Primo
maggio festa del lavoro? Ma di quale lavoro?
La crisi economica che in principio ha investito l'ambito dei mercati
finanziari ha subito contagiato l'economia reale. Le microimprese
artigiane in poco tempo si sono trovate ha fronteggiare un
significativo calo di consumi e di commesse e tutto questo ha
prodotto risultati drammatici. In questo clima di incertezza
economica si somma il disorientamento della politica (nazionale,
regionale e locale) che in questo territorio ha commissariato tutto
quello che c'è da commissariare. Il fatto vero è che al centro di
tutto non è stato messo il lavoro. La risultante è stata una
disoccupazione in crescente aumento soprattutto tra i giovani (40% in
provincia di Ragusa). Un disagio sociale dilagante che rischia di
affossare il nostro territorio. La
peculiarità del nostro sistema economico è basata sulle attività
di tantissimi piccoli imprenditori e mettere al centro il problema
del lavoro significa affermare il rispetto e la dignità di tutti i
lavori e di tutti i lavoratori. Il
lavoro è dignità: dignità sociale e individuale, solo creando
opportunità di lavoro si può parlare di uguaglianza, di libertà e
di democrazia. Ma se l'economa reale, quella fatta dalle piccole
imprese, dai lavoratori, dalle famiglie viene relegata ai margini e
perde ogni dignità grazie al modello di riscossione dei tributi (ex
SERIT), al carico fiscale sempre più gravoso, alla mancanza di
accesso la credito, ai ritardi dei pagamenti della Pubblica
amministrazione, ecc... non possiamo più parlare di lavoro ma di
schiavitù. La Costituzione recita: l'Italia è una Repubblica
democratica fondata sul lavoro. Ma la sacralità del primo articolo
della costituzione è stata profanata abbondantemente tanto da
diventare una beffa. Tanti piccoli imprenditori, lavoratori,
pensionati in poco tempo hanno visto crollare sforzi e sacrifici di
un intera esistenza, qualcuno ha compiuto gesti estremi che non
possono e non devono essere giustificati, ma ci hanno lasciato un
testamento pesante: la dignità
è più importante della vita.
Se non ri-scopriamo il significato della parola lavoro, domani primo
maggio, festeggeremo solo una reliquia.
Giuseppe
Santocono
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