"La nostra
organizzazione denuncia, da anni, le vessazioni che tante imprese
subiscono dalla società di riscossione siciliana (ex Serit, oggi
Riscossione Sicilia). Dopo le manifestazioni del maggio e giugno
scorso, diversi Consigli comunali della nostra provincia hanno
approvato all'unanimità un nostro documento che propone alcune
soluzioni. Le imprese vogliono pagare ma la
crisi, la mancanza di lavoro, impedisce di poter onorare i debiti.
Chiedono un forte alleggerimento del carico sanzionatorio e degli
interessi che la normativa attuale fa maturare in modo esponenziale”.
E’ quanto
rileva Giuseppe Santocono, componente della presidenza provinciale
della Cna, delegato a seguire la complessa problematica. “E’
arrivato il momento – afferma Santocono – che queste proposte
trovino canali istituzionali superiori. I legislatori hanno l'obbligo
di intervenire con forza e non, come è stato fatto, in modo finora
fittizio e teorico con il decreto “del fare”. I decreti attuativi
che dovevano estendere le rateizzazioni fino a dieci anni, bloccare
le ipoteche immobiliari per debiti da 20mila euro in poi, stoppare le
aste giudiziarie, etc. etc., sono rimasti al palo. Intanto sanzioni,
interessi e aggi aumentano”. Per capire lo stato in cui versano
tante piccole e medie imprese basta dare un’occhiata ai dati di
Inforiscossione. In Italia dal 2000 al 2012 sono stati emessi ruoli
per 807 miliardi di euro (di questi 193,1 miliardi sono stati
sgravati, 20,8 sospesi, 107,02 riguardano carichi di attività
fallite e sicuramente non saranno mai riscossi). In 12 anni sono
stati riscossi soltanto 69,1 miliardi. Rimangono ancora da incassare
545, 5 miliardi di euro (pari ad un quarto del debito pubblico).
Scendendo nel dettaglio e analizzando i dati degli ultimi quattro
anni relativi alla nostra provincia si nota che nel 2009 il carico
messo a ruolo è pari a 163,25 milioni di euro mentre il riscosso è
di 13,9 milioni. Nel 2010 il carico è di 245,38 milioni di euro e
l'incassato è di 17,9 milioni. Nel 2011 i ruoli caricati risultano
pari a 233, 51 milioni di euro, i riscossi sono 18,65 milioni. Nel
2012 a fronte di 211,74 milioni di euro messi a ruolo, sono stati
incassati 16,59 milioni. Si incassa il 7-8% del
carico messo a ruolo.
“Questi
numeri – prosegue Santocono – ci dicono in modo chiaro e
inequivocabile che un sistema di riscossione impostato su modelli
rigidi, vessatori e persecutori è fallito. Anzi,
affermiamo che questo tipo di esazione ha contribuito ad aggravare la
crisi economica in atto. Gli scenari ci rappresentano che molte
piccole imprese indebitate per poche migliaia di euro con lo Stato
sono oramai nelle condizioni di chiudere le attività mentre la
disoccupazione continua a crescere. Ma se le attività chiudono e il
lavoro vero non riparte, chi pagherà i ruoli? Siamo in pieno coma
farmacologico, lasciare le cose in questo modo significa non
affrontare il problema e fare aumentare ancora di più lo sconforto.
Servono subito i decreti attuativi per fare
partire quel minimo di aiuto previsto dal decreto del fare, primo fra
tutti quello riguardante le rateizzazioni a 120 mesi.
Abbiamo saputo che fra qualche giorno uscirà un provvedimento
importante in merito alla rateizzazione e all'entità dei pagamenti
correlata al reddito. Ma è poca cosa. Serve capire se esiste la
volontà politica, sia a livello nazionale sia regionale, nel
rivedere le norme che regolano le sanzioni e gli interessi che
maturano quando un debito fiscale, contributivo o una imposta
comunale vengono iscritti a ruolo. Inoltre, si deve capire se in
Sicilia l'autonomia ha ancora un valore o è stata svilita. La
Regione Siciliana dal 28 febbraio 2013 detiene il 99,885% delle
azioni di Riscossione Sicilia Spa (prima deteneva il 90%) mentre il
restante pacchetto azionario, pari allo 0,115%, è detenuto da
Equitalia Spa. La
Regione ha una proprietà così ampia dell'ente di riscossione e non
riesce a fare nulla? Possono essere rivisti al ribasso gli aggi?
Possono essere rimodulate le sanzioni? Possono essere abbattuti gli
interessi? Se
si riuscisse a dare una risposta positiva a questi quesiti, per la
prima volta nella storia recente della Sicilia, l'autonomia sarebbe
utilizzata per favorire la collettività e per venire incontro alle
esigenze del mondo produttivo reale. Le
imprese non possono più attendere e noi non possiamo più aspettare
chi va a Roma o a Palermo per trastullarsi o discutere di cose
irreali mentre le imprese nei territori cercano di resistere. Il
protrarsi di questa situazione tanto assurda quanto grave ci porterà
ad attuare forti azioni di mobilitazione”.
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