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venerdì 8 marzo 2013

Il presidente regionale della CNA, Giuseppe Cascone, scrive a Crocetta


Lettera aperta al Presidente Crocetta
Sig Presidente
attirare la sua attenzione nei confronti dei problemi che vivono le microimprese siciliane è veramente complicato. Lei ci evita, ci dribbla. E' veramente abile, manco fosse Messi. Noi però non ci rassegniamo, confidiamo sempre nel cercare un confronto vero con Lei. Chi come noi si sforza di rappresentare imprese non può mai rassegnarsi. Per i nostri associati la rassegnazione è la filosofia dei soddisfatti, di chi vive bene, di chi non ha problemi di lavoro o di accesso al credito. Le abbiamo detto precedentemente di volerla incontrare per parlare dell'ex SERIT, oggi Riscossione Sicilia SpA, (ma anche di accesso al credito, di rilancio dell'economia, di infrastrutture). L'atteggiamento vessatorio di questo “ente”, stabilito da norme ben precise, è diventato una questione centrale non più rinviabile. E' grave il fatto che ad alimentare preoccupazione nel tessuto economico sano - oltre alla crisi attuale e alla criminalità - sia una struttura societaria (Riscossione Sicilia spa) composta per il 90% dalle azioni di proprietà della Regione Sicilia.
Leggendo il Rendiconto Generale della Regione Siciliana per l'Esercizio 2011, si scopre a pag 62 che tra il 2009, 2010 e il 2011, la ex SERIT, nelle nove province, ha notificato cartelle per una somma pari a circa 10 miliardi Euro: 2.miliardi 657 milioni nel 2009, 3 miliardi 446 milioni nel 2010, 3 miliardi 245 ,milioni nel 2011. Dietro questi numeri ci sono persone in carne e ossa, aziende in difficoltà, drammi umani. Non stiamo parlando di evasori, di attività che operano nel sommerso, ma di famiglie e imprese che in poco tempo sono state travolte dalla crisi, incapaci a pagare regolarmente tasse e contributi, a cui vengono notificate cartelle esattoriali caricate di sanzioni, interessi e aggi. La ex SERIT però, in questi tre anni, ha riscosso meno del 10% delle somme messe a ruolo (si vedano le tabelle allegate), non riuscendo ha centrare gli obbiettivi della propria mission. Sempre a pag 62 della relazione, si legge: “la società di riscossione negli anni 2009, 2010 e 2011 ha fatto registrare consistenti perdite di esercizio. Il mancato incremento delle riscossioni ha impedito infatti che l’aggio trattenuto raggiungesse valori prossimi all’indennità precedentemente percepita, facendo mancare alla società parte delle risorse necessarie ad un’autonoma gestione finanziaria. Quindi, la ex SERIT, oggi Riscossione Sicilia, malgrado stressi famiglie e imprese non è riuscita a riscuotere neanche il dovuto per sostenersi economicamente. Riscossione Sicilia, nata il 1° settembre 2012, è già in difficoltà finanziaria. Chi copre le perdite? La Regione? Presidente Crocetta bisogna prendere atto che una buona parte dei ruoli è oramai inesigibile. Non si può continuare a tormentare famiglie e imprese con nuove notifiche, ingiunzioni, fermi amministrativi, ipoteche, o altro. Queste cose riescono solo a bloccare l'accesso al credito o la regolarità contributiva. Questo comportamento sta soffocando
definitivamente sia l'economia sana della Sicilia, sia il bilancio della Regione. Le imprese vogliono pagare, ma non possono sopportare un carico opprimente di sanzioni, interessi e aggi. Percentuali significative di queste somme si possono recuperare solo rivedendo con urgenza tutte le norme che regolano la riscossione. Lei, grazie alla sua posizione, ha l'obbligo, non di dire, ma di fare qualcosa. Pochi mesi fa su questo tema è intervenuta la Chiesa. I vescovi di alcune diocesi siciliane hanno percepito il profondo disagio economico e sociale e sono “disponibili a collaborare pur di mettere al centro la dignità dell'uomo”.
La nostra preoccupazione più grande è che l'economia criminale, la mafia, diventi la padrona della crisi. Gli attentati dinamitardi di questi ultimi giorni ci dicono con chiarezza come la criminalità cerchi di controllare le imprese sane che vogliono resistere. Le imprese siciliane stanno resistendo malgrado non hanno adeguati programmi d'investimento in innovazione, servizi, formazione, infrastrutture e difficoltà di accedere al credito a costi sostenibili. Se a questo aggiungiamo anche le “opprimenti molestie” di una società di riscossione, poco capace a riscuote ma capace a vessare e bloccare le imprese, risulta evidente come la praticità gestionale della mafia, con alcuni dei suoi “servizi”: usura, controllo del territorio e disponibilità economica, è in grado di rilevare, con le buone o con le cattive, il meglio dell'economia legale attualmente indebolita dalle difficoltà. Quando il lavoro i sacrifici per mettere su un'attività, servono solo a galleggiare, a sopravvivere, allora è la peggiore delle solitudini. La mafia non cerca altro. Se Lei ritiene che non ci sia nulla da fare (per capirci: munnu ha statu e munnu è) continui pure ad evitarci. Altrimenti, compia un atto veramente rivoluzionario, provi a far uscire dalla solitudine il lavoro legale e produttivo.
Cordialmente
Giuseppe Cascone

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