Lettera
aperta al Presidente Crocetta
Sig
Presidente
attirare
la sua attenzione nei confronti dei problemi che vivono le
microimprese siciliane è veramente complicato. Lei ci evita, ci
dribbla. E' veramente abile, manco fosse Messi. Noi però non ci
rassegniamo, confidiamo sempre
nel cercare un confronto vero con Lei. Chi come noi si
sforza di rappresentare imprese non può mai rassegnarsi. Per i
nostri associati la rassegnazione è la filosofia dei soddisfatti, di
chi vive bene, di chi non ha problemi di lavoro o di accesso al
credito. Le abbiamo detto
precedentemente di volerla incontrare per parlare dell'ex SERIT, oggi
Riscossione Sicilia SpA, (ma anche di accesso al credito, di rilancio
dell'economia, di infrastrutture).
L'atteggiamento vessatorio di questo “ente”, stabilito
da norme ben precise, è diventato una
questione centrale non più rinviabile. E' grave il fatto
che ad alimentare preoccupazione nel tessuto economico sano - oltre
alla crisi attuale e alla criminalità - sia una struttura
societaria (Riscossione Sicilia spa) composta per il 90% dalle azioni
di proprietà della Regione Sicilia.
Leggendo
il Rendiconto Generale della Regione Siciliana per l'Esercizio 2011,
si scopre a pag 62 che tra il 2009, 2010 e il 2011, la ex SERIT,
nelle nove province, ha notificato cartelle per una somma pari a
circa 10 miliardi Euro:
2.miliardi 657 milioni nel 2009, 3 miliardi 446 milioni nel 2010, 3
miliardi 245 ,milioni nel 2011. Dietro questi numeri ci sono persone
in carne e ossa, aziende in difficoltà, drammi umani. Non stiamo
parlando di evasori, di attività che operano nel sommerso, ma di
famiglie e imprese che in poco tempo sono state travolte dalla crisi,
incapaci a pagare regolarmente tasse e contributi, a cui vengono
notificate cartelle esattoriali caricate di sanzioni, interessi e
aggi. La ex SERIT però, in questi tre anni, ha riscosso
meno del 10% delle somme messe a ruolo
(si vedano le
tabelle allegate), non riuscendo ha centrare gli obbiettivi
della propria mission. Sempre
a pag 62 della relazione, si legge: “la
società di riscossione negli anni 2009, 2010 e 2011 ha fatto
registrare consistenti perdite di esercizio. Il mancato incremento
delle riscossioni ha impedito infatti che l’aggio trattenuto
raggiungesse valori prossimi all’indennità precedentemente
percepita, facendo mancare alla società parte delle risorse
necessarie ad un’autonoma gestione finanziaria. Quindi,
la ex SERIT, oggi Riscossione Sicilia, malgrado stressi famiglie e
imprese non è riuscita a riscuotere neanche il dovuto per sostenersi
economicamente. Riscossione Sicilia, nata il 1° settembre 2012, è
già in difficoltà finanziaria. Chi copre le perdite? La Regione?
Presidente Crocetta
bisogna prendere atto che una buona parte dei ruoli è oramai
inesigibile. Non si può continuare a tormentare famiglie e imprese
con nuove notifiche, ingiunzioni, fermi amministrativi, ipoteche, o
altro. Queste cose riescono solo a bloccare l'accesso al credito o la
regolarità contributiva. Questo comportamento sta soffocando
definitivamente
sia l'economia sana della Sicilia, sia il bilancio della Regione. Le
imprese vogliono pagare, ma non possono sopportare un carico
opprimente di sanzioni, interessi e aggi. Percentuali
significative di queste somme si possono recuperare solo rivedendo
con urgenza tutte le norme
che regolano la riscossione. Lei, grazie alla sua posizione, ha
l'obbligo, non di dire, ma di fare qualcosa.
Pochi mesi fa su
questo tema è intervenuta la Chiesa. I vescovi di alcune diocesi
siciliane hanno percepito il profondo disagio economico e sociale e
sono “disponibili
a collaborare pur di mettere al centro la dignità dell'uomo”.
La
nostra preoccupazione più grande è che l'economia criminale, la
mafia, diventi la padrona della crisi.
Gli attentati
dinamitardi di questi ultimi giorni ci dicono con chiarezza come la
criminalità cerchi di controllare le imprese sane che vogliono
resistere. Le imprese siciliane stanno resistendo malgrado non hanno
adeguati programmi d'investimento in innovazione, servizi,
formazione, infrastrutture e difficoltà di accedere al credito a
costi sostenibili. Se a questo aggiungiamo anche le “opprimenti
molestie” di una società di riscossione, poco capace a riscuote ma
capace a vessare e bloccare le imprese, risulta evidente come la
praticità gestionale della mafia, con alcuni dei suoi “servizi”:
usura, controllo del territorio e disponibilità economica, è in
grado di rilevare, con le buone o con le cattive, il meglio
dell'economia legale attualmente indebolita dalle difficoltà. Quando
il lavoro i sacrifici per mettere su un'attività, servono solo a
galleggiare, a sopravvivere, allora è la peggiore delle solitudini.
La mafia non cerca altro. Se
Lei ritiene che non ci sia nulla da fare (per
capirci: munnu ha statu
e munnu è)
continui pure ad evitarci.
Altrimenti,
compia un atto veramente rivoluzionario, provi a far uscire dalla
solitudine il lavoro legale e produttivo.
Cordialmente
Giuseppe
Cascone
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