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venerdì 28 febbraio 2014

Zona artigianale a Vittoria, ha preso forma il nuovo schema di regolamento per l’assegnazione dei lotti

Il nuovo schema di regolamento per l'assegnazione dei lotti nella zona artigianale di Vittoria ha preso finalmente forma. Infatti, giovedì 27 febbraio, nei locali della direzione Sviluppo economico del Comune, si è tenuta la riunione tra il dirigente e i rappresentati delle organizzazioni di categoria. La Cna era rappresentata dal presidente della sede territoriale Giuseppe Santocono. “Il nuovo regolamento – afferma quest’ultimo – mantiene quasi lo stesso impianto del precedente ma accoglie la richiesta che la nostra organizzazione da tempo fa all'Amministrazione: sollecitare le diverse imprese, a cui da tempo sono stati assegnati dei lotti, nel realizzare gli opifici. Diversamente si procederà a revocare l'assegnazione e a rimettere a bando i lotti. Si fornisce così la possibilità a chi vuole fare investimenti di poter ottenere uno spazio dove realizzare la propria attività e nel contempo si qualificano parti della zona che sono abbandonate da tempo e dequalificano l'area. Le continue sollecitazioni della nostra organizzazione, la sensibilità dell'esperto dott. Angelo Fraschilla e la disponibilità della dirigente, dottoressa Adelina Di Rosa, hanno prodotto questo primo ma significativo risultato. Adesso la Giunta dovrà approvare l'atto. Chiediamo sin da ora che nella prossima seduta dell’esecutivo lo schema di regolamento sia esitato così da accelerare l'iter che lo porterà all'esame e all'approvazione del Consiglio comunale”.

giovedì 20 febbraio 2014

Cantiere autoporto di Vittoria: il tempo si è fermato.



Il cantiere dell'autoporto sembra una landa. In quel luogo pare che il tempo si sia fermato. Tutto appare come pochi mesi fa. E’ quanto denunciano il presidente della Cna territoriale di Vittoria, Giuseppe Santocono, e il responsabile organizzativo, Giorgio Stracquadanio, che ieri hanno effettuato l’ennesimo sopralluogo. “Nelle visite cicliche che abbiamo concretizzato negli ultimi mesi – dicono entrambi – non sono state notate grandi novità. Manifestiamo una certa preoccupazione. Il primo stralcio della struttura doveva essere pronto entro dicembre scorso ma basta vedere il filmato che abbiamo realizzato per comprendere che sono ancora parecchie le cose da fare. Perché tutta questa lentezza? Quali problemi ci sono? Più volte, nei vari incontri, abbiamo sottolineato queste nostre preoccupazioni al Rup (Responsabile unico dell'opera) ma non abbiamo mai ricevuto una risposta chiara. Abbiamo anche chiesto a che punto è l'iter progettuale del secondo stralcio dell'opera: ci è stato detto che è pronto. A noi, però, risulta che gli uffici competenti della Regione non sanno nulla del secondo stralcio. Lo diciamo forte e chiaro: la nostra organizzazione si è spesa al massimo per ottenere la realizzazione di quest'opera, siamo gli unici ad aver creduto e a credere in questa infrastruttura. Sarebbe una sconfitta, prima ancora che per noi, per l'intero territorio vedere quel luogo come una cattedrale nel deserto delle opere incompiute”. Santocono e Stracquadanio chiedono che “gli uffici competenti del Comune verifichino con attenzione il cronoprogramma che porta al completamento dell'opera. Ricordiamo le dichiarazioni del presidente della So.A.Co., Rosario Dibennardo, quando ebbe ad affermare, parlando delle interazioni che può avere l’aeroporto di Comiso a livello infrastrutturale: “In questa sinergia inserisco l’autoporto di Vittoria geograficamente strategico. E’ chiaro che l’autoporto è importante se parliamo di collegamenti. Mi auguro che il completamento avvenga nel minor tempo possibile affinché si possa lavorare in sinergia con il Magliocco”. Lo ricordiamo a noi stessi: dire o scrivere che “le infrastrutture sono tra i principali fattori abilitanti della crescita e della competitività del nostro territorio” o “le imprese scelgono di investire dove ci sono infrastrutture adeguate e funzionanti” è la cosa più facile e più ovvia di questo mondo. Se le parole hanno ancora un valore, bisogna essere conseguenti”.

sabato 8 febbraio 2014

Che fine ha fatto il nuovo regolamento della zona artigianale?

Ma che fine ha fatto il nuovo regolamento relativo alla zona artigianale? E' da tempo che ci confrontiamo con l’Amministrazione e ci dicono che è stato redatto un nuovo atto che punta ad ordinare l'area di insediamento, che questo documento è pronto, che deve essere sottoposto all'attenzione delle associazioni di categoria per poi essere approvato dalla giunta e infine approvato in Consiglio comunale. Vorremmo essere smentiti ma noi non abbiamo ancora visto nulla”. E’ quanto affermano, in un documento congiunto, il presidente della Cna territoriale di Vittoria, Giuseppe Santocono, e il responsabile organizzativo, Giorgio Stracquadanio. “Eppure il 5 dicembre scorso – aggiungono i due dirigenti della Cna – durante l'incontro con il sindaco e gli amministratori, voluto dalla nostra associazione di categoria e dal comitato delle imprese insediate nella zona artigianale, avevamo posto il problema e ci era stato detto che era questione di pochi giorni, che tutto era quasi pronto. E’ come se qualcosa si fosse inceppata. Cosa è accaduto? Ci permettiamo di fare notare che un nuovo regolamento porterebbe (così come ci è stato detto) allo sblocco di alcune aree e quindi consentirebbe, a chi vuole fare investimenti, di creare nuovi insediamenti nella zona contribuendo in modo diretto allo sviluppo sano e ordinato del territorio. Nella zona artigianale è indispensabile ordine, numerosi sono i lotti che si possono riassegnare. Perdere ancora tempo significa mettere limiti a chi vuole creare un ambiente favorevole alla libera e sana iniziativa imprenditoriale”.

lunedì 3 febbraio 2014

Reagire alla crisi e non piangersi addosso.


La crisi “esplosa” nel 2008 ce l'hanno rappresentata come un fenomeno improvviso, un terremoto, capitato per caso a quel sistema finanziario, che secondo il pensiero unico funzionava perfettamente. Non c'è nulla di accidentale in quello che stiamo vivendo. La politica invece di favorire l'economia reale ha favorito lo sviluppo senza limite delle attività finanziarie simili ad una lotteria. La creazione illimitata di denaro ci ha invaso, rendendo del tutto impossibile stabilire quanti soldi ci fossero in circolazione. Il problema è che il denaro creato dal nulla può sì essere prontamente convertito in beni e servizi reali, ma altrettanto velocemente può scomparire in ogni momento, come è avvenuto tra il febbraio e l'ottobre del 2008. Stabilito che la crisi in atto è un fenomeno strutturale, non un incidente di percorso, va anche precisato che la stessa ci obbliga a riprogettare il nostro cammino, a darci nuove regole e a trovare nuove forme di impegno, a puntare sulle esperienze positive e rigettare quelle negative. La crisi diventa così occasione di discernimento e di nuova progettualità. Penso che questo riguardi anche la nostra CNA. Noi, tutti noi, abbiamo in parte assecondato i vizi della finanza e della politica ma adesso la nostra organizzazione ha bisogno di logiche che modifichino l'attuale andamento. La domanda che da tempo mi pongo e pongo è: alla luce della crisi. che si è ormai consolidata, e ha colpito direttamente il modello imprenditoriale che noi rappresentiamo, qual'è la nostra progettualità? Io penso (correggetemi se sbaglio) che ciò che noi vogliamo rappresentare (le PMI) abbia solo subito. Non dico che siamo rimasti immobili o non abbiamo fatto nulla, dico che siamo stati presi alla sprovvista e per questo non siamo riusciti ad essere incisivi. Mentre il sistema finanziario è stato immediatamente aiutato, su di noi e sulle nostre imprese si è abbattuta con forza l'austerità secondo il vecchio adagio latino: “dura lex sed lex”, la legge è dura ma è la legge. Cito un fatto su tutti, poche settimane, la vedova dell'imprenditore artigiano bolognese che lo scorso anno si suicidò perché travolto dai debiti, si è vista recapitare da Equitalia – nella qualità di erede - una cartella di 60 mila euro. Siccome la legge è legge, gli enti dello stato hanno subito precisato: “non è nelle possibilità nè di Equitalia, nè dell'Agenzia non rispettare quanto prevede la legge, per cui solo un intervento del Parlamento può cancellare il debito”. Rischio e flessibilità sono concetti che valgono solo per le imprese (soprattutto le piccole) e per i lavoratori, mai per le banche (Montepaschi è l'esempio più eclatante) o per gli organi della stato (Equitalia). Li ogni forma di sostegno (guai chiamarla assistenza) o di rigidità sono una risorsa . Questo duplice atteggiamento ci dice con estrema chiarezza che tutte le istituzioni di questo paese hanno avviato la cultura dello scarto. Un metodo che punta ad isolare, zittire, mortificare, umiliare persone messe in difficoltà da una crisi che non hanno prodotto, siano esse imprenditori, lavoratori, pensionati e disoccupati. Soggetti che noi in molti casi rappresentiamo e che giornalmente e da tempo ci dicono: “ma la CNA cosa sta facendo?” Non nascondo che sempre più spesso ho difficoltà a rispondere. E' venuto il momento di reagire, la fase “congressuale” è finita, adesso bisogna stare sulle tante questioni che assillano ciò che noi abbiamo deciso di rappresentare. Questa crisi non attende, avanza travolgendo, sta sbaragliando anche il sistema di rappresentanza, cioè anche noi. Se non si trovano soluzioni per far ripartire i consumi interni ci avvieremo velocemente verso la desertificazione economica. Se la tanto citata “ripresina” non produce occupazione è una falso risveglio. Se non si rimette in moto l’accesso al credito stiamo parlando di aria fritta. Se non si riduce il carico fiscale si raccontano solo fanfaluche. Ma soprattutto se non si rivede il sistema di riscossione dei tributi e dei contributi esercitato da Equitalia e Riscossione Sicilia rischiamo di essere travolti. Negli ultimi 15 anni si sono accumulati crediti non riscossi per lo Stato pari a 545 miliardi. Mi rimbombano in testa le parole del direttore generale dell'agenzia delle entrate, Attilio Befera, nell'audizione del 22 gennaio scorso alla Commissione parlamentare di vigilanza sull'anagrafe tributaria: “Dei 545 miliardi teoricamente, saranno riscuotibili il 5 o il sei per cento”. Equitalia e Riscossione Sicilia sono in default, malgrado il “decreto del fare” non hanno abbassato gli aggi, non sono in grado di riscuotere oltre il 90% delle somme, ma continuano a bloccare le imprese già in difficoltà. La domanda è terribilmente semplice: cosa aspettiamo a chiedere con forza una profonda revisione del sistema riscossivo? E' come se anche noi lavorassimo sottraendo mentre invece serve aggiungere. Non sto mettendo in discussione il fatto che i debiti non debbano essere onorati e le tasse non devono essere pagate. Dico che il sistema, per bocca di chi lo sta gestendo non regge, quindi va cambiato. La crisi è forte ma «noi» pensiamo a lavorare sodo, fidandoci dei nostri istinti ma soprattutto usciamo dall’ombra e attacchiamo. Da questa crisi si esce facendo, al meglio possibile, le cose che sappiamo fare soltanto noi. 

P.s.

Avanzo una proposta che può servire alle imprese e allo Stato. Spero possa essere presa in considerazione.
Giuseppe Santocono
Presidente Cna Vittoria

Componente direzione regionale CNA Sicilia