Dopo
quattro anni di crisi le microimprese continuano a soffrire per la
mancanza di liquidità. Per soddisfare gli ordini e la domanda devono
pagare le forniture, acquistare le materie prime e i servizi, pagare
le utenze, onorare gli impegni economici assunti con i propri
dipendenti, versare le tasse e i contributi ed è chiaro che senza
liquidità molte attività rischiano di chiudere. Dall’inizio della
crisi ad oggi sono quasi 50.000 le imprese italiane che hanno fallito
e circa un terzo di queste hanno chiuso i battenti per mancati
pagamenti.
Nel
dicembre 2011 e nel febbraio di quest’anno gli istituti di credito
italiani hanno ricevuto dalla Banca Centrale Europea 132 miliardi di
liquidità netta, ad un tasso d’interesse dell’1%. Gran parte di
questi soldi sono stati impiegati per l’acquisto di titoli di Stato
al fine di evitare il crac finanziario del nostro Paese (ma facendo
anche aumentare il debito pubblico). Adesso bisogna evitare che a
collassare sia l’economia reale, ovvero le imprese e i propri
dipendenti.
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