Il nuovo
schema di regolamento per l'assegnazione dei lotti nella zona
artigianale di Vittoria ha preso finalmente forma. Infatti, giovedì
27 febbraio, nei locali della direzione Sviluppo economico del
Comune, si è tenuta la riunione tra il dirigente e i rappresentati
delle organizzazioni di categoria. La Cna era rappresentata dal
presidente della sede territoriale Giuseppe Santocono. “Il nuovo
regolamento – afferma quest’ultimo – mantiene quasi lo stesso
impianto del precedente ma accoglie la richiesta che la nostra
organizzazione da tempo fa all'Amministrazione: sollecitare le
diverse imprese, a cui da tempo sono stati assegnati dei lotti, nel
realizzare gli opifici. Diversamente si procederà a revocare
l'assegnazione e a rimettere a bando i lotti. Si fornisce così la
possibilità a chi vuole fare investimenti di poter ottenere uno
spazio dove realizzare la propria attività e nel contempo si
qualificano parti della zona che sono abbandonate da tempo e
dequalificano l'area. Le continue sollecitazioni della nostra
organizzazione, la sensibilità dell'esperto dott. Angelo Fraschilla
e la disponibilità della dirigente, dottoressa Adelina Di Rosa,
hanno prodotto questo primo ma significativo risultato. Adesso la
Giunta dovrà approvare l'atto. Chiediamo sin da ora che nella
prossima seduta dell’esecutivo lo schema di regolamento sia esitato
così da accelerare l'iter che lo porterà all'esame e
all'approvazione del Consiglio comunale”.
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venerdì 28 febbraio 2014
giovedì 20 febbraio 2014
Cantiere autoporto di Vittoria: il tempo si è fermato.
Il cantiere dell'autoporto sembra una landa. In quel luogo pare che il tempo si sia fermato. Tutto appare come pochi mesi fa. E’ quanto denunciano il presidente della Cna territoriale di Vittoria, Giuseppe Santocono, e il responsabile organizzativo, Giorgio Stracquadanio, che ieri hanno effettuato l’ennesimo sopralluogo. “Nelle visite cicliche che abbiamo concretizzato negli ultimi mesi – dicono entrambi – non sono state notate grandi novità. Manifestiamo una certa preoccupazione. Il primo stralcio della struttura doveva essere pronto entro dicembre scorso ma basta vedere il filmato che abbiamo realizzato per comprendere che sono ancora parecchie le cose da fare. Perché tutta questa lentezza? Quali problemi ci sono? Più volte, nei vari incontri, abbiamo sottolineato queste nostre preoccupazioni al Rup (Responsabile unico dell'opera) ma non abbiamo mai ricevuto una risposta chiara. Abbiamo anche chiesto a che punto è l'iter progettuale del secondo stralcio dell'opera: ci è stato detto che è pronto. A noi, però, risulta che gli uffici competenti della Regione non sanno nulla del secondo stralcio. Lo diciamo forte e chiaro: la nostra organizzazione si è spesa al massimo per ottenere la realizzazione di quest'opera, siamo gli unici ad aver creduto e a credere in questa infrastruttura. Sarebbe una sconfitta, prima ancora che per noi, per l'intero territorio vedere quel luogo come una cattedrale nel deserto delle opere incompiute”. Santocono e Stracquadanio chiedono che “gli uffici competenti del Comune verifichino con attenzione il cronoprogramma che porta al completamento dell'opera. Ricordiamo le dichiarazioni del presidente della So.A.Co., Rosario Dibennardo, quando ebbe ad affermare, parlando delle interazioni che può avere l’aeroporto di Comiso a livello infrastrutturale: “In questa sinergia inserisco l’autoporto di Vittoria geograficamente strategico. E’ chiaro che l’autoporto è importante se parliamo di collegamenti. Mi auguro che il completamento avvenga nel minor tempo possibile affinché si possa lavorare in sinergia con il Magliocco”. Lo ricordiamo a noi stessi: dire o scrivere che “le infrastrutture sono tra i principali fattori abilitanti della crescita e della competitività del nostro territorio” o “le imprese scelgono di investire dove ci sono infrastrutture adeguate e funzionanti” è la cosa più facile e più ovvia di questo mondo. Se le parole hanno ancora un valore, bisogna essere conseguenti”.
sabato 8 febbraio 2014
Che fine ha fatto il nuovo regolamento della zona artigianale?
“Ma
che fine ha fatto il nuovo regolamento relativo alla zona
artigianale? E' da tempo che ci confrontiamo con l’Amministrazione
e ci dicono che è stato redatto un nuovo atto che punta ad ordinare
l'area di insediamento, che questo documento è pronto, che deve
essere sottoposto all'attenzione delle associazioni di categoria per
poi essere approvato dalla giunta e infine approvato in Consiglio
comunale. Vorremmo essere smentiti ma noi non abbiamo ancora visto
nulla”. E’ quanto affermano, in un documento congiunto, il
presidente della Cna territoriale di Vittoria, Giuseppe Santocono, e
il responsabile organizzativo, Giorgio Stracquadanio. “Eppure il 5
dicembre scorso – aggiungono i due dirigenti della Cna – durante
l'incontro con il sindaco e gli amministratori, voluto dalla nostra
associazione di categoria e dal comitato delle imprese insediate
nella zona artigianale, avevamo posto il problema e ci era stato
detto che era questione di pochi giorni, che tutto era quasi pronto.
E’ come se qualcosa si fosse inceppata. Cosa è accaduto? Ci
permettiamo di fare notare che un nuovo regolamento porterebbe (così
come ci è stato detto) allo sblocco di alcune aree e quindi
consentirebbe, a chi vuole fare investimenti, di creare nuovi
insediamenti nella zona contribuendo in modo diretto allo sviluppo
sano e ordinato del territorio. Nella zona artigianale è
indispensabile ordine, numerosi sono i lotti che si possono
riassegnare. Perdere ancora tempo significa mettere limiti a chi
vuole creare un ambiente favorevole alla libera e sana
iniziativa imprenditoriale”.
lunedì 3 febbraio 2014
Reagire alla crisi e non piangersi addosso.
La
crisi “esplosa” nel 2008 ce l'hanno rappresentata come un
fenomeno improvviso, un terremoto, capitato per caso a quel sistema
finanziario, che secondo il pensiero unico funzionava perfettamente.
Non c'è nulla di accidentale in quello che stiamo vivendo. La
politica invece di favorire l'economia reale ha favorito lo sviluppo
senza limite delle attività finanziarie simili ad una lotteria. La
creazione illimitata di denaro ci ha invaso, rendendo del tutto
impossibile stabilire quanti soldi ci fossero in circolazione. Il
problema è che il denaro creato dal nulla può sì essere
prontamente convertito in beni e servizi reali, ma altrettanto
velocemente può scomparire in ogni momento, come è avvenuto tra il
febbraio e l'ottobre del 2008. Stabilito che la crisi in atto è un
fenomeno strutturale, non un incidente di percorso, va anche
precisato che la stessa ci
obbliga a riprogettare il nostro cammino, a darci nuove regole e a
trovare nuove forme di impegno, a puntare sulle esperienze positive e
rigettare quelle negative. La crisi diventa così occasione di
discernimento e di nuova progettualità. Penso che questo riguardi
anche la nostra CNA. Noi, tutti noi, abbiamo in parte assecondato i
vizi della finanza e della politica ma adesso la nostra
organizzazione ha bisogno di logiche che modifichino l'attuale
andamento. La
domanda che da tempo mi pongo e pongo è: alla
luce della crisi. che si è ormai consolidata, e ha colpito
direttamente il modello imprenditoriale che noi rappresentiamo,
qual'è la nostra progettualità?
Io penso (correggetemi se sbaglio) che ciò che noi vogliamo
rappresentare (le PMI) abbia solo subito. Non dico che siamo rimasti
immobili o non abbiamo fatto nulla, dico che siamo stati presi alla
sprovvista e per questo non siamo riusciti ad essere incisivi. Mentre
il sistema finanziario è stato immediatamente aiutato, su di noi e
sulle nostre imprese si è abbattuta con forza l'austerità secondo
il vecchio adagio latino: “dura
lex sed lex”,
la legge è dura ma è la legge. Cito un fatto su tutti, poche
settimane, la vedova dell'imprenditore artigiano bolognese che lo
scorso anno si suicidò perché travolto dai debiti, si è vista
recapitare da Equitalia – nella qualità di erede - una cartella
di 60 mila euro. Siccome la legge è legge, gli enti dello stato
hanno subito precisato: “non
è nelle possibilità nè di Equitalia, nè dell'Agenzia non
rispettare quanto prevede la legge, per cui solo un intervento del
Parlamento può cancellare il debito”.
Rischio e flessibilità sono concetti che valgono solo per le
imprese (soprattutto le piccole) e per i lavoratori, mai per le
banche (Montepaschi è l'esempio più eclatante) o per gli organi
della stato (Equitalia). Li ogni forma di sostegno (guai chiamarla
assistenza) o di rigidità sono una risorsa . Questo duplice
atteggiamento ci
dice con estrema chiarezza che tutte le istituzioni di questo paese
hanno avviato la cultura dello scarto. Un metodo che punta ad
isolare, zittire, mortificare, umiliare persone messe in difficoltà
da una crisi che non hanno prodotto, siano esse imprenditori,
lavoratori, pensionati e disoccupati. Soggetti che noi in molti casi
rappresentiamo e che giornalmente e da tempo ci dicono: “ma
la CNA cosa sta facendo?”
Non nascondo che sempre più spesso ho difficoltà a rispondere. E'
venuto il momento di reagire, la fase “congressuale” è finita,
adesso bisogna stare sulle tante questioni che assillano ciò che noi
abbiamo deciso di rappresentare. Questa
crisi non attende, avanza travolgendo, sta sbaragliando anche il
sistema di rappresentanza, cioè anche noi.
Se
non si trovano soluzioni per far ripartire i consumi interni ci
avvieremo velocemente verso la desertificazione economica. Se la
tanto citata “ripresina” non produce occupazione è una falso
risveglio. Se non si rimette in moto l’accesso al credito stiamo
parlando di aria fritta. Se non si riduce il carico fiscale si
raccontano solo fanfaluche. Ma soprattutto se non si rivede il
sistema di riscossione dei tributi e dei contributi esercitato da
Equitalia e Riscossione Sicilia rischiamo di essere travolti. Negli
ultimi 15 anni si sono accumulati crediti non riscossi per lo Stato
pari a 545 miliardi. Mi
rimbombano in testa le parole del direttore generale dell'agenzia
delle entrate, Attilio Befera, nell'audizione del 22 gennaio scorso
alla Commissione parlamentare di vigilanza sull'anagrafe tributaria:
“Dei
545 miliardi teoricamente, saranno riscuotibili il 5 o il sei per
cento”.
Equitalia e Riscossione Sicilia sono in default, malgrado il “decreto
del fare” non hanno abbassato gli aggi, non sono in grado di
riscuotere oltre il 90% delle somme, ma continuano a bloccare le
imprese già in difficoltà. La domanda è terribilmente semplice:
cosa aspettiamo a chiedere con forza una profonda revisione del
sistema riscossivo? E'
come se anche noi lavorassimo sottraendo mentre invece serve
aggiungere.
Non sto mettendo in discussione il fatto che i debiti non debbano
essere onorati e le tasse non devono essere pagate. Dico che il
sistema, per bocca di chi lo sta gestendo non regge, quindi va
cambiato. La crisi è forte
ma «noi» pensiamo a lavorare sodo, fidandoci dei nostri istinti ma
soprattutto usciamo dall’ombra e attacchiamo. Da questa crisi si esce facendo, al meglio possibile, le cose che sappiamo fare soltanto noi.
P.s.
Giuseppe
Santocono
Presidente Cna Vittoria
Componente
direzione regionale CNA Sicilia
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