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martedì 30 aprile 2013

Domani 1° Maggio, festa ...


Primo maggio festa del lavoro? Ma di quale lavoro? La crisi economica che in principio ha investito l'ambito dei mercati finanziari ha subito contagiato l'economia reale. Le microimprese artigiane in poco tempo si sono trovate ha fronteggiare un significativo calo di consumi e di commesse e tutto questo ha prodotto risultati drammatici. In questo clima di incertezza economica si somma il disorientamento della politica (nazionale, regionale e locale) che in questo territorio ha commissariato tutto quello che c'è da commissariare. Il fatto vero è che al centro di tutto non è stato messo il lavoro. La risultante è stata una disoccupazione in crescente aumento soprattutto tra i giovani (40% in provincia di Ragusa). Un disagio sociale dilagante che rischia di affossare il nostro territorio. La peculiarità del nostro sistema economico è basata sulle attività di tantissimi piccoli imprenditori e mettere al centro il problema del lavoro significa affermare il rispetto e la dignità di tutti i lavori e di tutti i lavoratori. Il lavoro è dignità: dignità sociale e individuale, solo creando opportunità di lavoro si può parlare di uguaglianza, di libertà e di democrazia. Ma se l'economa reale, quella fatta dalle piccole imprese, dai lavoratori, dalle famiglie viene relegata ai margini e perde ogni dignità grazie al modello di riscossione dei tributi (ex SERIT), al carico fiscale sempre più gravoso, alla mancanza di accesso la credito, ai ritardi dei pagamenti della Pubblica amministrazione, ecc... non possiamo più parlare di lavoro ma di schiavitù. La Costituzione recita: l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Ma la sacralità del primo articolo della costituzione è stata profanata abbondantemente tanto da diventare una beffa. Tanti piccoli imprenditori, lavoratori, pensionati in poco tempo hanno visto crollare sforzi e sacrifici di un intera esistenza, qualcuno ha compiuto gesti estremi che non possono e non devono essere giustificati, ma ci hanno lasciato un testamento pesante: la dignità è più importante della vita. Se non ri-scopriamo il significato della parola lavoro, domani primo maggio, festeggeremo solo una reliquia.

Giuseppe Santocono

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