“Il 2019 è già scivolato via con la consueta routine da condizione d’emergenza che ormai caratterizza Vittoria. La città è uscita dall’anno appena trascorso malridotta ma comunque in piedi. Non era scontato che finisse così. Troppi i fatti e le criticità che hanno caratterizzato il 2019. Le numerose piccole imprese vittoriesi (per essere precisi 7.308 attività) hanno resistito alla crisi, ad ogni tipo di tassazioni e a difficoltà di vario genere senza essere mai realmente apprezzate dalle istituzioni per il ruolo che svolgono”.
Lo
dicono i vertici della Cna comunale di Vittoria, il presidente Rocco
Candiano con il responsabile organizzativo Giorgio Stracquadanio, in
una nota diffusa in queste ultime ore in cui fanno il punto sugli
ultimi dodici mesi. “C’è un settore – aggiungono Candiano e
Stracquadanio – che potrebbe realmente rimettere in movimento
l’economia legale della città, facendo pure da traino per gli
altri settori: l’agroalimentare. Il nostro, infatti, è il
territorio di due vini Doc (Frappato e Nero d’Avola), di un vino
Docg (Cerasuolo), dell’olio Dop, dell’ortofrutta di qualità che
viene trasformata in prodotti di eccellenza. Il riconoscimento del
Distretto del cibo conferma ampiamente la nostra tesi. Ma questo
comparto non può più vivere singolarmente deve compenetrarsi con
altri settori secondo una logica di rete. Se è vero che
l’agroalimentare è il settore che tende a svilupparsi di più nei
prossimi anni e anche vero che accanto ad esso germoglia un turismo
che guarda alle specificità del territorio; ma entrambi senza una
logistica specializzata e dei servizi specifici rischiano, sin da
subito, di diventare settori carenti e incompleti. In questo
territorio ci sono strutture, per ora abbandonate e vandalizzate, che
potrebbero diventare un trampolino per l’agroalimentare e in
particolare per i tanti prodotti trasformati di questa terra.
Strutture che hanno locali, magazzini, uffici. Pensiamo all’autoporto
o al centro di ricerca di contrada Perciata. Opere sfigurate dal
tempo e dall’incuria. Se non ci autodeterminiamo, il rischio
concreto è che queste opere restino per sempre quelle che sono già
ora: cattedrali nel deserto; o peggio, possono diventare opere a
servizio di altre economie riducendo le nostre a mera comparsa. I
segnali su questo versante non mancano. Ecco perché il 2020 vedrà
la sede comunale di Vittoria impegnata nel sollecitare istituzioni,
politica e imprese con l’obiettivo di riqualificare e rilanciare
queste infrastrutture”.
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