Riformare
la CRIAS secondo le esigenze delle imprese artigiane. Proposte della
CNA al Commissario della CRIAS e ai parlamentari regionali della
nostra provincia.
In
Sicilia utilizzare bene i fondi del Programma Operativo Regionale,
stanziati dall'Europa, è il problema. Che
si tratti di poche decine di euro o di milioni di euro messi a
disposizione poco importa, la prassi prevede intanto almeno 262
passaggi prima di arrivare all’effettiva erogazione delle risorse
del Programma operativo europeo. Bandi
troppo macchinosi, procedure eccessivamente farragionose, basta
vedere gli ultimi due avvisi relativi all'artigianato (il bando di
selezione con procedura a graduatoria per investimenti, ricerca e
infrastrutture e il bando con procedura a sportello) per trovare
conferma. A dire queste cose non siamo noi.
Il conto è stato fatto dagli uffici del Ministero dello sviluppo
economico i quali hanno certificato che esiste un groviglio
burocratico di norme, adempimenti, passaggi e pareri capaci di
scoraggiare e fiaccare anche il più determinato degli imprenditori.
Questo atteggiamento ha provocato e continua a provocare danni
enormi alla nostra economia, soprattutto alle piccole imprese. In Sicilia la
spesa delle risorse europee è ferma (sempre secondo l'analisi svolta
dal Ministero dello Sviluppo Economico) intorno al 19%. La somme certificate sono di 1,1 miliardi e per evitare il disimpegno di oltre
700 milioni la Regione dovrebbe spendere da qui alla fine dell’anno
cento milioni al mese, 3,3 milioni al giorno. Ma come si fa se l’iter
di un bando qualsiasi, anche il più semplice, dura come minimo tre
anni? Una soluzione potrebbe essere quella di mettere una parte
significativa di queste somme nel fondo di rotazione della CRIAS
(come anche IRCAC e IRFIS) e cominciare a dare credito alle imprese.
I bandi “cervellotici e confusionari” pare che servano più a
certi studi di consulenza che alle imprese. Credito
per tanti quindi e non contributi per pochi intimi.
Rafforzando notevolmente il fondo di rotazione molte domande di
prestito d'esercizio e mutui ipotecari per investimenti, che
giacciono inevase per mancanza di fondi, verrebbero finalmente
soddisfatte. Si rimetterebbero in moto migliaia di imprese
attualmente in difficoltà e si avrebbe liquidità a costi
bassissimi. Naturalmente,
i tassi d'interesse che applica la CRIAS, vanno mantenuti invariati
così come va mantenuto il criterio di affidamento che fortunatamente
è lontano dalle logiche degli istituti bancari cioè senza garanzie.
Però, per quanto riguarda il credito d'esercizio, vanno aumentati
gli importi da erogare (attualmente vanno da € 5.000, €
30.500,00). L'ipotesi che avanziamo e di nuovi “prodotti” che
prevedano prestiti d'esercizio a partire da € 10.000,00 fino ad
un massimo di € 50.000,00. L'attività artigianale è cambiata, da
lavoro autonomo si è trasformata in impresa quindi servono prodotti
di accesso al credito diversi, più confacenti alle nuove esigenze.
Ovviamente vanno anche rivisti i periodi di rimborso, che devono
essere sempre commisurati all'importo concesso ma non può più
essere minimo 25 - max 29 rate mensili con quattro mesi di
preammortamento. La proposta che avanziamo è minimo 36 e max 60
rate mensili senza nessun periodo di preammortamento. Naturalmente
l'importo del finanziamento deve essere sempre determinato in base al
volume d'affari che si evince dall'ultima denuncia IVA dell'impresa.
Alle imprese artigiane serve liquidità a costi bassi e un po più
dilazionata nel tempo. La CRIAS se
opportunamente riformata e modernizzata può diventare nuovamente
protagonista del processo di industrializzazione dell'economia
siciliana e del nostro territorio in particolare, sostenendo il
rafforzamento e la crescita delle attività artigianali che da
sempre creano sviluppo, reddito e occupazione nella legalità. Non
favorire accesso al credito a questo modello dimensionale d'impresa,
non modernizzare la CRIAS (cda costoso e poco utile così come le
consulenze esterne), alla luce di
questa crisi, significa non sostenere la crescita dei territori.
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