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venerdì 3 maggio 2013

Lettera aperta di un artigiano al sistema bancario



Sono il titolare di un impresa artigiana associata alla CNA che opera nel comparto costruzioni. La mia attività negli anni si è sviluppata non solo dimensionalmente ma anche specializzandosi e qualificandosi. Malgrado la crisi, riesco a resistere. Anche se il lavoro nell'ultimo periodo ha subito un piccola flessione non ho licenziato nessuno dei miei dipendenti. Il rapporto umano e di fiducia che si è instaurato tra me e chi mi collabora mi impone di essere rispettoso nei confronti di chi ha contribuito insieme a me alla crescita della mia impresa. Questo mio riguardo (non sono per nulla pentito) ha leggermente intaccato le risorse finanziarie della mia attività. Fortunatamente nulla di preoccupante, sono ottimista per natura e so anche che riuscirò insieme a tanti piccoli imprenditori come me ad uscire fuori da questa situazione. La sensibilità e l'ottimismo però non trovano dimora negli istituti di credito. La banca di cui sono cliente da anni, dove ho fatto canalizzare gli stipendi dei miei dipendenti, dove sono depositati i miei piccoli risparmi, appena ha avvertito la mia difficoltà ha immediatamente sentito l'esigenza di comunicarmi una PROPOSTA DI MODIFICA UNILATERALE DEL CONTRATTO RELATIVO AL RAPPORTO N.... A LEI/VOI INTESTATO”. La proposta UNILATERALE consisteva nell'aumentare il tasso debitore di circa due punti in percentuale. Il motivo della variazione veniva spiegato nella lettera: o
Tali variazioni si sono rese necessarie in considerazione dell'incremento del Suo rischio creditizio quale evidenziato dagli indicatori qualitativi adottati dalla banca nell'abito delle procedure e tenuto altresì conto del deterioramento dello scenario macroeconomico che richiede un'analisi continua delle singole posizioni affidate.
Questa cosa non mi ha preoccupato ma mi ha fatto riflettere. Se avessi licenziato i miei dipendenti le considerazioni dell'incremento del MIO rischio creditizio...gli indicatori qualitativi...gli scenari macroeconomici... sicuramente non sarebbero mutati (IO però non avrei avuto il coraggio di guardarmi allo specchio). Quindi, se non faccio investimenti, se non creo o non mantengo i livelli occupazionali, cioè se non faccio impresa, secondo la banca ho un ottimo rating(??) Ma le banche (sarei fortemente ingeneroso se indicassi solo la mia) che imprese sono? Io sono un imprenditore perché rischio, investo, creo nel mio piccolo occupazione e sviluppo, non mi rassegno davanti alle difficoltà di una crisi che sto subendo insieme a tanti altri. Le banche (soprattutto nella mia città) hanno avuto e hanno invece il ruolo dei prenditori. Hanno utilizzato i nostri risparmi per giocare d'azzardo nel casinò della finanza perdendone sicuramente una buona parte. Hanno ricevuto immediatamente aiuti dalla Stato (e quindi anche da me) mentre le piccole imprese ancora attendono. Hanno incassato gli aiuti dalla BCE. Tutto questo sostegno che fine ha fatto? L'economia reale, il territorio si aspettava qualcosa. Invece no. Hanno dimenticato che gli attori veri dello sviluppo sono le imprese sane, quelle che operano nella legalità, le stesse che producono risorse necessarie quali: occupazione, reddito e risparmio. Le banche, quando le cose andavano bene, con fastidio e cercando sempre più garanzie di quante ne servivano, si sforzavano di sostenere l'economia sana di questo territorio. Ora, con la crisi in atto, la stanno definitivamente affondando. Davanti a queste evidenze sono io (sono convinto che tantissimi la pensano come me) che propongo unilateralmente, al sistema bancario, più chiarezza nelle procedure che adotta, maggiore trasparenza nell'utilizzo delle somme che gestisce e riceve come aiuto, massimo rispetto per chi fa veramente impresa. Scaricare le proprie difficoltà sulle piccole imprese, e non contenti, umiliarle e mortificarle con comunicazioni che presentano un'analisi generica utile a giustificare il modo e il metodo per spillare ancora soldi mi sembra veramente eccessivo.
La politica, se ha ancora un pizzico di dignità e se è ancora mossa da un minimo di passione per le questioni vere, si attivi. L'immobilismo e il silenzio sono parenti stretti della complicità.

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