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sabato 6 aprile 2013

PRG tra riti e liturgie politiche. Ma la riqualificazione del territorio che fine farà?



La politica in questa città è diventata surreale, non ignora la realtà, l'ha proprio rimossa. Il PRG da strumento di pianificazione è diventato una sorta di attrezzo utile a riannodare alleanze politiche. Non ci interessa entrare nel merito di certe questioni, non lo abbiamo mai fatto, però lo strumento principale della pianificazione urbana, sociale ed economica non può essere tenuto a bagnomaria per mesi e poi, all'abbisogna, servirlo caldo nelle vecchie quanto stucchevoli liturgie politiche. Una ritualità utile solo ad assegnare un posto di governo a qualche esponente di partito. Per favore: basta giocare. La si smetta con la politica del rimandare sempre per non risolvere mai. Vittoria merita rispetto, attenzione. Lo chiede il mondo della produzione. L'attuale situazione che vive il comparto delle costruzioni non giustifica, non comprende e non accetta cerimonie politiche dal sapore tragicomico. Queste cose non le diciamo per accusare ma per evitare che si dimentichi l'importanza del PRG. Il nostro territorio, dal punto di vista urbanistico, è frutto di un incrocio fatto di poca capacità gestionale, spontaneismo progettuale e disattenzione di tutta la classe politica. Tutto questo ha prodotto un'urbanizzazione anonima e insostenibilità ecologica, sociale ed economica. L'ampio patrimonio urbano ed edilizio della città va riqualificato e valorizzato, va posto un freno al dissesto e al degrado ambientale del nostro paesaggio, va qualificata la viabilità. Per fare questo serve, intanto, uno strumento urbanistico idoneo che sappia esaltare questi concetti, ma anche una visione politica diversa. Solo cosi, secondo noi, si può rilanciare la filiera dell'edilizia. Riqualificare il patrimonio immobiliare esistente (oramai una priorità), migliorare la qualità e la sicurezza dell’abitare, migliorare la qualità sociale e ambientale delle periferie degradate, non è altro che la grande occasione per promuovere il rilancio, l’occupazione e l’impiego dell’imprenditoria locale attualmente al palo. Viceversa, la ritualità di una politica che continua a giocare a poker invita le imprese a prepararsi al peggio.



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