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martedì 9 luglio 2013

Piano regolatore generale di Vittoria: la nostra è una sfida politica, economica e culturale che si contrappone all’individualismo di gruppi e lobby d’interesse”



Ripartire dal territorio è l'evidente necessità dei nostri giorni. Questa crisi economica ha destrutturato il lavoro in tutte le sue forme, messo in ginocchio migliaia di piccole imprese polverizzando così il nostro tessuto sociale e quindi anche la democrazia. Il territorio rappresenta la dimensione ideale da cui ripartire e da cui lanciare una nuova sfida, politica economica e culturale, all'individualismo sfrenato che gruppi e lobby d'interesse, vogliono continuare a perseguire. Il Piano Regolatore, dovrebbe servire per riqualificare la città e quindi diventare opportunità per le tante imprese e non per pochi addetti ai lavori. La nostra non è un'accusa o un pregiudizio ideologico ma una costatazione avvalorata dalla stessa relazione che accompagna le tavole dello schema di massima: Il nuovo Prg deve necessariamente fare i conti con l’abusivismo e con il costruito precario che si è diffusamente impiantato nel territorio. Necessita in altri termini, un nuovo e dinamico strumento urbanistico che più che non si limiti alla mera previsione di nuovi spazi di edificabilità, ma che sia introduttore di nuove vie gestionali per il recupero dell’esistente, per l’eliminazione di cubatura inutile ed improduttiva anche attraverso forme di incentivazione e per ridisegnare la forma urbana di Vittoria anche a partire dalla sue eccellenze”. Se si è conseguentemente coerenti con quanto scritto, il PRG deve quindi essere la cornice entro cui costruire un nuovo modello di sviluppo la cui parole d'ordine siano riqualificazione urbana, rigenerazione economia e sociale e meno consumo di territorio. Se dobbiamo puntare al turismo bisogna migliorare la qualità urbana di Vittoria, di Scoglitti e la loro viabilità. C'è tanto da costruire sul costruito (parecchio è da qualificare). C'è così tanto lavoro che le nostre imprese non avrebbero tempo di riposarsi (le foto che alleghiamo lo dimostrano inequivocabilmente). I soldi per fare questo? I fondi strutturali relativi alla riqualificazione. Una quantità significativa di somme che però rimane inutilizzata, perché i comuni non presentano i progetti. Il direttore generale della Regione, Vincenzo Falgares, qualche giorno fa, in merito ai FERS (fondi europei per lo sviluppo regionale) , ha dichiarato: “Occorre duplicare il livello di spesa. La Sicilia potrebbe perdere nel 2013 una quota che va dai 350 ai 702 milioni di euro” (6 luglio su blogsicilia.it) Lo diciamo al sindaco e all'ass. all'urbanistica Cavallo: le imprese che rappresentiamo la scelta l'hanno fatta, serve capire qual'è la vostra. Guardate agli interessi complessivi, attivando un ciclo virtuoso di crescita economica e sviluppo locale, oppure rimanete insensibili e indifferenti alle sollecitazioni e lascerete allargare il perimetro urbano della città avendo scarsa considerazione dell'esistente? Noi abbiamo l'obbligo di non rimanere immobili, ci stiamo anche attivando per organizzare un altro convegno in collaborazione con l'INU e altri istituti interessati alla materia.

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