuramente lo farà, guardi come vanno le variabili in corso d'anno e prenda le misure opportune". Nel corso dell'audizione Rossi aveva sollecitato ad avere "attenzione" sull'andamento dei conti negli ultimi mesi dell'anno, cosa che ha provocato le domande di alcuni parlamentari. "Non abbiamo motivi di allarme - ha detto Rossi - per  quanto riguarda il profilo di fabbisogno finanziario e il profilo delle entrate tributarie, si può rispettare l' impegno (del deficit) se c'è accelerazione del gettito negli ultimi mesi, che è nell'ordinario comportamento stagionale. L'obiettivo di non deludere i partner europei sul nostro impegno al pareggio di bilancio è talmente importante, che bisogna raddoppiare l'attenzione".
Al termine dell'audizione il vice direttore generale di Bankitalia ha affermato "Un primo passo che va nella direzione giusta. Altri passi devono seguire. Questo è il nostro pensiero".

domenica 21 ottobre 2012

IMPRESE SEMPRE PIU’ IN ROSSO



Dopo quattro anni di crisi le microimprese continuano a soffrire per la mancanza di liquidità. Per soddisfare gli ordini e la domanda devono pagare le forniture, acquistare le materie prime e i servizi, pagare le utenze, onorare gli impegni economici assunti con i propri dipendenti, versare le tasse e i contributi ed è chiaro che senza liquidità molte attività rischiano di chiudere. Dall’inizio della crisi ad oggi sono quasi 50.000 le imprese italiane che hanno fallito e circa un terzo di queste hanno chiuso i battenti per mancati pagamenti.
Nel dicembre 2011 e nel febbraio di quest’anno gli istituti di credito italiani hanno ricevuto dalla Banca Centrale Europea 132 miliardi di liquidità netta, ad un tasso d’interesse dell’1%. Gran parte di questi soldi sono stati impiegati per l’acquisto di titoli di Stato al fine di evitare il crac finanziario del nostro Paese (ma facendo anche aumentare il debito pubblico). Adesso bisogna evitare che a collassare sia l’economia reale, ovvero le imprese e i propri dipendenti. 


sabato 20 ottobre 2012

COSI' SI AIUTANO FAMIGLIE E IMPRESE?



Se un conto corrente costa agli italiani in media 246 euro all’anno – il costo più alto in Europa – le vere sorprese arrivano quando la gestione del conto esce dall’ordinario. 
Il tutto dipende dalle commissioni che le banche applicano sull’operatività anomala: ad esempio andare in rosso anche di un solo euro in assenza di fido, può portare per il correntista ad un vero salasso sotto forma di variegate e poco trasparenti commissioni sullo sconfino.
Basti pensare che la COMMISSIONE DI MASSIMO SCOPERTO (CSM) poteva essere applicata senza alcuna parametrizzazione rispetto agli effettivi importi e giorni di utilizzo dello scoperto sul conto corrente
Ad esempio, con uno scoperto per 6 giorni pari a 10 euro e per 1 giorno per 1.000 euro, le banche applicavano la commissione sul massimo importo per l’intera durata dello scoperto, cioè 1.000 euro per una settimana.
Nonostante, nel 2007 il Decreto Bersani sulle liberalizzazioni abbia cancellato la commissione di massimo scoperto (CMS), gli Istituti di Credito hanno introdotto dalla porta di servizio una serie di variegate commissioni, dai nomi esotici, quali la Commissione Mancanza Fondi o la Commissione Disponibilità Immediata Fondi (DIF).
Tra l’altro, all’intento del decreto sulle liberalizzazioni del Governo Monti di eliminare definitivamente questo balzello, l’ABI ha alzato gli scudi con le dimissioni in massa dell’esecutivo, primo fra tutti il presidente Giuseppe Mussari.
La ragione è semplice: le CMS, nonostante le diverse denominazioni, è estremamente lucrosa per le banche.
Secondo un’indagine dell’Università Bocconi, andare in rosso per 24 ore porta ad una commissione fino al 10% dello scoperto: sconfinando di 1.000 euro per un giorno si può arrivare a pagare ben 100 euro.

MA E' COSI' CHE SI AIUTANO LE FAMIGLIE E LE IMPRESE?

venerdì 19 ottobre 2012

RAGUSA - Cna “Settore edile a un passo dal tracollo. Predisposta una piattaforma di richieste”


Cinquecento imprese edili fallite, 80mila lavoratori licenziati, 6 miliardi di fondi comunitari fermi, quattro miliardi di pagamenti alle imprese bloccati. E’ il quadro drammatico in cui versa il settore delle costruzioni in Sicilia. Quadro drammatico che si ripercuote anche in provincia di Ragusa dove gli artigiani e le piccole e medie imprese edili e i loro operai sono quelli che stanno pagando pesantemente i costi di questa tragedia di enorme proporzioni di cui non si vede la fine.
E’ questo il senso della denuncia che la Cna costruzioni dell’area iblea fa con riferimento al fallimento di una Regione che, in questi decenni passati, non ha mai lavorato per creare uno sviluppo economico e produttivo e un’occupazione stabile ma ha dilapidato le consistenti risorse finanziarie in spese improduttive, clientelismo, inefficienza burocratica e corruzione. “Ecco perché Cna costruzioni chiede, anche in provincia di Ragusa – dice il presidente provinciale, Bartolo Alecci – una svolta radicale e scelte immediate a sostegno degli artigiani e delle piccole e medie imprese. Intanto sul fronte del lavoro rispetto a cui è necessario sbloccare i fondi comunitari, destinando una quota di almeno 200 dei 600 milioni arrivati dal Governo nazionale per il cofinanziamento. Serve, poi, attivare quelle misure del Por Sicilia che permettano di avviare immediatamente, negli enti locali, centinaia di progetti esecutivi di piccole opere immediatamente cantierabili. E’ necessario, altresì, rendere più flessibile il patto di stabilità per le infrastrutture finanziate con i fondi europei”.
La Cna costruzioni chiede all’assessorato regionale alle Attività produttive di pubblicare immediatamente il bando che finanzia i consorzi artigiani che si insediano nelle aree attrezzate, dato che i soldi sono disponibili. “Inoltre – prosegue il responsabile provinciale Vittorio Schininà – viene chiesto di accelerare al massimo tutte le procedure per lavori che risultano già finanziati con finanziamenti regionali o nazionali, o per opere bloccate per questioni burocratiche. Evidenziamo, però, che al dramma della mancanza di lavoro si è aggiunta la tragedia delle imprese che hanno fatto i lavori, pagato i salari, versato i contributi previdenziali e assistenziali, le tasse e le imposte, con le banche che stanno col fiato sul collo, le quali imprese non vengono pagate dalle Pubbliche amministrazioni e rischiano di fallire o falliscono con ripercussioni personali e familiari pesantissime. Gli enti locali non ritardino e non blocchino i pagamenti anche quando non esistono motivi ostativi; oppure non impongano alle imprese l’inizio dei lavori se non hanno la certezza della copertura finanziaria per i pagamenti”.
E’ necessario, per la Cna, che il Governo regionale e nazionale intervengano con urgenza attivando tutte le misure necessarie per obbligare le pubbliche amministrazioni a pagare il dovuto alle imprese. Rispetto a questa situazione che la Cna costruzioni denuncia da molto tempo, anche con manifestazioni unitarie pubbliche di tutto il settore, o c’è un intervento adeguato delle istituzioni regionali e nazionali perché possa essere avviato un processo di svolta e di cambiamento per lo sviluppo produttivo della Sicilia o il rischio della frantumazione della coesione sociale diventa sempre più un pericolo reale.

Il responsabile provinciale
dott. Vittorio Schininà

giovedì 18 ottobre 2012

LA CRISI CONTINUA, LO DICE BANKITALIA

Nel 2013. l’Italia avrà un Pil negativo.Lo afferma il bollettino economico di Banca d’Italia che ricorda le previsioni dei principali analisti: -2,4% nel 2012, in linea con il governo, e -0,7% nel 2013 contro il -0,2% del governo. Anche se le stime sono al ribasso, nel corso del prossimo anno ci sarà comunque l’uscita dalla recessione.  Cala in Italia il costo del credito e, secondo la Banca d’Italia, i tassi applicati dalle banche a famiglie e imprese, i quali restano “superiori alla media dell’area” euro. Secondo il documento, “i criteri di concessione” dei prestiti “sono più favorevoli rispetto a quelli assai restrittivi di inizio anno”.


Per approfondire:
http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/econo/bollec/2012/bolleco70/bollec70/boleco_70.pdf


Legge di stabilità - Silvestrini. "Totalmente insufficiente sul fronte dello sviluppo e della crescita

“La Cna apprezza il Governo quando  lavora con determinazione alle politiche di rigore, senza rinunciare  all’equità sociale e, soprattutto, allo sviluppo e alla crescita. Un equilibrio che oggi non riscontriamo nella legge di stabilita il cui asse centrale pare costruito sul rapporto incrociato fra più IVA e meno Irpef. Uno scambio che non può essere né compreso né tantomeno condiviso”. Lo ha dichiarato Sergio Silvestrini, Segretario Generale della Cna.
“Questa  legge di stabilità è deludenteNon manca certamente il rigore, ma l’equità sociale bisogna andare a cercarla con fatica e, soprattutto, è totalmente insufficiente sul fronte dello sviluppo e della crescita. L’effetto congiunto dell’aumento dell’IVA – ha sottolineato Silvestrini -  accompagnato da una drastica potatura di detrazioni e deduzioni fiscali, peraltro inopinatamente retroattiva, annulla i benefici della riduzione dell’imposta sui redditi e comprime la domanda interna”.
“Senza la ripresa vigorosa della domanda interna ogni ipotesi di sviluppo è destinata a rimanere sulla carta. L’Italia non può permetterselo. – ha concluso Silvestrini - Serve subito un intervento più incisivo sui livelli di spesa pubblica da utilizzarsi per ridurre ulteriormente la pressione fiscale”.

mercoledì 17 ottobre 2012

Ancora sui passaggi a livello. Ferrovie dello Stato ignora il nostro territorio


Singolare la risposta comparsa sulla stampa di Ferrovie dello Stato alla nostra comunicazione sul blocco delle sbarre del passaggio a livello. Come CNA non abbiamo messo in dubbio la sicurezza degli automobilisti e della circolazione ferroviaria, ma i lunghi tempi d'attesa e nel caso specifico allungamento degli stessi per la mancata riapertura delle sbarre. Tempi che penalizzano la nostra economia. Ogni mattina , da anni, decine di Tir, di furgoni con operai e titolari di piccole imprese vengono inchiodati per 10/20 minuti (sperando che tutto non si blocchi) sull'asfalto. Su questo specifico problema il Gruppo Ferrovie dello Stato (sollecitato a tutti i livelli dalla nostra organizzazione e da singoli cittadini) non ha mai fatto nulla. Per essere più precisi qualcosa l'ha fatto: ha tagliato, ridimensionato, ridotto il trasporto ferroviario in questo versate della Sicilia riducendolo al disotto dell'essenziale, ai minimi termini. Un comportamento che la dice lunga sulla volontà di voler incentivare il trasporto su rotaia e di conseguenza di investire per migliorare la rete e i servizi. A questo danno economico, legato a scelte politiche precise, si aggiunge la presa in giro dei tempi d'attesa davanti ai passaggi a livello. Questo territorio, per le FS,  è insignificante, così insignificante da non meritare neanche una piccola struttura che permette di bypassare un passaggio a livello. Se oggi scontiamo l'isolamento strutturale e l'indifferenza dei gruppi come FS è grazie all'inadeguatezza di un'intera classe politica brava nel raccontare fanfaluche, totalmente incapace nel produrre fatti concreti.

Giuseppe Santocono
Giorgio Stracquadanio

martedì 16 ottobre 2012

A Vittoria dilaga l’abusivismo. Il fenomeno ha raggiunto dimensioni non sopportabili


A Vittoria c’è troppo abusivismo. Le imprese che operano nella legalità sono stanche di vedersi rubare il lavoro sotto gli occhi da chi non versa tributi e contributi, non conosce cos'è l'Iva, la Camera di commercio, l'Inps, l'Inail, la legge sulla privacy, la normativa sulla sicurezza. E’ quanto denunciano il presidente della Cna di Vittoria, Giuseppe Santocono, e il responsabile organizzativo, Giorgio Stracquadanio. “Questo problema – aggiungono i due – c'è sempre stato e la nostra organizzazione più volte l'ha messo in piazza pubblicamente. Ora, con la crisi attuale, il fenomeno sta raggiungendo dimensioni non più sopportabili. Edilizia, acconciatura, commercio i settori più bersagliati. Ci sono pochi controlli e questi stessi riguardano, paradossalmente, le attività che operano in regola. Una duplice beffa: subire la concorrenza sleale ed essere sottoposti a controlli”. “Pensiamo – dicono ancora Santocono e Stracquadanio – che la misura sia colma. Il fenomeno, grazie anche alla crisi, rischia di raggiungere dimensioni non più “governabili”, minando alla base il tessuto produttivo sano già schiacciato dalla mancanza di accesso al credito. Stiamo pensando di avviare iniziative di concerto con polizia municipale, Guardia di finanza e Agenzia delle entrate, allo scopo di stanare le irregolarità nel settore dell’artigianato e tutelare quindi chi lavora onestamente ma viene percepito come evasore”.

domenica 14 ottobre 2012

La legge di stabilità: una stangate di 2,5 miliardi per le famiglie


da www. cgiamestre.com

L’effetto composto della riduzione dell’Irpef, dell’aumento dell’Iva, dell’introduzione della franchigia e del conseguente taglio delle deduzioni e detrazioni fiscali costerà alle famiglie italiane 2,5 miliardi di euro. Questa è la stima fatta dalla CGIA di Mestre sulle indiscrezioni circolate in questi giorni attorno ai contenuti della Legge di Stabilità.
A regime, quali saranno le tipologie familiari più penalizzate da questa manovra correttiva ? 
Innanzitutto gli 8 milioni circa di incapienti – conclude Bortolussi – che rientrando nella area di esenzione fiscale  non godranno dei vantaggi economici legati della riduzione dell’Irpef e, in secondo luogo, i nuclei familiari con redditi superiori  ai 50.000/60.000 euro”.

per approfondire:


giovedì 11 ottobre 2012

Strano e immotivato il silenzio degli amministratori di Comiso.


Il silenzio degli amministratori di Comiso sulla zona artigianale è strano e immotivato. Questo  quello che è emerso nella riunione tenuta, nei locali cittadini della Cna, dai rappresentanti di alcune ditte insediate nella zona Pip del centro casmeneo. “Comprendiamo – dicono il presidente territoriale Giovanni Calogero e il responsabile organizzativo Giovanni Sallemi – come gli impegni istituzionali legati allo sblocco dell’aeroporto tengano la Giunta particolarmente occupata, ma è anche vero che le imprese che hanno investito centinaia di migliaia di euro nella zona Pip meritano attenzione, rispetto e disponibilità. Facciamo notare, ancora una volta, che quest’area è diventata un cattivo biglietto da visita per le ditte insediate ma soprattutto per Comiso. Clienti, fornitori, rappresentanti arrivano e trovano belle aziende inserite in un contesto che, con un eufemismo, definiamo poco ospitale. Per questo torniamo a chiedere maggiore attenzione nei confronti di chi compie investimenti, crea occupazione e sviluppo vero”.
“Ad onore del vero – aggiungono Calogero e Sallemi – va anche detto che, dopo le nostre segnalazioni, l'Amministrazione si è attivata. Alcune piccole azioni di riqualificazione dell’area sono state effettuate, ma è solo un primo timido passo, ancora molto deve essere fatto e soprattutto mantenuto. Le discariche che abbiamo segnalato non solo non sono state rimosse ma continuano a crescere. Questo, oltre a sottolineare l’inciviltà cronica di qualche cittadino, dimostra che la videosorveglianza non funziona come dovrebbe. Le strade che collegano la zona Pip con il resto del territorio sono più adatte alla circolazione degli animali da soma che a quella di auto, furgoni o tir. Abbiamo appreso dall’Amministrazione che esiste un progetto di riqualificazione della viabilità fermo al Cipe dal 2008. Forse è venuto il momento di sollecitarlo. Quattro anni di silenzio sembrano tanti. Nel frattempo una serie di interrogativi: si potrebbe asfaltare la strada fino alle vicinanze del torrente e poco dopo lo stesso? Il centro direzionale potrebbe essere messo in sicurezza prima che venga definitivamente smontato? In attesa che queste domande trovino una risposta, invitiamo il sindaco ad avere l’audacia (la stessa che hanno le imprese insediate) di trascorrere un paio d’ore insieme con le ditte e con il gruppo dirigente della Cna nella zona Pip per verificarne lo stato e individuare soluzioni possibili e praticabili in tempi brevi”.

lunedì 8 ottobre 2012

Crollo dei prestiti a imprese e famiglie. Silvestrini. “Il rigore estremo non permette al Paese di rialzarsi”


"Il crollo dei prestiti a imprese e famiglie, misurato dalla Banca d’Italia, non lascia più dubbi: la cura del rigore estremo non permette al Paese di rialzarsi.” Lo ha dichiarato Sergio Silvestrini Segretario Generale della Cna. "Dal 2007 ad oggi, in termini reali, il credito erogato dalle banche, secondo le stime della Cna, è rimasto invariato e costantemente al di sotto delle necessità.Nessun paese industriale può reggere un periodo così prolungato di asfissia creditizia. Sappiamo benissimo che il credito non può  garantire la ripresa se la domanda resta debole. Per questo abbiamo bisogno della riduzione della pressione fiscale sul lavoro e sulle imprese". Tagliare la spesa pubblica si può e si deve. Ogni giorno emerge un quadro sistematico di sperpero di  risorse  che impoverisce i cittadini". Il tempo stringe. - ha concluso Silvestrini - La legislatura è alla fine e le misure per la crescita non hanno ancora prodotto gli effetti desiderati.”

Episodio assurdo :Le sbarre del passaggio a livello sono rimaste bloccate. Mentre la politica dorme la città rimane isolata.


Foto di stamani. Carabinieri  presidiano il passaggio a livello bloccato.

Lo abbiamo detto in tutte le lingue, lo abbiamo urlato ai quattro venti, ma nessuno ha preso posizione. Le sbarre del passaggio a livello stamani si sono bloccate e il traffico in entrata e in uscita della città è andato in tilt”. E’ la denuncia del presidente della Cna di Vittoria, Giuseppe Santocono, e del responsabile organizzativo, Giorgio Stracquadanio, dopo quanto accaduto in uno dei principali ingressi alla città, nel tratto all’altezza della fontana della Pace. “Camion fermi – continuano Santocono e Stracquadanio – autobus immobilizzati, furgoni stoppati, i carabinieri a gestire il traffico. Se avessimo avuto una classe politica e amministrativa più attenta e meno abituata a macerare in un ambiente saturo di cloroformio tutto questo non sarebbe successo. Abbiamo anche fatto proposte poco costose (alleghiamo per l’ennesima volta la foto del progetto di massima), indicando anche dove poter reperire i fondi (P.o. Fesr 2007/2013 con riferimento all’asse VI sviluppo urbano sostenibile). Tutto è caduto nel vuoto e oggi si raccolgono i frutti. Ancora una volta ribadiamo: servono misure urgenti per migliorare la mobilità delle merci e delle persone di questo territorio. Possiamo produrre le cose migliori del mondo, possiamo avere le imprese e la manovalanza più capace del pianeta, ma se non riusciamo a immetterle nel mercato in tempi celeri e certi rimaniamo fuori da ogni idea di economia. Gli amministratori e i faccioni di tutte le liste che campeggiano nei tre per sei abbiano la dignità di pensare a queste cose e non alle succulenti indennità”.

sabato 6 ottobre 2012

L’EVASIONE/ELUSIONE DIMORA NELLE GRANDI IMPRESE


Il Nord Italia evade in valore assoluto più del Sud. Ma nel Sud si concentra la quota più alta di “devianza” cioé di fenomeni evasivi. Lo conferma il presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, in audizione in Senato. L’Italia “si colloca ai primissimi posti nella graduatoria internazionale” per l'evazione. Luigi Giampaolino, sottolinea che gli ultimi dati Ocse danno il Belpaese al terzo posto fra i paesi dell’area. Alle spalle solo di Turchia e Messico.
Tra Iva ed Irap il minor gettito lordo stimato ammonta a oltre 46 miliardi l’anno. E’ la cifra è fornita da Giampaolino. Nell’area che resta fuori (Irpef, Ires, altre imposte sugli affari e contributi previdenziali) “si collocano forme di prelievo che lasciano presumere tassi di evasione non molto dissimili” rispetto a quelli di Iva e Irap. La grande società avendo una struttura organizzativa complessa ed organismi di controllo interno ed esterno, può essere indotta a pratiche evasive più sofisticate, non di rado confinanti con l’elusione fiscale, tra le quali svariate forme di pianificazione fiscale internazionale”.

venerdì 5 ottobre 2012

Consumi elettrici. Crollo a settembre. -9,6%. Il peggior dato da aprile 2009


da www.cna.it



Crollano i consumi di elettricità. L'energia elettrica richiesta in Italia a settembre, pari a 26,4 miliardi di kWh, ha fatto registrare una flessione del 9,6% rispetto a settembre 2011. Lo rende noto Terna, spiegando che un calo così marcato non si riscontrava da aprile 2009, quando il fabbisogno elettrico scese del 10,5% rispetto allo stesso mese del 2008. Depurata dagli effetti congiunti del calendario e della temperatura, la variazione della domanda elettrica di settembre 2012 diventa -7,3%. Rispetto al corrispondente mese di settembre del 2011, si è infatti avuto nel settembre 2012 un minor numero di giorni lavorativi (20 vs 22) e una temperatura media mensile inferiore di circa un grado e mezzo. I 26,4 miliardi di kWh richiesti nel mese di settembre 2012 sono distribuiti per il 46% al Nord, per il 29% al Centro e per il 25% al Sud. A livello territoriale, la variazione della domanda si è articolata in maniera differenziata sul territorio nazionale: -9,0% al Nord, -9,5% al Centro e -10,8% al Sud. Nel mese di settembre 2012 la domanda di energia elettrica è stata soddisfatta per l’88,1% con produzione nazionale e per la quota restante (11,9%) dal saldo dell’energia scambiata con l’estero. In dettaglio, la produzione nazionale netta (23,5 miliardi di kWh) è calata dell11,1% rispetto a settembre 2011. Sono in crescita le fonti di produzione geotermica (+1,2%), eolica (+46,8%) e fotovoltaica (+18,7%). Sono in flessione la fonte termoelettrica (-13,9%) e idrica (-17,5%). Nei primi nove mesi del 2012, la domanda di energia elettrica in Italia è risultata complessivamente in calo del 2,3% rispetto ai valori del corrispondente periodo dell’anno precedente; a parità di calendario il valore è -2,7%. In termini congiunturali, la variazione destagionalizzata della domanda elettrica di settembre 2012 rispetto al mese precedente è stata pari a -4,1%. Su base trimestrale, il terzo trimestre 2012 ha fatto registrare un incremento
dell’1,4% rispetto al secondo trimestre. Il profilo del trend si porta su un andamento stazionario.

giovedì 4 ottobre 2012

Assordante silenzio sulla bretella stradale che dovrebbe collegare l’autoporto alla viabilità locale



Continua ad essere assordante il silenzio sulla bretella stradale che dovrebbe collegare il costruendo autoporto di Vittoria con la Ss 115 e la Ss 514. Lo dicono i vertici della Cna di Vittoria, il presidente Giuseppe Santocono e il responsabile organizzativo, Giorgio Stracquadanio. “Eppure, per una parte di quest’opera – aggiungono – sono già pronti 16.978.638,70 euro (fondi ex Insicem). Il soggetto attuatore dell'infrastruttura doveva essere la Provincia regionale di Ragusa, ma con la soppressione dell’ente (ricordiamo che la Cna è favorevole all'abolizione delle Province) chi dovrà gestire somme e progetto? Il Comune di Vittoria? La Regione? Sarebbe interessante saperlo”. “Il rischio concreto – aggiungono Santocono e Stracquadanio – è che questi soldi tornino a Palermo e si perdano nei numerosi rivoli e nei contorti meandri della spesa regionale. Facciamo presente che l’autoporto è una cittadella adibita all’interscambio delle merci che nel nostro territorio viaggiano esclusivamente su gomma (i cargo delle Ferrovie dello Stato purtroppo si fermano a Catania). Se quest'opera, strategica per buona parte del Sud Est siciliano, non viene opportunamente collegata alla rete viaria non sarà per nulla funzionale. Ci sono una parte delle somme, ci sono i progetti e non si riesce a fare partire l'opera? In questo modo l’autoporto rischia seriamente di fare compagnia all'aeroporto di Comiso. La nostra marginalità infrastrutturale non è figlia del destino cinico e baro ma del disinteresse. Se gli amministratori locali e regionali smettessero di respirare cloroformio, capirebbero finalmente che lo sviluppo di un territorio passa dalla qualità e dall’efficienza della spesa pubblica

lunedì 1 ottobre 2012

La crisi ha provocato quasi un milione di nuovi poveri


Da www.cgiamestre.com

La causa, segnala la CGIA di Mestre che ha curato l’analisi, è la crisi economica che, a partire dal 2007, ha aumentato a dismisura la povertà assoluta, i senza lavoro e i cassa integrati a zero ore. Risultato ? Oltre a peggiorare le condizioni di vita delle fasce sociali più deboli del Paese, questa situazione di difficoltà ha fatto aumentare la spesa pubblica a sostegno di queste persone e diminuire i consumi. Tra il 2007 e l’anno in corso, i consumi reali delle famiglie italiane hanno registrato una flessione del 4,4%. Una contrazione che, chiaramente, ha avuto delle ripercussioni molto negative sui bilanci economici dei piccoli commercianti e degli artigiani.