La
politica in questa città è diventata surreale, non ignora la realtà, l'ha proprio rimossa. Il PRG da strumento di pianificazione è
diventato una sorta di attrezzo utile a riannodare alleanze
politiche. Non ci interessa entrare nel merito di certe questioni,
non lo abbiamo mai fatto, però lo strumento principale della
pianificazione urbana, sociale ed economica non può essere tenuto a
bagnomaria per mesi e poi, all'abbisogna, servirlo caldo nelle
vecchie quanto stucchevoli liturgie politiche. Una ritualità utile
solo ad assegnare un posto di governo a qualche esponente di partito.
Per favore: basta giocare. La si smetta con la politica del rimandare
sempre per non risolvere mai. Vittoria merita rispetto, attenzione.
Lo chiede il mondo della produzione. L'attuale situazione che vive il
comparto delle costruzioni non giustifica, non comprende e non
accetta cerimonie politiche dal sapore tragicomico. Queste cose non
le diciamo per accusare ma per evitare che si dimentichi l'importanza
del PRG. Il nostro territorio, dal punto di vista urbanistico, è
frutto di un incrocio fatto di poca capacità gestionale,
spontaneismo progettuale e disattenzione di tutta la classe politica.
Tutto questo ha prodotto un'urbanizzazione
anonima e insostenibilità ecologica, sociale ed economica. L'ampio
patrimonio urbano ed edilizio della città va riqualificato e
valorizzato, va posto un freno al dissesto e al degrado ambientale
del nostro paesaggio, va qualificata la viabilità. Per fare
questo serve, intanto, uno strumento urbanistico idoneo che sappia
esaltare questi concetti, ma anche una visione politica diversa. Solo
cosi, secondo noi, si può rilanciare la filiera
dell'edilizia. Riqualificare il patrimonio immobiliare esistente
(oramai una priorità), migliorare la qualità e la
sicurezza dell’abitare, migliorare la qualità sociale e
ambientale delle periferie degradate, non è altro che la grande
occasione per promuovere il rilancio, l’occupazione e l’impiego
dell’imprenditoria locale attualmente al palo. Viceversa, la
ritualità di una politica che continua a giocare a poker invita le
imprese a prepararsi al peggio.
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