Vittoria: è in atto la desertificazione economica.
La
crisi sta divorando il tessuto delle pmi di Vittoria. Dall'inizio
dell'anno sono state presentate oltre 100 domande di cancellazione
alla CCIAA di Ragusa (tra Registro Imprese e Albo Artigiani). La
disoccupazione è cresciuta. l'ISTAT certifica che nel 2012 in
provincia di Ragusa il tasso di disoccupazione (riferito a lavoratori
di età compresa fra i 15 e 64 anni) è salito al 40,9%. Vittoria è
in linea con questo dato. I dati del centro ascolto Caritas di
Vittoria ci dicono di una accelerazione dei processi che portano alla
povertà con un area del disagio che va dai 20 ai 60 anni. La
capacità imprenditoriale, il mercato, l'economia, di questo
territorio stanno perdendo spinta, non riescono, più a creare
sviluppo, siamo schiacciati sempre più in basso. Ad aumentare ansie
e preoccupazioni tra le imprese che resistono contribuiscono anche le
future scadenze fiscali del prossimo giugno/luglio a partire dalle
imposte comunali, IMU, TARSU/TARES. Cessare l'attività per
continuarla in nero sta diventando la norma, è l'unico modo per
avere un po di reddito, liquidità ( fino a quando?). All'aridità
economica si sta associando la desertificazione demografica. A
Vittoria è ricomparso lo spettro dell'emigrazione. Diversi titolari
di piccole imprese, dopo aver chiuso l'attività e messo in vendita
gli immobili per pagare i debiti si preparano a trovare “fortuna”
da qualche altra parte (?). Il lavoro e gli interessi di chi lo crea
non sono più un valore. A parole si invoca ottimismo e fiducia ma
nei fatti queste parole servono solo come contorno, hanno il sapore
di una fastidiosissima pacca sulla spalla. I primi a tradire questi
concetti sono le banche le quali chiedono sempre più garanzie anche
per un prestito di poche migliaia di euro. Gli istituti di credito,
nei fatti hanno legato un masso al collo alle imprese e alle
famiglie gli unici soggetti che cercano di nuotare nel mare in
tempesta della crisi. Il vortice che rischia di travolgerci sta tutto
qui: il lavoro c'è però mancano i soldi, le banche non erogando
prestiti, l'economia peggiora, le tasse aumentano e la ripresa si
allontana. Bisogna uscire da queste sabbie mobili. Il vedersi
sbattere la porta in faccia dalle istituzioni o dalla banca, la
disperazione di non poter incassare il dovuto, l'impoverimento
repentino, rischiano di avviare processi non facilmente
controllabili. Le banche devono ritornare a fare il loro lavoro non
possono più temporeggiare. Questa lunga esitazione ha creato prima
ansia da ripresa, poi disperazione adesso tutto rischia di diventare
rabbia.
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