A quanto
ammonta il carico fiscale nei confronti di un’impresa artigiana
locale? Una domanda che molti dovrebbero porsi per capire in quale
contesto e con quale spirito operano le nostre imprese. Ed è la
stessa domanda che si è fatta il presidente di Cna Vittoria,
Giuseppe Santocono, il quale ha effettuato un piccolo esperimento.
Con l’obiettivo di uscire fuori di metafora. “Abbiamo analizzato
– spiega Santocono – i dati di una società con 2 dipendenti, che
esercita l'attività in un locale di sua proprietà. Abbiamo preso
come periodo di riferimento l’anno solare (quindi da gennaio a
dicembre), facendo il raffronto tra acconti e saldi. Il reddito
complessivo dell’attività è di 58.000 euro. Sommando e shakerando
tra Irap, Irpef, addizionale Irpef regionale e comunale, contributi
previdenziali dei soci (Inps e Inail) a cui vanno sommati quelli dei
dipendenti, e ancora Imu/Ici, Tarsu, canone idrico, diritti camerali,
alla nostra attività vengono aspirati da Stato, Regione e Comune
circa 47.000 euro. Visto che la matematica non è un’opinione
rimangono 11.000 euro. Assurdo ma vero. Un carico fiscale che supera
il 75%”. Santocono si chiede: “Di fronte a questa evidenza, come
si può parlare di rilancio, rinascita, sviluppo, occupazione? E' da
tempo che sentiamo dire che la microimpresa è la spina dorsale
dell’economia locale, che il settore manifatturiero è una delle
risorse su cui contare per battere la crisi. Belle parole, ottimi
slogan. Nella realtà queste imprese, tra un equilibrismo e l’altro,
cercano di sopravvivere nell’indifferenza più assoluta di una
classe politica che pensa esclusivamente a soddisfare le proprie
esigenze. Al netto di una voluta esagerazione si può affermare che
il carico fiscale è cresciuto insieme con le indennità di una
classe politica (locale, regionale e nazionale) forgiata per favorire
la decadenza economica del territorio. Dobbiamo essere noi a
sollecitarla sempre e per qualsiasi cosa: Serit, infrastrutture,
moratorie, qualità delle zone artigianali. Non hanno tempo per
pensare a queste cose? Pensano a cose più importanti? Quali? Il
nostro territorio ha bisogno di politici capaci (non solo facce
nuove) ed efficienti in grado di spiegare, in modo preciso, cosa
intendono fare, con quali fondi e in grado di prevedere le
conseguenze visti i tanti vincoli che l’attuale realtà impone.
Prima che il nostro tessuto imprenditoriale collassi è fondamentale
che si recuperi il senso del fare politica mettendo in campo idee su
come capovolgere la tendenza attuale”.
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